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Negli USA caccia ai criminali di guerra serbi (Il Piccolo 25 ago)

di MARCO ALBERTI

FIUME Anche se il governo di Washington non ha ancora diffuso dati precisi e ufficiali, sarebbero tra 120 e 150 i serbi o serbo-bosniaci accusati di crimini di guerra nell’ex Jugoslavia e scoperti in territorio Usa. Dove si erano rifugiati o sotto mentite spoglie (con documenti contraffatti) o dichiarando agli addetti dell’Ufficio federale all’immigrazione la loro totale estraneità a quanto avvenuto in Bosnia-Erzegovina e Croazia, facendo avallare le loro asserzioni da testimonianze compiacenti.

Magari – come sembra accertato – con il favoreggiamento e l’assistenza finanziaria della Chiesa ortodossa serba negli States. La quale per assisterli avrebbe anche messo insieme, soprattutto con donazioni, un fondo con almeno 100mila dollari. Secondo documenti della Procura del Tpi, il Tribunale penale internazionale dell’Aia, attualmente negli Usa i serbi sui quali pende l’accusa di crimini di guerra e contro la popolazione civile sarebbero non meno di 300, sparsi in tutto il vasto territorio americano. Per alcuni è già scattato il provvedimento di espulsione e sono stati fatti partire per Belgrado, mentre su una trentina le autorità giudiziarie dovrebbero pronunciarsi tra la fine di agosto e i primi di settembre. Tra coloro per i quali è già scattato il provvedimento di espulsione c’è pure il 47enne Jadranko Gostic, uno dei caporioni della sanguinaria Brigata di Zvornik, che si era sistemato a St. Petersburg, in Florida, dove si troverebbero anche diversi altri suoi ex commilitoni dello stesso “squadrone della morte”. Già consegnato alle autorità di Sarajevo pure il “boia” Milorad Trbic (condannato in contumacia a 30 di carcere), colpevole di una lunga serie di uccisioni particolarmente efferate e altre crudeltà, nonché di occultamento dei cadaveri delle vittime delle stragi, effettuato con i suoi subordinati. A quanto sopra in questi giorni viene dato ampio rilievo dalla stampa croata e da quella della Federazione croato-bosniaca. Sia a Zagabria che a Sarajevo c’è palese compiacimento per il fatto che la magistratura statunitense si sia finalmente messa in moto con maggiore determinazione.

E l’avrebbe fatto negli ultimi mesi, dopo che il Tpi ha notificato a tutti i Paesi membri dell’Onu un lungo elenco di nomi (pare 11mila) di persone che avrebbero militato nelle varie formazioni o reparti serbi, anche paramilitari, ritenuti responsabili di massacri, stragi, esecuzioni sommarie, stupri, saccheggi e persecuzioni con motivazioni etniche. Tra questi anche appartenenti alle famigerate “Tigri” di Željko Ražnatovic, detto Arkan (liquidato 10 anni fa da sicari nel ristorante dell’Hotel Intercontinental di Belgrado), ma soprattutto di miliziani dei reparti agli ordini di Ratko Mladic, tuttora latitante, responsabili dell’eccidio di Srebrenica. Molti di costoro, dopo avere tagliato gole in Bosnia avrebbero anche tagliato la corda alla chetichella rifugiandosi negli Usa e sistemandosi in almeno sette degli States. Nel dare loro la caccia ora sono mobilitati gli agenti dell’Hrsp (Human Rights and Special Prosecution Section), la sezione speciale della Procura federale istituita qualche mese fa dal Dipartimento della Giustizia di Washington. Una novità è rimbalzata negli ultimi giorni da Belgrado e riguarda il predetto Arkan e le sue “Tigri”.

Nella capitale serba ignoti hanno consegnato alla magistratura dei filmati su videocassetta che riprendono alcune delle liquidazioni perpetrate dai miliziani di Arkan in Croazia nel 1991, precisamente nella Slavonia Orientale. Si tratta d’immagini di esecuzioni sommarie di civili, in cui sono chiaramente riconoscibili lo stesso Arkan e taluni suoi subalterni. L’esistenza del filmato è stata confermata anche dal viceprocuratore serbo preposto ai crimini di guerra.

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