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Le testimonianze di una tragedia vissuta (Voce del Popolo 10 feb)

TRIESTE – Densi gli appuntamenti che in questi giorni celebreranno, con l’apice nella cerimonia di questa mattina alla Foiba di Basovizza, la Giornata del Ricordo. Ieri mattina presso l’auditorium dell’ex Pescheria di Trieste è andata in onda una puntata speciale di Radio anch’io, talk show di Rai Radio Uno, dedicata proprio alle testimonianze di chi l’esodo e il dramma delle foibe l’ha vissuto. Condotto da Ruggero Po, giornalista Rai dal 1991 (già conduttore di Baobab, nda), il programma ha visto la partecipazione di decine di persone, quasi tutti testimoni oculari di quelle vicende, di appassionati e anche, purtroppo unica, di una classe del Liceo Petrarca.

L’INDIFFERENZA “L’indifferenza della storiografia ufficiale fino alla caduta del Muro di Berlino e alla dissoluzione della Jugoslavia – ha introdotto Po –, ha creato un grosso vuoto nell’opinione pubblica nazionale. Le due tragedie, l’esodo e le foibe, noi oggi vorremmo raccontarle attraverso le parole delle persone coinvolte, quasi settant’anni fa, da quelle tragiche esperienze. E non solamente con gli esuli, ma anche con chi di questo si occupa da anni, come il professor Giuseppe Parlato”.

Proprio a Parlato il conduttore ha chiesto di spiegare cosa sono state le foibe. “Oggi con questo termine indichiamo tutto il fenomeno delle violenze perpetrate ai danni degli italiani sul confine orientale. I primi avvenimenti risalgono a dopo l’8 settembre del 1943, mentre quelli successivi avvennero durante la primavera del 1945. Quello che si voleva attuare era l’eliminazione dell’elemento italiano e fu, anche se breve, un periodo molto intenso”.

I NUMERI Ruggero Po ha ribadito poi il concetto per cui gli storici contemporanei non sono d’accordo sui numeri chiamando in causa Parlato, che ha espresso il suo pensiero, frutto di ricerche storiche approfondite. “Sul numero degli infoibati abbiamo notizie di 4.000-4.500 persone certe – ha detto –. Il numero poi in certe interpretazioni sale fino a quasi 10.000. Probabilmente a metà strada potrebbe starci il numero meno condizionato”.

LE TESTIMONIANZE Anna Maria Mori è intervenuta per raccontare la propria esperienza di esule. Telefonicamente ha risposto, alla domanda sul perché si fuggiva. “Per la paura – ha detto –. La paura di sentirsi stranieri, di non essere capiti, di non essere liberi. Non mi piace la parola esilio, tuttavia – ha spiegato –, ci sentivamo proprio così, diversi dagli altri lì in Jugoslavia, diversi e cittadini di serie B qui in Italia”. In un articolo apparso sulla Stampa, Giuseppe Parlato ha scritto che anche a destra, dopo la proclamazione della Giornata del Ricordo, in pochi rimembrano quello che è successo. All’affermazione ha voluto rispondere l’assessore alla Cultura del Comune di Trieste, Massimo Greco.

IL PERCORSO DI TRIESTE “Qui a Trieste le istituzioni hanno sempre a cuore la questione e per noi parlano le cifre. Nel 2007 abbiamo restaurato il Monumento alla Foiba di Basovizza, nel 2008 aperto il Centro di Documentazione presso lo stesso sito, il quale negli ultimi due anni ha toccato il numero di 111.475 presenze. Nel 2009 abbiamo finalmente aperto il Museo della Civiltà Istriana e Dalmata dopo anni di lotte. Penso – ha concluso l’assessore Greco –, che questi siano risultati dei quali andar fieri”.

L’entusiasmo di esser protagonisti di un programma nazionale ha lasciato spazio, durante l’intervento del presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, ad un rumoroso disappunto. “Ferite che andrebbero suturate e noi vogliamo esser qui proprio per questo”, ha ribadito Ruggero Po, stemperando la tensione. Molte durante la trasmissione radiofonica le testimonianze di chi quei drammi appunto li ha vissuti: la signora Luxardo ha raccontato l’esperienza dell’Esodo da Zara, Filippa Fiore da Buie d’Istria, la signora Donatella da Udine e molti altri che hanno voluto dar testimonianza al Paese di cosa successe durante e subito dopo il conflitto, in un’area, quella dell’Adriatico orientale, che forse è alle prese ancora con una riabilitazione post trauma che sembra, purtroppo, possa durare ancora per anni.

Nicolò Giraldi

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