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Lingua e pietre istriane (Il Piccolo 30 gen)

LETTERE

Ringrazio il signor L.C. per avermi indotta a leggere la guida turistica di D. Alberi intitolata «Istria Storia Arte e Cultura» che già conosco. Il suo prezioso suggerimento selettivo è stato ispirato senz’altro dopo la lettura degli articoli sull’Istria e la Venezia Giulia pubblicati tra il 1809 e il 2010 sull’«Archeografo Triestino» dalla Società di Minerva e nei 109 volumi degli «Atti e Memorie» della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria.

Ai periodici di questi sodalizi, vanno aggiunte le fondamentali monografie e gli articoli tanto per citare alcuni autori, di Bernardo Benussi («Rapporti etnologici del Litorale austriaco secondo i risultati dell’anagrafe 31 dic. 1880 rettificati»), Attilio Degrassi, M. Tamaro, T. Luciani, M. Mirabella Roberti, R. Fauro Rossi, B. Forlati Tamaro, G. Cuscito. Mi dica quale lingua parla il dio istro Melosoco di San Teodoro di Carnizza nell’epigrafe latina?

Che dice ancora dell’epigrafe del 1253 di San Biagio della Sella (minuscola località della mia isola) scolpita in latino volgare che si trova nell’atrio del Municipio di Cherso alias Cres come riporta Alberi, il moderno K. Baedeker? Tanto per parlare altre lingue a noi autoctoni sconosciute porto ad esempio la tanto decantata epigrafe glagolitica di Vallone di Cherso alias Valun (località sorta appena intorno al 1740). È stata ivi portata dopo il 1945 per dimostrare a coloro che la ignorano la croaticità della mia Cherso. Da ultimo, mi sarebbe infatti piaciuto contattarla per istruirmi sulla lingua che parlano le pietre dei piccoli e sperduti paesini istriani! Resto comunque a sua disposizione per un «piacevole» incontro culturale.

Gigliola Salvagno Vecchione

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