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Morta Licia Cossetto, memoria delle Foibe (wwwitalia.eu 06ott13)

E’ morta Licia Cossetto. Sorella di Norma, Medaglia d’oro al Valore Civile, e testimone diretta della tragedia delle Foibe, era in viaggio verso Trieste per partecipare alla commemorazione della sorella, quando è venuta improvvisamente meno. A Licia fu consegnata dal presidente Ciampi nel 2006 la Medaglia d’Oro al Valore Civile per la sorella, uccisa nel 1943 dai partigiani titini in Istria, dopo orrende torture e poi infoibata a Villa Surani.

Una parte di storia muore con Licia, ma la memoria deve sopravvivere affinché non si verifichino più cose simili.

La tragedia che interessò dopo l’armistizio il confine nordorientale italiano fu frutto di un odio che si era accresciuto verso gli italiani da parte delle popolazioni jugoslave durante il periodo fascista.

Un odio che le stesse popolazioni riversarono molti anni dopo all’interno della loro nazione verso i gruppi etnici diversi durante la guerra civile degli anni Novanta. Nel caso dell’Istria, la penisola che apparteneva alla Repubblica Veneziana, fu sempre sotto il dominio italiano e, in particolare le coste, erano abitate da italiani. Quando l’Italia perse la guerra, le popolazioni guidate dal generale e dittatore Tito, rivendicarono la loro indipendenza operando una sistematica pulizia etnica attraverso l’Ozna, la polizia segreta jugoslava, e minacciando di invadere la linea tracciata a confine dai trattati internazionali, ancora per diversi anni nel dopo guerra. A tal proposito, furono istituiti corpi speciali di polizia di confine che vigilavano su un probabile blitz del generale Tito, protetto allora ufficialmente dalla politica occidentale. A quello che fu indicato come lo stato cuscinetto tra l’occidente e il blocco comunista, fu permesso per decenni di nascondere quanto era stato fatto durante quei mesi, mettendo sotto silenzio anche l’esodo dei 350.000 italiani che dovettero lasciare la propria casa in Istria e Dalmazia, per raggiungere, con l’aiuto del governo italiano, le destinazioni più disparate. Nella vergogna e nel silenzio, con l’unica colpa di non aver abiurato alla loro nazionalità, tanti italiani trovarono rifugio nei tanti paesi italiani che li accolsero come profughi, prima in alloggi di emergenza, poi in baraccopoli e, infine, nel loro tessuto sociale. Ma la verità su loro tutti si seppe solo dopo l’approvazione della legge del 30 marzo 2004 n.92, che istituì il GIORNO DEL RICORDO, celebrato da allora il 10 febbraio di ogni anno da tutte le istituzioni dello Stato italiano.

Tuttavia, bisogna sempre vigilare ed attivarsi affinché tale memoria non ricada nel dimenticatoio e nell’indifferenza di chi la storia la vorrebbe riscrivere a modo suo!

Eleonora Davide su www.wwwitalia.eu   6 ottobre 2013

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