Le molteplici attività dell’Anvgd Genova per il Giorno del Ricordo 2023

Dopo che una seduta solenne del Consiglio regionale della Liguria ha costituito la prima cerimonia ufficiale per il Giorno del Ricordo 2023 a Genova, il Comitato provinciale genovese dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha svolto numerose iniziative in sinergia con istituti scolastici, amministrazioni comunali ed altre associazioni. Purtroppo anche quest’annosi sono riscontrati atti di vandalismo nei confronti di lapidi che ricordano le vittime delle foibe.

Proprio il 10 Febbraio, al cimitero di Staglieno, davanti al monumento in memoria delle genti giuliano dalmate, si è svolta una breve cerimonia in ricordo dei martiri delle foibe, alla presenza dell’assessore Mario Mascia e di Fabio Nardi, presidente del Comitato provinciale di Genova dell’ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia): davanti al cippo in memoria delle vittime, all’ingresso del cimitero di Staglieno, il Comune di Genova ha deposto una corona di alloro.

“Il sindaco Bucci mi ha delegato a partecipare a questa cerimonia in rappresentanza del Comune di Genova. Quella delle vittime delle foibe nel secondo dopoguerra è una ferita che ancora fatica a rimarginarsi – ha detto l’assessore Mario Mascia – basti solo pensare che, nonostante sia stato istituito il Giorno del ricordo, la ricorrenza ogni 10 febbraio è ancora oggetto di tante, troppe controversie. Controversie però che possono essere superate, attraverso la conoscenza, la riflessione e la trasmissione del ricordo di quegli eventi che hanno visto vittime tanti italiani e che ha toccato anche il territorio genovese. L’amministrazione comunale si impegna a fare sì che questa brutta pagina della storia non vada strappata o gettata nell’oblio ma anzi ogni anno sia riletta, meditata e tenuta bene a mente dalla comunità genovese”. L’assessore nel suo intervento ha ribadito come sia importante fare memoria della storia tutti i giorni superando le divisioni ideologiche del passato: “Il Giorno del Ricordo rappresenta un momento di approfondimento per il presente e per il futuro- ha continuato Mascia- Abbiamo il dovere di ricordare chi, gettato nelle foibe solo perché italiano, pagò con la vita e dobbiamo ripercorrere nel ricordo l’esodo e la tragedia di centinaia di migliaia di italiani cacciati dalle proprie terre. Un insegnamento fondamentale da trasmettere alle future generazioni”.

“Ringrazio il Comune per questa cerimonia – ha concluso il presidente di ANVGD Fabio Nardi – a testimonianza di quanto la comunità genovese sia vicina e partecipe al Giorno del Ricordo, istituito nel 2004, dopo un lungo periodo di silenzio. Questo ci permette oggi di continuare nella nostra opera di approfondimento storico e di ricerca della verità. Un ricordo va alle vittime delle foibe che hanno sofferto questa ingiusta fine e un richiamo va fatto ad una parte di storia italiana, che per anni non abbiamo voluto riconoscere e di cui adesso riprendiamo possesso. Noi continueremo la nostra opera di sensibilizzazione per portare alla luce i fatti, senza più nessun pregiudizio di tipo politico”. [Genova 3000 – 10/02/2023]

“E’ assolutamente doveroso ricordare sempre una tragedia che per tanti decenni, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, è stata volutamente dimenticata. Da sammargheritese sono molto orgoglioso che anche quest’anno nella mia città sia stata celebrata questa cerimonia affinché non si dimentichino mai le migliaia di nostri connazionali barbaramente massacrati dall’odio titino per la sola ‘colpa’ di essere italiani”. Era presente anche l’assessore regionale Augusto Sartori (Fratelli d’Italia) alla cerimonia di commemorazione della ‘Giornata del ricordo per le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata’ che si è tenuta domenica 12 febbraio presso i Giardini ‘Vittime delle Foibe’.

Alla deposizione di una corona di alloro in onore ai caduti cerimonia, organizzata dal Comitato in onore dei ‘Martiri delle foibe’, in collaborazione con la sezione ligure dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ed il patrocinio del Comune di Santa Margherita Ligure, hanno partecipato anche il sindaco Paolo Donadoni e autorità civili e militari della città.  [Genova 3000 – 12/02/2023]

In occasione degli eventi per celebrare il Giorno del ricordo degli italiani morti durante la guerra in Istria e Dalmazia, questa mattina si è svolta la commemorazione, organizzata dal municipio I Centro Est, sul belvedere Da Passano, a Oregina, di Norma Cossetto davanti alla lapide a lei dedicata.

Alla cerimonia erano presenti l’assessore al Centro storico Mauro Avvenente, in rappresentanza del Sindaco di Genova, l’assessore del Municipio I Centro Est Tomaso Antoni Giaretti e Emerico Radmann, rappresentante dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. [La Voce di Genova – 13/02/2023] 

Come momento di riflessione per celebrare la Giornata del Ricordo delle vittime delle Foibe (istituita dal Parlamento nel 2004), il comune di Chiavari ha organizzato, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, venerdì 17 febbraio all’Auditorium di Largo Pessagno un incontro con Petra Di Laghi, studiosa e autrice di testi sull’esodo e sull’accoglienza giuliano-dalmata.

Ha introdotto il convegno l’assessore alla Cultura, Silvia Stanig: “Siamo qui a commemorare pagine di storia per troppo tempo sepolte nell’oblio. Fino al 2004 non si parlava di questi fatti, i testimoni e i loro eredi non andavano a raccontarli nelle scuole. Sono sicura che l’incontro con la professoressa sarebbe stato interessante anche per un pubblico di giovanissimi – afferma Stanig -. Oggi parliamo di accoglienza: a Chiavari tanti hanno vissuto nel campo costruito nella Colonia Fara, dove ricordano momenti importanti della loro vita da bambini e adolescenti e ora sono perfettamente integrati nella vita chiavarese”.

A seguire è intervenuto l’ingegnere Fabio Nardi, presidente del Comitato Genovese di ANVGD. “Il Giorno del Ricordo, il 10 febbraio di ogni anno, è stato istituito dalla legge del marzo 2004 approvata da tutte le forze politiche e atto con cui si è chiarito una situazione. La nostra associazione è stata la prima a nascere per raccogliere e aiutare gli esuli giuliano- dalmati; oggi c’è ne sono 6 o 7. Spesso scappavano senza documenti. Nonostante questi lunghi anni di silenzio l’associazione ha cercato di fare emergere la verità e anche dopo l’introduzione della legge abbiamo continuato a collaborato con Slovenia e Croazia. Il presidente Mattarella ha incontrato a Basovizza i rappresentanti della Slovenia, entrata in Europa: sono aspetti diplomatici importanti che contribuiranno a migliorare i rapporti con le nazioni che hanno vissuto con l’Italia la tragica storia del confine orientale”, spiega Nardi. La Slovenia ha riconosciuto la presenza delle foibe nel suo territorio, la Croazia sta cominciando ora. “Tra il pubblico abbiamo un ragazzo che ha vinto un concorso regionale sul giorno del Ricordo e ha vissuto con noi un percorso storico visitando Pola, la foiba di Basovizza, la Risiera di San Sabba. Il fenomeno dell’immigrazione non si concentra in un periodo storico, anche se Pola e Fiume si sono svuotate in un mese – prosegue Nardi -. Le vicende che hanno colpito quei territori (stragi di massa della popolazione) hanno determinato questo flusso continuo degli abitanti italofoni. Le radice democratiche del nostro Paese anche in quel periodo molto particolare sono nette, perché si basano sull’accoglienza di più persone”.

“Fin da bambina mi piaceva ascoltare le storie dei miei nonni, della loro terra di sole e di gioia e della palestra della casa di Genova, fino a che ho iniziato a chiedere, e poi a studiare cosa è successo, perché sono andati via?”, inizia così la studiosa Petra Di Laghi. L’Istria è una striscia di terra, nella cui storia l’esodo data dal 1945 in poi (Zara rappresenta la prima esperienza); Friuli Venezia Giulia viene divisa in due zone: A, amministrata dagli italiana e B, amministrata dall’Jugoslavia. È in questo periodo che inizia il secondo periodo di violenza (il primo risale al settembre 1943) verso i supposti oppositori del nuovo regime di Tito; così nella popolazione si fa strada l’idea che per non essere perseguitati l’unica via è quella dell’esilio. Partono da Fiume nel 1947, poi da Pola: gli esuli sbarcano più volte al porto di Ancona e di Venezia, è uno spostamento continuo che dura per circa dieci anni via mare e via terra a Trieste.

“Durante le ricerche ho riscontrato la scelta della Liguria come prima residenza sia per motivi di lavoro che di affinità di paesaggio: oltre 8 mila persone si stabilirono nella nostra regione. La sola provincia Genova ne accolse più di 6mila”, sottolinea. Sorsero i comitati giuliani (associazioni), che fanno da tramite tra la burocrazia italiana e quella giuliano- dalmata, in quanto gli esuli sono privi del certificato di profugo. Infatti per tutto il 1945 lo Stato italiano non identifica gli esuli giuliani come una categoria assistenziali sé stante, perché sono italiani che si spostano da una parte all’altro del territorio italiano, il che ha contribuito a determinare la loro esclusione e il silenzio. Per quanto riguarda la provincia di Genova, pernottavano all’interno della stazione di Principe; il centro raccolta profughi, prima nel capoluogo, viene poi spostato nella Colonia Fara (campo 72). Sono ospitati per anni in conventi, ex campi di concentramento, abbazie , case dello studente lungo tutta la penisola italiana, dividendo una famiglia dall’altra da una coperta tirata. A Busalla sono messe a disposizione sotto affitto ville ed è una convivenza pacifica, che diventa inserimento e in alcuni casi cooptazione. Nel Levante, a Recco gli esuli aiutano a ricostruire la cittadina; a Rapallo sono ospitati all’albergo Fiorenza dove subiscono gravi disagi. “Tutti questi sono rifugi improvvisati, così come quello della Colonia Fara, eretta nel 1938, nel 1948 arriva a ospitare 479 persone. Il ritorno alla normalità – avere un lavoro e una casa – avviene soprattutto attraverso la Società di Navigazione, la Manifattura Tabacchi di Genova, che assumono moltissimi esuli. Il problema più grave è dare un alloggio agli esuli: attraverso la legge Scelba si avvia un piano di costruzione, cosa che determina una chiusura nei confronti del passato; a Genova sono stati costruiti a Sturla e nel quartiere di Oregina, in corrispondenza della chiusura della Colonia Fara come centro di raccolta. Io vivo ancora nella casa dei miei nonni, uno di questi alloggi”, ricorda Di Laghi. [Levante News – 17/02/2023]

Il Comitato genovese dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha avviato l’anno scorso un progetto per la divulgazione letteraria con la presenza degli autori/autrici, che si concentra su opere affini ai temi particolarmente vicini agli esuli. Grazie alla collaborazione della libreria San Paolo di Genova e grazie alla partecipazione dell’arcivescovo mons. Tasca, tali eventi si sono svolti anche all’interno della Chiesa di Santi Cosma e Damiano, la più antica di Genova, e sono aperti a tutta la comunità genovese. Nell’ambito di questa iniziativa, ieri è stato presentato il libro “Un tetto di radici”, con la presenza delle autrici, le docenti universitarie Gianna Mazzieri-Sanković e Corinna Gerbaz-Giuliano. Sempre in seno alla stessa iniziativa, nel 2022 si sono svolti tre eventi con la presenza degli autori di libri di recente pubblicazione: “Pola città perduta” di Roberto Spazzali, “Esuli due volte” e “Tutto ciò che vidi parla Maria Pasquinelli” di Rosanna Turcinovich Giuricin e Rossana Poletti, nonché “Sono scesi i lupi dai monti” di Piero Tarticchio. Corinna Gerbaz-Giuliano ha illustrato come si è giunti all’idea di presentare a Genova il libro che tratta il tema della letteratura italiana nel secondo Novecento a Fiume, ovvero com’è nata la collaborazione tra il Comitato genovese dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e il Dipartimento di Italianistica dell’Ateneo fiumano.

“Il libro ‘Un tetto di radici’ è uscito prima nella versione italiana, in ottobre del 2021, ed è la versione ampliata di quella croata – ha puntualizzato una delle autrici -. Con questo libro viene catalogata e strutturata in maniera cronologica tutta la produzione letteraria fiumana. Questa, però, è la prima volta che lo presentiamo in Italia, a Genova. Il Comitato genovese dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), per il Giorno del ricordo ha organizzato la presentazione del nostro libro in collaborazione con la Libreria San Paolo. Gianna Mazzieri-Sanković ed io siamo state invitate innanzitutto alla cerimonia solenne in occasione del Giorno del ricordo del Consiglio regionale della Liguria, nel corso della quale sono stati ricordati i momenti salienti dell’esodo giuliano-dalmata e sono stati premiati gli studenti degli istituti superiori, che hanno aderito a una gara istituita col tema del Giorno del ricordo. All’evento ha partecipato anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. In questa occasione abbiamo avuto modo di conoscere il presidente dell’ANVGD e il presidente del Consiglio regionale, ai quali abbiamo portato in dono le nostre pubblicazioni, e nel pomeriggio abbiamo continuato con la presentazione del nostro libro nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano alla presenza delle autorità, del vicesindaco della Città di Genova e del vicepresidente della Regione Liguria, oltre ai nostri esuli e altri interessati”. [La Voce del Popolo – 10/02/2023]

Rassegna stampa a cura di Lorenzo Salimbeni

 

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