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Menia: Cristicchi vale più della legge sul Giorno del Ricordo – 13gen14

Se da dieci anni, ogni 10 febbraio, l’Italia celebra il Giorno del Ricordo per commemorare le vittime delle foibe e dell’esodo istriano, giuliano e dalmata, lo si deve a lui. Roberto Menia, coordinatore nazionale di Futuro e libertà ed ex sottosegretario del governo Berlusconi, a quel periodo storico è legato perche appartiene a una famiglia di esuli e per aver compiuto i suoi primi passi politici a Trieste, dove fu leader del Movimento sociale italiano. Per anni la sinistra radicale, e non solo, lo ha accusato di “squadrismo” per aver omaggiato “i profughi fascisti” (sic!). Ciò non gli ha impedito di definire il 25 aprile “la festa di tutti gli italiani”. Ma quando si tratta della storia degli esuli, non ci si possono attendere sorprese.

Nel 2014 a Cristicchi vogliono togliere la tessera onoraria dell’Anpi per aver raccontato il dramma dell’esodo istriano, giuliano e dalmata.
«La stupidità umana e la faziosità proveniente da un’ideologia che continua a fare male, non passa. Cristicchi è un ragazzo di un’umanità straordinaria, uno che ha studiato e ha raccolto testimonianze. Questa parte della nostra storia dovrebbe essere patrimonio comune di tutti gli italiani. C’è chi è obnubilato dall’ideologia. È patetico. Queste persone hanno omaggiato Cristicchi finché non ha toccato un tasto per loro dolente. Ma occorre rispetto per i drammi della nostra gente».

Il “caso Cristicchi” ha “spaccato” l’Anpi e nell’associazione partigiana c’è chi sostiene che il “negazionismo” sulle foibe sia “fuori dal mondo”.
«Lo trovo logico. Passano gli anni, le generazioni cambiano e la verità della storia si fa strada. Molte delle aberrazioni che sentivo dire decenni fa ai vecchi partigiani dell’Anpi, oggi le sento molto meno. Impossibile negare ciò che è innegabile. Il tempo sana le ferite e inevitabilmente porta alla verità».

Mettere in scena la storia degli esuli istriani è un modo per avvicinare gli italiani alla verità dei fatti?
«Assolutamente sì. La più bella vittoria della mia vita è stata la legge sul Giorno del Ricordo. Eppure parla di più alla mente e ai cuori delle persone lo spettacolo “Magazzino 18” di Cristicchi che non mille conferenze che ho fatto».

Gli esuli italiani furono accolti, al l’arrivo in Italia, in modo vergognoso da molti comunisti e partigiani. Com’è possibile che anche questa verità sia rimasta sottotraccia per anni?
«Fino a pochi anni fa, non appena mettevo il naso fuori Trieste, nessuno conosceva la nostra storia. C’era una “congiura del silenzio”. Negli anni ’70 e ’80 nelle scuole triestine nessun libro parlava della storia dei nostri esuli. Poi lentamente la “destra” ha cominciato a raccontarla, anche attraverso molte pubblicazioni, che però per anni sono rimaste “carbonare”».

Il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia, ha ammesso che è giunto il momento di ripensare con disincanto a quel “momento storico” senza pregiudizi e con serenità.
«Mi pare sacrosanto. Ed era ora».

 

Luca Rocca
(da “Il Tempo” – 9 gennaio 2014)

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