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Napolitano: no all’oblio di Slovenia e Croazia (Il Piccolo 11 feb)

di ALICE FUMIS

ROMA «No all’oblio» e «no a forme di rimozione diplomatica che hanno pesato nel passato e causato pesanti sofferenze agli esuli e ai loro familiari». È stato questo l’invito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel giorno in cui l’Italia ha ricordato le vittime delle Foibe e gli esuli dalmati, istriani e fiumani. Serve impegno, dunque, per evitare di dimenticare e per risolvere «i problemi ancora aperti nel rapporto con le nuove istituzioni e autorità slovene e croate».

Nella Sala delle Feste del Quirinale, di fronte a una platea composta anche da familiari delle vittime, il Presidente ha affermato che «tutti coloro che intervengono con loro scritti per ricostruire la storia di vicende così dolorose, i fatti che si verificarono al confine orientale, le vittime innocenti di orribili persecuzioni e massacri, la tragedia della guerra, delle Foibe, dell'esodo dovrebbero essere equanimi». E a questo proposito ha portato a esempio una lettera «molto bella ricevuta nei giorni scorsi da Trieste, da due docenti, i professori Segatti e Spadaro». Per Napolitano occorre che questo capitolo originale e specifico della cultura italiana ed europea sia riconosciuto e «acquisito come patrimonio comune nelle nuove Slovenia e Croazia che con l'Italia s’incontrano oggi in un’Unione europea portatrice di rispetto delle diversità e di spirito della convivenza tra etnie, culture e lingue, già fecondamente convissute nel passato». Ha poi fatto riferimento all’«apporto di grandi intellettuali giuliani all'irredentismo democratico che si espresse in una generosa partecipazione alla guerra nel 1915-1918, con il fine politico del pieno compimento del moto risorgimentale per l'unità di Italia e insieme con il fine ideale di una pacificazione dell'Europa nella libertà e nella fraternità tra i popoli». In vista del 150.o dell’Unità d’Italia e «di un rinnovato impegno a costruire quell'Europa sempre più rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre più saldamente integrata di cui c'è bisogno nel mondo globalizzato di oggi e di domani», per Napolitano, occorrono tutte queste memorie.

Alla cerimonia sono intervenuti anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e il presidente dell'associazione Coordinamento Adriatico Giuseppe De Vergottini, che Napolitano ha ringraziato dicendo di avere «apprezzato la piena continuità» dei loro interventi «con quanto io stesso ho detto in precedenti cerimonie, per quanto spiacevoli e ingiustificate poi abbiano potuto essere alcune reazioni alle mie parole rispettose di tutti, anche fuori Italia». Il riferimento era diretto alla reazione polemica del presidente croato Stipe Mesic. Ma grandi protagonisti della giornata al Quirinale sono stati soprattutto 32 parenti delle vittime, a cui Gianni Letta ha consegnato medaglie commemorative e diplomi, mentre altre 29 persone ricevevano riconoscimenti in altre Prefetture d’Italia. Un segno, ha commentato il segretario generale della Federazione degli esuli Giorgio Varisco, che oggi viene apprezzato dai più anche se «ci sono ancora molti esuli che non vogliono avere a che fare con l'autorità politica e culturale, proprio perchè per tanti anni sono stati dimenticati. Pensano che sia troppo tardi per consegnare onorificenze».

Alla fine, dopo le cerimonie al Senato e al Quirinale, il deputato triestino Roberto Menia (Pdl) ha affermato che «dalle massime cariche istituzionali è arrivato un messaggio profondo che coglie il significato reale della legge che ha istituzionalizzato questa giornata. Superare l'oblio, restituire la memoria storica e impegnarsi a condividerla». Inoltre, le cerimonie svoltesi in tutta Italia sono «un segnale fortemente positivo che ci permette d’immaginare che il ricordo del sacrificio dei martiri delle Foibe e della tragedia dell'esodo possa tramandarsi di generazione in generazione». Più critico il collega del Pd Ettore Rosato, per il quale «la politica non può dimenticare che sulla strada dell'equo e definitivo indennizzo e della restituzione dei beni abbandonati il ricordo non può bastare».

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