L’Unione Italiana ha celebrato il 10 Febbraio in Istria e a Roma

Continuare il percorso di pacificazione e riconciliazione avviato dai presidenti sloveno Pahor e italiano Mattarella a Basovizza, un monito per le generazioni future, anche alla luce degli ultimi avvenimenti bellici, che simili tragedie non si verifichino più in uno spazio comune europeo condiviso. Considerazioni sottolineate durante la breve e sentita cerimonia al cimitero di San Canziano di Capodistria per commemorare il Giorno del Ricordo, per la prima volta assieme Unione italiana e CAN Costiera.

“E’ importante che anche la comunità nazionale italiana celebri questo dramma che è accaduto a tutti quanti noi”, rileva il presidente UI Maurizio Tremul “l’importante è farlo guardando il futuro e costruendo percorsi di pace, non di divisioni. Questo gesto vuole ricordare le violenze che abbiamo subito con la tragedia delle foibe, con l’esodo forzato della nostra comunità nazionale, ma ovviamente guardando anche ai drammi e alle violenze compiute dal nazifascismo, l’importante è che conosciamo le ragioni degli altri, le verità degli altri e che costruiamo percorsi di pace. Questo è il nostro intendimento, quello che costruiamo da sempre e che vogliamo rafforzare ulteriormente.”

Assente giustificato il presidente della CAN Costiera Alberto Scheriani, è intervenuto il segretario Andrea Bartole. Giusto ricordare, ha detto, e non vivere nel silenzio. “Il Giorno del Ricordo nasce proprio per questo, per non dimenticarele conseguenze di un conflitto, le conseguenze di una guerra, e quindi, vista anche la situazione attuale che viviamo in Europa ma non solo, diventa molto attuale il pensiero e il diffondere di un messaggio che riguarda le conseguenze della violenza a livello globale.”

Hanno partecipato alla cerimonia i rappresentanti di tutte le istituzioni della comunità nazionale italiana, assente il deputato al seggio specifico Felice Žiža per impegni istituzionali a Roma, e diversi connazionali che hanno voluto esprimere la loro vicinanza e cordoglio. E’ intervenuto anche il console generale d’Italia a Capodistria Giovanni Coviello“Una cerimonia doverosa per ricordare tutte le vittime dei totalitarismi, in particolare le vittime italiane che nel tragico dopoguerra in queste terre hanno vissuto veramente degli episodi molto drammatici che hanno lasciato per anni degli strascichi e che fortunatamente ora si stanno superando. C’è ancora tanto da fare ma da Basovizza in poi si è iniziato un percorso virtuoso e speriamo prosegua così come è iniziato e anzi si rafforzi sempre di più.”
Espressa la volontà che cerimonie condivise come questa si possano anche ripetersi nei prossimi anni.

Fonte: Radio Capodistria – 07/02/2023

Foto Radio Capodistria

Nel piccolo camposanto di Santa Domenica si sono dati appuntamento gli esponenti di tutte le istituzioni della CNI, uniti – come è stato detto – da un obiettivo condiviso che è quello di ricordare il passato per guardare al futuro con la speranza che si rafforzi il percorso di pacificazione e riconciliazione compiuto in questi ultimi anni. “Abbiamo l’obbligo di ricordare fatti che furono deleteri per gli italiani di queste terre” ha detto Gianclaudio Pellizzer, presidente del Consiglio della minoranza italiana della Regione istriana e ha aggiunto: “Purtroppo l’uomo non ha imparato dalla storia e lo vediamo da quanto sta accadendo nel mondo, perciò con questo gesto vogliamo dare un segnale di speranza soprattutto ai nostri giovani affinché sappiano la nostra storia e costruiscano il futuro con dignità, compostezza e rispetto verso tutto e tutti“. Pensiero condiviso pure dal presidente del Consiglio della CNI della Regione litoraneo-montana, Flavio Cossetto che ha affermato: “Dobbiamo ricordare e non dimenticare, ma nello stesso tempo dobbiamo andare avanti e mantenere viva la nostra lingua e cultura“.
Le tragedie del passato hanno contribuito a forgiare il nostro presente” ha detto la vice-presidente della Regione istriana Jessica Acquavita convinta che le ferite procurate dalla storia hanno contribuito a rinsaldare i valori del rispetto e della convivenza che sono diventati il modo di vivere ed essere istriano. “Ricordare ciò che è stato ci aiuta a comprenderne il significato e la fatica fatta per raggiungerli” ha detto la Acquavita. “Ricordare è un dovere, ma non diventi strumento di nuove divisioni, bensì comprensione delle tragedie e delle memorie altrui“, ha affermato tra le altre cose il presidente dell’Unione italiana, Maurizio Tremul. Egli ha auspicato che il Giorno del Ricordo diventi un momento di riflessione sui torti subiti da noi, ma anche dalle altre popolazioni autoctone, slovene e croate, di queste terre e che il percorso di pace prosegua coinvolgendo la società civile e diventi patrimonio comune e condiviso di tutta la popolazione di queste terre.

Fonte: Radio Capodistria – 07/02/2023

Furio Radin, Maurizio Tremul ed il Ministro degli Esteri Antonio Tajani

Anche una rappresentanza della Comunità Nazionale Italiana ha preso parte ieri mattina alla celebrazione del Giorno del ricordo svoltasi al Quirinale. “È stato un evento molto importante con interventi molto equilibrati da parte di tutti i relatori tra i quali anche quello di alto spessore del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Molto bello pure il discorso del vicepremier e ministro degli Esteri Tajani che ha ricordato la tragedia delle foibe e dell’esodo, ma ha anche tracciato una linea di sviluppo futura”, ha dichiarato il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul.

Importante la presenza degli sloveni  

“Il Presidente ha ricordato esodo e foibe, ma anche i vari regimi dittatoriali che hanno toccato le nostre terre e che le hanno martoriate dicendo anche lui di continuare sulla strada da egli tracciata assieme al Presidente sloveno Pahor. Mattarella ha sottolineato come vadano superate tutte le divisioni e gli odi per costruire un percorso di pace guardando ai giovani”, ha aggiunto Tremul per il quale è stato importante il fatto che alla cerimonia di ieri siano stati invitati per la prima volta anche i rappresentanti della comunità slovena che vive in Italia ovvero Ksenija Dobrila e Walter Bandelj dell’SKGZ e dell’SSO.
Importanti pure i discorsi fatti dallo storico Giovanni Orsina, ordinario di Storia contemporanea alla Luiss Guido Carli e dal professore Giuseppe de Vergottini, presidente di FederEsuli che ha ricordato il progetto comune che Unione Italiana e FederEsuli stanno portando avanti e riguardante la mappatura dei luoghi degli eccidi e delle esecuzioni per conoscere dove sono stati fatti. Una cerimonia importantissima, dunque, quella avutasi al Quirinale, come sottolineato da Tremul seguita da vari incontri istituzionali. “Abbiamo colto l’occasione per svolgere incontri istituzionali per mantenere i rapporti con il Parlamento e con alcune forze politiche e per sensibilizzare quest’ultime sulle questioni riguardanti la CNI nel più ampio contesto del confine orientale. Lo facciamo ogni volta che veniamo a Roma”, ha dichiarato Tremul.

Ottimismo per il futuro

“Possiamo dire che torniamo a casa contenti del fatto che c’è ancora da parte del mondo politico italiano un grande affetto per la CNI e c’è la dimostrazione che in futuro ci sarà l’appoggio sia morale che finanziario e che sicuramente riusciremo a costruire nel prossimo futuro quello che da molti anni chiediamo, ossia la Legge di interesse permanente dello Stato italiano nei confronti della Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia”, gli ha fatto eco il presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana, Paolo Demarin per il quale la giornata di ieri “ha avuto una parte emozionante, quella di trovarci tutti al Quirinale con una ‘riunione di popolo’, diciamo così tra la CNI, tutto il mondo degli esuli e le massime istituzioni italiane, in primis il Presidente Mattarella”. Per Demarin è stato un evento toccante sia per il discorso del Capo dello Stato italiano sia per alcuni passi tratti dal libro “La bambina con la valigia” dell’esule polesana Egea Haffner e di Gigliola Alvisi. “È stato un momento giusto per ricordare che anche con la memoria e il ricordo siamo pronti a costruire un futuro migliore. Non dobbiamo dimenticare le tristi vicende dalle quali nascono future collaborazioni come quelle tra l’UI e la FederEsuli”, ha concluso Demarin.
“È stata una giornata impegnativa, bella dal punto di vista istituzionale. Quest’anno più degli altri anni ho visto molta più condivisione da parte degli esuli e dei rimasti”, ha affermato Felice Žiža, deputato italiano alla Camera di Stato della Slovenia a conclusione della cerimonia svoltasi al Quirinale, alla quale, lo ricordiamo, hanno presenziato tra gli altri pure il vicepresidente del Sabor e deputato CNI Furio Radin, nonché Emilio Fatovic e Fabrizio Somma, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Università popolare di Trieste.
“La presenza degli esponenti della minoranza slovena in Italia, ovvero dei presidenti dell’SKGZ e dell’SSO, Ksenija Dobrila e Walter Bandelj, è un segno che la storia del secondo dopoguerra, delle tragedie dovute ai totalitarismi – sia quelli che hanno portato alla Seconda guerra mondiale sia il regime che si è instaurato nel nostro territorio dopo il conflitto mondiale – è ormai condivisa da tutte e tre le parti, quindi sia dallo Stato sloveno che da quello croato e da quello italiano. I tre Stati si trovano quindi a percorrere quella via che Mattarella e Pahor nel 2020 hanno tracciato, il percorso della riconciliazione, del fatto di dover assolutamente celebrare la Giornata del ricordo rammentando quello che è successo in quegli anni”, ha sottolineato Felice Žiža, ribadendo che quanto accaduto deve soprattutto servire a insegnare, a memorizzare e a ricordare anche alle nuove generazioni l’importanza del fatto che oggi si vive in un’Europa unita dove c’è pace, libertà, integrazione, convivenza e democrazia”. Come rilevato dal deputato della minoranza italiana alla Camera di Stato, questi “sono valori che non vengono regalati, per i quali bisogna combattere continuamente, giorno dopo giorno, ma che solo grazie alla memoria e alla storia condivisa possono essere da monito e da insegnamento per il futuro.” “Quindi, vivere il presente per poter garantire un futuro di integrazione, pace, libertà, convivenza e democrazia. Ho visto che quest’anno più che mai le cose vengono in qualche modo accettate da tutti e tre i popoli e condivise, quindi una cosa molto importante”, ha concluso il deputato della CNI alla Camera di Stato, Felice Žiža.

Fonte: La Voce del Popolo – 11/02/2023

 

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.