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Maroni: Balcani nell’UE ma serve più sicurezza (Il Piccolo 07 mar)

BELGRADO Disco verde all'ingresso dei Paesi balcanici nell'Unione europea ma elevando gli standard di sicurezza e di contrasto alla criminalità, ancora non adeguati. Con l'Italia pronta a collaborare nella formazione delle forze dell'ordine.

È la posizione espressa dal ministro dell'Interno Roberto Maroni ieri a Belgrado alla sesta Conferenza ministeriale sulla cooperazione nel settore della sicurezza delle frontiere nell'Europa Sudorientale. Presente anche il capo della Polizia di Stato Antonio Manganelli, che ha incontrato i suoi colleghi balcanici per tradurre nella realtà nel più breve tempo possibile le indicazioni del ministro.

Maroni ha avuto incontri bilaterali con i ministri dell'Interno di Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Montenegro. Con la Serbia c'è un accordo sottoscritto nello scorso dicembre; quello con Sarajevo risale al 2002; con gli altri Paesi manca ma c'è disponibilità a sottoscriverlo. «I quattro Paesi – ha spiegato il ministro – chiedono la liberalizzazione dei visti e l'adesione all'Ue. Noi sosteniamo i due processi ma parallelamente ci deve essere un aumento dei loro standard di sicurezza. Con l'adozione di strumenti più efficaci contro i traffici di droga, armi e clandestini che passano per la rotta balcanica». L'Italia, ha aggiunto, «può svolgere un ruolo fondamentale in questo per ragioni storiche e geografiche». La chiave, ha sottolineato Maroni, è quella degli accordi bilaterali. Con la Serbia, a esempio, ha rilevato, «ho dato la disponibilità a far partecipare i poliziotti serbi a corsi di formazione in Italia della Polstrada. L'obiettivo è migliorare la loro capacità di controllo del traffico lungo il
Corridoio 10 che attraversa Serbia, Ungheria e Grecia. Possiamo fornire sistemi di videosorveglianza e corsi di addestramento». Il capo della Polizia Manganelli, incontrando gli omologhi di Serbia, Albania, Croazia, Bosnia, Romania e Macedonia, ha definito sul piano operativo le possibilità di collaborazione. Ci saranno «squadre miste di poliziotti italiani con colleghi dei Paesi balcanici. L'obiettivo è costituire team investigativi per contrastare la criminalità organizzata, il traffico di esseri umani e, in Bosnia-Erzegovina, il terrorismo. Ci saranno quindi scambi d’informazioni e noi offriremo agli altri Paesi la nostra esperienza, con disponibilità a fare corsi di formazione». Saranno anche aperti uffici di collegamento nei Paesi dove ancora non esistono, come Macedonia e Bosnia.

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