L’emigrazione giuliano-dalmata in Canada

Giovedì 10 marzo alle ore 18:00, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia, si terrà una nuova conferenza.

VIVIANA FACCHINETTI direttrice dello storico giornale L’ARENA DI POLA, autrice e conduttrice di programmi radiotelevisivi per la RAI e Tele4, curatrice di special televisivi per Rai International, autrice di 4 libri, già collaboratrice del quotidiano Il Piccolo ed addetto stampa di importanti manifestazioni culturali, economiche e sportive, parlerà di :

“C’ERA UNA Svolta”
STORIE DI E MEMORIE DI EMIGRATI
GIULIANO-DALMATI IN CANADA

Il mondo degli esuli istriani, fiumani e dalmati è un mondo nel mondo.

È un universo a sé, con la sua storia, il suo dolore, le sue speranze, è un universo disperso, lacerato, sradicato, ma con una straordinaria capacità di ricostruire dal nulla la propria identità.

L’esodo giuliano dalmata fu un evento epocale ancora poco indagato, sia in ambito storico che storiografico e a tutt’oggi non si è ancora pervenuti ad una mappatura completa ed esaustiva delle dislocazioni dei profughi giuliani e dalmati che affronti la problematica nel suo complesso.

Tra il 1944 e la fine degli anni Cinquanta la quasi totalità degli italiani residenti a Zara, a Fiume, nelle isole di Cherso e Lussino e nella penisola istriana, più di 300.000 persone, abbandonarono tutto, la casa, il lavoro, gli affetti e scelsero la via dell’esilio, spinti dalla perdita delle proprie terre cedute alla Iugoslavia di Tito appena costituitasi.

Molti andarono dispersi non soltanto in Italia, ma la diaspora dei giuliano-dalmati assunse anche connotati internazionali dal momento che una parte di essi deciderà di seguire le tradizionali rotte dell’emigrazione transoceanica, scegliendo come meta finale del proprio viaggio l’America Latina, il Canada, gli Stati Uniti

La mula xe partida per l’Australia el mulo per l’America Latina.

Dopo la guera tuto xe cambiado, xe andà in malora patria e religion.

La gente che partiva per l’Italia, i veci soli, senza più speranza i morti i salutava a San Micel.

Infati, in zimitero, le none se incontrava dopopranzo: un mazzo de fiori in brazo pei defunti, na lagrima, la croxe, ‘na careza .“Dove la va signora Erminia?” “A Napoli! e lei?” “‘Go un fio a Venezia!, ‘Ma varda che tristeza lassar i morti indrio me pianze el cuor” .

Le strazze in do’ fagoti, la valigia ligàda col spago, e un mucio de pensier, l’esule parte per el lungo esilio lassando drio el suo fogoler .

Milano, Chiavari, Venezia o in Furlania in campi profughi, altro che Calvario, xe zente che domanda a Dio un pocheto de paze, de lavor, de rispeto.

La prima tappa, e poi in giro al mondo. La mula fa la serva xò in Australia, el mulo scava busi nel Perù.

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