Le Jugolire della Zona B durante l’occupazione jugoslava della Venezia Giulia

Nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale le province del confine orientale non furono liberate come il resto d’Italia dalle truppe anglo-americane, bensì arrivò il IX Corpus dell’Esercito di Liberazione jugoslavo e si trattò di una “liberazione” cruenta che la città di Zara aveva già sperimentato nel novembre del 1944 e che a Gorizia, Trieste, Fiume ed in Istria si manifestò dal primo maggio (entrata a Trieste delle avanguardie jugoslave) al 12 giugno 1945, allorchè entro in vigore l’accordo di Belgrado con cui veniva fissata una linea di demarcazione provvisoria in attesa della conferenza di pace.

In questi Quaranta giorni si attuò un’epurazione politica che non riguardò solamente ex fascisti o collaborazionisti dei nazisti ma anche rappresentanti della società civile, funzionari pubblici, forze dell’ordine, ex partigiani antifascisti ma sinceramente patriottici: le liste di proscrizione redatte da informatori locali (tanto sloveni e croati quanto italiani) indirizzarono l’OZNA a sequestrare tutti coloro i quali si opponevano all’annessione di queste terre alla nascente Jugoslavia comunista di Josip Broz “Tito”. Processi sommari, eliminazioni nelle foibe, deportazioni in campo di concentramento a marce forzate, detenzione in condizioni terrificanti e migliaia di vittime di cui non si è saputo nemmeno dove fossero state sepolte: la popolazione italiana doveva restare priva di punti di riferimento, vivere nel terrore del nuovo regime e prendere atto dell’annessione. Inglesi e americani, al di là degli impegni presi con Il Regno d’Italia in sede armistiziale, erano tuttavia interessati al porto di Trieste e ai collegamenti verso l’Austria, perciò imposero a Tito di ritirarsi oltre la Linea Morgan (dal nome dell’ufficiale britannico che la propose).

La Zona A così definita comprendeva Trieste, Gorizia e l’enclave di Pola in Istria ed era sotto Amministrazione Militare Angloamericana; sulla Zona B (entroterra di Trieste e Gorizia, l’Istria e Fiume) vigeva l’Amministrazione Militare Jugoslava. In base al diritto internazionale tale forma di controllo non ledeva la sovranità italiana fino a quando non sarebbe stato definito un nuovo confine internazionalmente riconosciuto e le autorità militari avrebbero dovuto garantire l’ordine pubblico, l’incolumità dei cittadini ed il mantenimento delle istituzioni italiane. Se nella Zona A ciò sostanzialmente avvenne, nella Zona B si avviò un violento processo finalizzato all’annessione alla Jugoslavia, a partire dall’imposizione di una nuova valuta, la “Jugolira”. A tale argomento è dedicato l’inserto che il Comitato provinciale di Trieste dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ed il Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata hanno pubblicato sul quotidiano Il Piccolo del 23 aprile 2024.

Lorenzo Salimbeni

 

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