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Liguria: continua il dibattito sulle Foibe (Il Giornale 27 apr)

LETTERE

Caro Direttore,
è con grande rammarico e stupore che ho seguito in questi giorni la polemica che ha tenuto banco sulle pagine de Il Giornale relativa ai tragici avvenimenti delle Foibe e dell'Esodo che hanno coinvolto migliaia di cittadini italiani esuli da Istria, Fiume e Dalmazia e sulle tesi negazioniste che certi personaggi, avvallando tesi di estrema sinistra, portano avanti con estrema crudeltà relativamente a questi dolorosi fatti. Con estremo interesse e grande compiacimento però ho seguito la battaglia per l'affermazione della verità portata avanti da Lei e dalla sua redazione attraverso le colonne de Il Giornale.

Ecco perché ci tengo per prima cosa a rivolgerLe un grazie di cuore perché con tanto coraggio e tanta veemenza ha voluto riportare l'attenzione sul giusto binario affermando a gran voce la verità sul dramma di quegli anni che ha coinvolto migliaia di cittadini che solo perché italiani sono stati trucidati alla fine e durante la seconda guerra mondiale.

In secondo luogo invece vorrei riportarle quanto mi è accaduto durante un convegno al quale ho assistito qualche mese fa . La manifestazione tenutasi alla Spezia e promossa dal Vice Presidente del Consiglio Regionale Luigi Morgillo in collaborazione con il Centro Studi Futuro Spezia fu organizzata per onorare il Giorno del Ricordo: la tragedia delle Foibe e dell'esodo degli esuli Italiani da Istria, Fiume e Dalmazia, il tremendo eccidio, spesso negato di quegli anni.

All'incontro, ispirato al libro di Lino Vivoda «Quel lungo viaggio verso l'esilio» e dal quale il convegno prese il titolo, hanno portato la loro testimonianza diversi esuli istriani che hanno ripercorso le tappe del calvario da loro vissuto e dalle loro famiglie.

«Un modo per non dimenticare» continuavano a dire. Si un modo per non dimenticare quei ricordi tremendi che tuttavia però è stato necessario documentare perché fatti ed avvenimenti che nella storiografia ufficiale dell'Italia odierna spesso non trovavano alcun riscontro.

Un sentimento di vergogna, dolore e impotenza mi ha percorso come un brivido: la vergogna per quanto queste persone hanno dovuto subire e in alcuni casi ancora devono sopportare e l'impotenza per non poter far nulla per alleviare il loro dolore.

Un dolore profondo nato dal sacrificio di tante vite umane sofferto dalle genti giuliano-dalmate nella seconda guerra mondiale che oggi viene spesso sminuito se non tante volte sottaciuto del tutto e che ascoltato direttamente dalle loro voci mi ha toccato il cuore, mi ha lasciato senza parole e senza fiato.

Un dolore penetrante che anche io ho rivissuto, in minima parte, attraverso le loro parole che a me, che non ho subito ma ho solo ascoltato, mi hanno fatto tanto male e tanta rabbia. Rabbia per l'orrore del quale alle volte l'uomo è capace.

Un'atrocità che mi fa ancora più rabbia quando apprendo che qualche d'uno vuole negare questa atroce strage negandola e giustificandola con tesi ferocemente crudeli al solo scopo di avvallare posizioni politiche vergognosamente dettate da motivazioni ideologiche vili e vigliacche.

Bene ha fatto Lei Direttore insieme alla sua Redazione a ricordare ed onorare il sacrificio di tanti italiani caduti anche restituendo a questi martiri silenziosi la verità storica troppo spesso dimenticata.

Maria Grazia Frijia, vice presidente consiglio comunale La Spezia

Caro dottor Lussana,
in quelle orribili voragini persero la vita anche alcuni militari neozelandesi fatti sparire perché, seppur involontariamente, avevano assistito ad una delle terribili esecuzioni ed i testimoni scomodi sono sempre pericolosi. È inutile che mi dilunghi, caro Lussana. Autorevoli lettori del nostro Giornale hanno risposto adeguatamente all’assessore alla Cultura della Provincia di Genova e penso basti però, come esule da Pola, mi sento veramente offeso per la leggerezza con la quale rappresentanti delle Istituzioni vogliano e possano trattare temi tanto delicati e per me molto dolorosi, preferendo consultare i rappresentanti degli aguzzini anziché i sopravvissuti agli eccidi.

A Lei ed alla Sua Redazione, cordiali saluti.

Enea Petretto

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