«Lievito Madre», echi dell’esodo in un cortometraggio

Una coppia di autori versatile, di talento, con una profonda passione per l’arte in generale e per quella filmica in particolare, che li ha portati ben oltre i confini nazionali. Entrambi decisi a proseguire con coerenza e tenacia su questa strada, nel campo dell’audiovisivo, con progetti che per quanto complessi possano apparire, di volta in volta si realizzano, si concretizzano e ogni sfida prende vita. Ma sentiamo che cosa hanno da raccontarci.

Francesco, sei nato a Pordenone ma, completati gli studi a Trieste, hai vissuto anche in Germania e in Francia. Spostamenti di lavoro?
Francesco: Esattamente. Ero stato a Berlino qualche anno prima in viaggio con mio padre e mi sono subito innamorato della città. Quando poi a 25 anni dovevo scegliere dove fare il tirocinio post-laurea non ho avuto dubbi. Gli anni a Berlino sono stati incredibili; l’offerta culturale è di altissimo livello e gli ambienti cinematografici e artistici molto attivi. I primi mesi ho fatto gavetta formattando hard disk, trascrivendo interviste o cercando materiale d’archivio in internet; poi pian piano ho cominciato a lavorare come cameraman e regista. Nel 2017 sono stato selezionato in un’artist residency nel sud della Francia, alla fine della quale ho deciso di stabilirmi a Marsiglia, dove vivo tuttora.

Pierluigi, anche tu da Roma hai deciso di spostarti a Berlino. Ci racconti il tuo percorso?
Pierluigi: Mi sono innamorato di Berlino nel 2004, durante la mia prima visita. La città era molto diversa allora, praticamente vuota e in piena ricostruzione; molte zone sembravano un set cinematografico. La grande crisi del 2008 e la conseguente immigrazione di massa hanno stravolto profondamente la metropoli, nel bene e nel male. Ormai vivo a Berlino dal 2014 ed è stata la città attraverso la quale mi sono definito come essere umano e come artista, che mi ha permesso una certa emancipazione dall’Italia, il posto in cui ho alcuni tra i miei amici più cari e dove ho conosciuto la mia compagna. Quindi mi ha dato molto a livello personale.

A Berlino nel 2017 avete fondato insieme una casa di produzione cinematografica. Avete alle spalle parecchie fatiche. Ce ne potete parlare?
Pierluigi: “Stuck”, il corto d’esordio di Francesco, è stata la nostra prima collaborazione a prendere una forma definitiva: lo abbiamo, infatti, scritto, montato e prodotto insieme. La produzione di questo lavoro si è rivelata abbastanza stressante per entrambi, e “Perghuzat”, una mia regia del 2019 in cui Francesco è stato il direttore della fotografia, è stata, dal punto di vista produttivo, una reazione a quella nostra prima fatica. Abbiamo deciso di ridurre la troupe, diminuire i giorni di riprese totali e utilizzare una modalità di lavoro molto più agile e veloce. “Lievito Madre” è invece il nostro terzo lavoro, in questo caso co-diretto, realizzato a distanza in piena pandemia. Abbiamo montato insieme le riprese realizzate nel mio appartamento di Berlino con le immagini d’archivio della Cineteca del Friuli, utilizzando come voce narrante il testo scritto da Francesco, interpretato dall’attore di teatro triestino Massimo Serli. Abbiamo sensibilità complementari e approcci lavorativi diversi, ma che insieme hanno sempre dato buoni frutti. “Lievito Madre” può essere considerato una sintesi perfetta della nostra frequentazione artistica. Con l’attuale distanza geografica a separarci la collaborazione risulta meno semplice e stiamo quindi cercando un nuovo equilibrio per poter continuare a realizzare dei progetti comuni.

Abbiamo avuto modo di vedere il vostro bel cortometraggio “Lievito Madre”, nato nel periodo delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid. Il protagonista del film è un anziano in quarantena, che attraverso i ricordi, rivive la sua infanzia e il dolore dell’esodo. Oltre a curarne la regia, insieme a Pierluigi, lo scenario l’hai scritto tu, Francesco. Il contenuto ha a che fare con le origini della tua famiglia?
Francesco: Sì, il personaggio è fittizio, ma raccoglie molte cose che fanno parte del mio vissuto. Anch’io, come il protagonista, sono figlio e nipote di panettieri; le frasi del padre, sono le frasi che mio padre diceva veramente a me! Quello che accade alla fine, ovvero la scena in cui il protagonista, facendo la “pasta madre”, rivive la sua infanzia, è qualcosa che ho vissuto in prima persona. Durante il primo lockdown di marzo 2020, come molti altri, ho avuto un periodo in cui mi sono buttato a capofitto nella cucina. Video-chiamavo mio padre per farmi spiegare i trucchetti per fare pizzette, focacce, pane e via dicendo. Una mattina ho provato a fare la pasta madre e quando il giorno dopo ho aperto il boccale di vetro che la conteneva, come il protagonista, attraverso quell’odore, ho sentito ritornare di colpo il flash dei giorni della mia infanzia trascorsi nel panificio dei miei genitori.

Anche la colonna sonora del film è bellissima. A firmarla è Luis De Cicco. Beneventano di nascita ma berlinese d’adozione. L’avete conosciuto in Germania?
Pierluigi: Sì, ho conosciuto Gigi (Luis De Cicco) a Berlino nel 2017, poco dopo aver iniziato a collaborare con la sua compagna di allora, la performer e autrice teatrale Daniela Marcozzi. Siamo diventati amici abbastanza velocemente. A unirci sono stati l’amore comune per il cinema, un certo modo di vivere l’arte in generale e, insospettabilmente, una viscerale passione per Napoli e Maradona. Sono stato il fotografo per il suo progetto Blues “Caboose”, ma nella mia mente era fortissimo il ricordo di un suo disco solista del 2017, “Watermouth”, disco che adoro tutt’ora e durante il montaggio delle immagini d’archivio di “Lievito Madre”, ho pensato che la seconda traccia “How to defeat the gravity being together”, sarebbe stata perfetta.

Il film è stato presentato a diversi Festival internazionali ed è stato inserito dall’Associazione tedesca AG Kurzfilm tra i 100 migliori cortometraggi prodotti in Germania nel 2020. Ha ottenuto nel frattempo anche altri riconoscimenti?
Pierluigi: In realtà l’inserimento nella lista dei 100 migliori cortometraggi prodotti in Germania è arrivato dopo altri riconoscimenti. Il film è stato inserito nella competizione italiana al Sedicicorto di Forlì e all’International Portrait Film Festival di Sofia (Bulgaria). Infine è entrato in selezione ufficiale allo Zebra Film Festival, un Festival di video poesia che si svolge a Berlino, che ci ha permesso di essere poi candidabili per l’AG Kurzfilm.

Francesco, abbiamo saputo che tu stai lavorando a un nuovo documentario. A che punto sei? Ci puoi anticipare qualcosa?
Francesco: La scrittura della sceneggiatura di “Lievito Madre” è arrivata in maniera completamente inconscia. Non sono partito con l’idea di fare un lavoro sull’esodo, è venuto naturalmente. Questo mi ha poi fatto capire quanto questo tema, questo dramma familiare latente, attirasse la mia più profonda attenzione. Ho cominciato quindi a studiare il tema sempre di più, leggendo Nelida Milani, Raoul Pupo, Enrico Miletto e tanti altri autori. Ora ne sto scrivendo un lungometraggio documentario, ma non sono ancora abbastanza sicuro degli assi narrativi per potervi anticipare di più. Sicuramente sarà un lavoro intimo, sulla memoria e sul tempo, e non un lavoro politico.

Le origini della tua famiglia, per parte materna, sono a Sanvincenti. Sei mai stato dalle nostre parti?
Francesco: Sono stato due volte a Sanvincenti e moltissime altre in Istria e in Dalmazia. All’inizio, come per moltissimi italiani purtroppo, l’Istria era poco più che una regione che offriva stazioni balneari a buon mercato. Crescendo e prendendo coscienza del passato, della storia di mia nonna e della nostra famiglia, ho cominciato a visitare i luoghi con altri occhi. L’anno scorso sono tornato a visitare Pola per la prima volta dopo aver visionato ore e ore di archivio per la realizzazione di “Lievito Madre”. Osservando le rive del porto, rivedevo le masserizie accatastate, guardando l’anfiteatro romano, vedevo i polesani prenderne un frammento e camminando in riva al mare, rivedevo il “Toscana”… È stato un viaggio molto emozionante.

Sarebbe bellissimo poter presentare il vostro lavoro anche al pubblico istriano. Che ne pensate?
Francesco: Sarebbe un onore immenso poterlo fare. Le presentazioni pubbliche dei film sono bellissime perché sfociano sempre in conversazioni e incontri interessantissimi. Ci piacerebbe moltissimo mostrare il film alla Comunità istriana e avere modo di conoscere personalmente queste persone, non solo per sapere che cosa pensano del film, ma per parlare di come preservano la loro identità, la lingua, le tradizioni. Sono tematiche che mi stanno moltissimo a cuore e spero un giorno di avere questa possibilità.

Il video sarà disponibile sul sito lavoce.hr fino a domenica 8 gennaio 2023 a questo link:
http://lavoce.hr/video/esclusivo-lievito-madre

Intervista a cura di Roberto Palisca
Fonte: La Voce del Popolo – 23/12/2022

 Il trailer 

 

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