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Le vergognose affermazioni di Sandi Volk (Arena di Pola 26 feb)

di Ruggero Botterini

Chi mi aiuta a capire l'affondo di Sandi Volk a Gorizia con­tro l'ANVGD di Milano riferentesi al convegno del 9 febbraio u.s. ed alla vergognosa affermazione sull'orgoglio fascista in riferimento alla Giornata del Ricordo?

Tanta animosità attraversa forse -senza quel forse – anche la memoria genetica quale interpretazione di un vissuto di altri.

Ecco il manifesto af­fisso sui muri di Monfalcone, da "La Voce Libera" del 15 gennaio 1947:

«Monfalconesi, antifascisti tutti! Chi sono gli esuli istriani? Essi sono colo­ro che temono il Potere e la Giustizia del Popolo! Individui compromessi con il fascismo, borsaneristi ed affamatori del popolo! L'Istria non è più il terreno per i loro sporchi interessi, essi levano le tende e pensano di installarsi in gran parte a Trieste ed a Monfalcone per poter liberamente continuare le loro gesta criminose a danno del po­polo lavoratore. Monfalconesi! Monfalcone antifascista non deve dare ospitalità a simile gentaglia, perché prendendo domicilio in queste terre essi non potrebbero che continuare la loro attività antipopolare incremen­tando la borsa nera, affamando il no­stro popolo, cercando con milli sotter­fugi di arrestare la democrazia in cam­mino! È dovere di ogni democratico smascherare questi fascisti istriani che cercano di nascondere le infamie commesse ai danni del popolo sotto il manto dell'italianità, che vengono ac­colti ed appoggiati dai reazionari loca­li con l'intento di rafforzare le squadracce fasciste, ed assieme a loro i cri­minali già individuati. Antifascisti! La nostra parola d'ordine deve essere: Via da questa terra gli esuli istriani! Essi hanno le mani macchiate dal san­gue del popolo! Monfalconesi! Anti­fascisti tutti! Lottiamo affinché la no­stra terra non venga calpestata da que­sti criminali! Borsaneristi, affamatori del popolo! MORTE AL FASCISMO, LIBERTÀ AI POPOLI!»

La cronaca. Una provocazione, in Gorizia, da parte dei negazionisti doc Sandi Volk, Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi di venerdi 18 settembre 2009 nella Sala della Pro­vincia per la presentazione del libro "Foibe. Revisione di Stato e amnesie della Repubblica" (Kappa VU 2008).

Tale presentazione è stata preceduta a Bologna il 10 febbraio 2009 con una introduzione che ho letto su Internet:

«Sempre più oggi la storia viene usata per esigenze politiche. È una campa­gna di manipolazione delle coscienze con riletture tendenziose e falsità belle e buone, finalizzate alla diffusione di stereotipi razzisti e nazionalisti. Tale propaganda si realizza anche nella legittimazione dei fascisti odierni, che diventano portatori di un'ideolo­gia come altre. Un'ideologia dell'or­dine, della "sicurezza", autoritaria. Entro questa campagna si situa la Giornata del Ricordo e la strumenta­lizzazione del tema storiografico delle "foibe". Contro ogni semplifi­cazione, crediamo che solo una verità integrale permetta di fare un passo avanti nel riappropriarci della nostra storia».

L'esimio dott. Volk dell'Università di Trieste e con Master a Lubiana, dove ha appreso che tutti gli infoibati erano spie dei nazifascisti come la bambina Abbà, rovignese di dodici anni, fa poi una introduzione blasfema:

«La Gior­nata del Ricordo dovrebbe cambiare nome e diventare, una volta per tutte, [il lettore si soffermi su: una volta per tutte] la Giornata dell'orgoglio fasci­sta».

Sono rimasto sbigottito e senza parola davanti a tanta grossolana igno­ranza: fosse solo quella! Di fascisti in Istria c'erano, né più né meno – anzi molto meno – di quanti nel resto d'Ita­lia.

Ero solo in Sala quel giorno – quan­do si è soli è più facile sbagliare – in un uditorio slavo e rosso; abbando­nato da tutto il Direttivo dell'ANVGD di Gorizia, della quale faccio parte; abbandonato dai veri partigia­ni italiani a conoscenza delle verità storiche e non quelle propinate dai negazionisti, e abbandonato da G.R., che aveva promesso d'essere presen­te a Gorizia.

Abbandonato da tutti gli esuli di Go­rizia, che hanno voluto non esserci per non rispondere alle insultanti ar­gomentazioni; sarebbe come a dire: a chi ci bestemmia la madre si preferi­sce rispondere con un comunicato stampa. Certamente ho sbagliato (tutto il Direttivo ha sbagliato) a non contattare Stelio Spadaro, onesto uo­mo di sinistra, sempre vicino alle te­matiche degli esuli, al quale non ap­partiene la banale e risibile nomea, dal 1947, di fascista fuggito al giusto castigo della giustizia popolare jugo­slava, come recita sull'"Unità" del novembre 1946, Piero Montagnani.

Lo ripeto, ero solo in Sala in quella marea slava e rossa. Avrei dovuto re­agire subito all'insultante, e non so­lo, orgoglio fascista per poi andar­mene. So di aver sbagliato. Poi ho fatto mente locale promettendo, a me stesso, un qualcosa alla fine dell'in­contro.

L'affermazione dell'orgoglio fasci­sta – DNA che appartiene anche alle due «studiose» – ha fatto da filo con­duttore a tutta la serata. Volk ha iro­nizzato sulle medaglie ai familiari degli infoibati. Ha pure criticato il Museo della Cultura Istriana, Fiuma­na e Dalmata di Trieste dove, sempre secondo Volk, non si fa ricerca, a di­mostrare che sono gli italiani a esse­re negazionisti e non gli slavi. E qui c'è da giudicare il comunicato stam­pa, riguardo la pretestuosa presenta­zione del libro, non reso pubblico, per pudore, dai media locali, ma «opportunamente» fatto pervenire agli oratori per lo sventolio in Sala. Effettivamente è un comunicato molto pesante, oserei dire da querela. Ma da querela è anche chi blatera impunemente – nessuno ci pensa -sulla Giornata del Ricordo da modi­ficare in «Giornata dell'orgoglio fa­scista».

Ancora sul comunicato stampa, dove la Cernigoi ha detto che si tratta di cialtroneria – notare da che pulpito viene la predica – parlare di diecimi­la infoibati enumerando anche i mor­ti per altre cause. Perché, dico io, non mettere nel triste conto i 665 scomparsi da Gorizia a guerra ampiamente finita? In quale foiba furono get­tati, in quale fossa co­mune sepolti, in quale campo di lavoro trova­rono la morte? Tutti moralmente da consi­derare Martiri delle Foibe; come gli annegati, con una pietra legata al collo, nel mare di Dalmazia. Una tantum, da parte della Cernigoi, per ridurre gli infoibamenti a circa 700 infelici. Un migliora­mento quantitativo rispetto ai 500 contati da Matvejevic. E nella triste conta si distanziano notevolmente dalla studiosa di Salcano Nemec, la quale ne conta circa 1.600: troppi per le autorità slovene. Per questa… infa­mia è stata licenziata dal suo posto di lavoro.

Invece un onesto storico, al quale fanno riferimento i veri storici, è Ga­etano La Perna col suo monumentale
"Pola Istria Fiume 1943-1945,L'agonia di un lembo d'Italia e la tragedia delle Foibe". Dove, tra l'al­tro, enumera diligentemente, in for­ma molto riduttiva, e dopo una ma­niacale ricerca negli Archivi di mez­zo mondo, il numero degli infoibati in poco più di duemilaseicento, e so­lamente dopo aver apposto il numeretto di convalida della pagina d'ar­chivio: prova di grande serietà!

Claudia Cernigoi ha parlato del CLN triestino che nel 1945 si staccò dal CLN – Alta Italia per ragioni patriot­tiche e non quelle evocate dalla Cernigoi: anche le truppe jugoslave del IX Korpus sloveno avevano il diritto di «liberare» (sic) Trieste, e non sola­mente gli angloamericani. Come a dire, anzi non dire, che «liberare» Trieste doveva essere un'occupazio­ne, non temporanea, ma definitiva, in vista dell'annessione alla Federa­tiva.

Prima di uscire dalla Sala mi sono portato al Tavolo degli oratori per dire al Volk: «sono un esule e lei si vergogni per l'orgoglio fascista». Lui ha farfugliato qualcosa, mentre toglievo il disturbo. Lontana dal sot­toscritto ogni via di fatto come suc­cesso a La Spezia, o le inutili male parole elargite in altra sede. Non ser­vono a nulla e ci squalificano. Certa­mente, in quel momento, ho pensato al maestro Magnarin in Pola e le sue "affettuose" parole ai duri di com-prendoNio (educatamente e su ri­chiesta, lo dirò ala malignasa mularia de via Carpaccio).

Concludo dicendo: quanta differenza tra gli sloveni rossi e bianchi mode­rati. Mesi addietro assieme al presi­dente Ziberna e al vicepresidente, la signora Ada Merni, ed al Consigliere Regionale Valenti, sono stato ad un incontro con Livio Semolic ed altri sloveni: hanno ammesso le loro col­pe e soprattutto hanno confermato i loro silenzi. Con queste persone civi­li si può, e si deve, costruire, pacifi­camente, qualcosa di positivo; non certamente con Volk, Kersevan e Cernigoi.

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