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L’Arena di Pola – 301107 – Senza fine l’ingratitudine dell’Italia per gli Esuli

Era già successo e si è ripetuto. Ottobre è un mese funesto per gli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati e, per quanti hanno buona memoria e sono attenti alle nostre cose, non è certo difficile intuirne il perché.
Era l'ottobre 2003 quando l'allora Presidente della Repubblica Carlo Ciampi rinunciò, su pressione della Croazia, ad appuntare la Medaglia d'Oro al Valor Militare sull'ultimo Gonfalone della Città di Zara italiana, in possesso del “Libero Comune di Zara in Esilio”. La cosa fece scalpore, non solo per la vergognosa rinuncia, ma anche per la polemica sorta in merito alla motivazione per il conferimento della medaglia. Il suo contenuto “resistenziale” (vds. Arena di Pola del 15 nov. 2003) era, infatti, non solo un falso storico – come denunciato anche dall' On. Renzo de' Vidovich -, bensì un'offesa – per altro, minimizzata da qualche altro esule dalla Città martire, con la sconcertante considerazione che “le motivazioni si dimenticano mentre le medaglie rimangono” – alla memoria dei tanti Zarattini morti per l'immotivata violenza dei bombardamenti alleati prima e per la barbaria titina poi. Così, come nel 1944 lo storico Oddone Talpo, nella piena consapevolezza dell'ineluttabile perdita della Città, in una sua lettera aveva espresso la “disperata gioia” degli abitanti di Zara per la sua distruzione, molti esuli dalla stessa, nel 2003, avranno probabilmente avvertito una sorta di consolatoria compensazione tra la vile rinuncia del conferimento della medaglia e la mancata offesa arrecata alla memoria di tanti loro concittadini. Rimaneva, comunque, il fatto che quel cedimento costituiva un allarmante precedente, foriere di ulteriori cedimenti, quando non anche di poco nobili compromessi, per il futuro. Così è stato!
 
La rinuncia all'emissione del francobollo ordinario dedicato alla città di Fiume “Terra orientale già italiana”, enunciata da Poste italiane con enfasi in data 16 ott. 2007, inopinatamente disdetta, per volontà del Governo su pressione esercitata ancora una volta dalla Croazia, alle ore 22.00 del giorno precedente alla data – 30 ottobre – prevista per la sua presentazione, annullo e messa in circolazione ed ora di prevista uscita in data 10 dic. 2007, è questione di umiliante attualità. Ne hanno parlato tutti i media nazionali; la reazione sdegnata delle Associazioni degli esuli è stata assolutamente concorde; il fattaccio è stato oggetto d'interrogazione parlamentare e le motivazioni addotte, improntate ad opportunismi politico-economici sul piano internazionale ed a meschine considerazioni di carattere commerciale su quello interno per le prevedibili speculazioni di carattere filatelico, hanno ancora una volta fatto emergere, oltre al pressappochismo, l'assoluta mancanza di dignità del Governo, da qualcuno tacciato di inopportuna continuità nel proprio atteggiamento di “cupidigia di servilismo”. Infatti, quello che nei confronti degli Esuli è stato un pesante oltraggio ai lori sentimenti, è stato – e non sembra proprio il caso di minimizzarlo – una assai più pesante, autoinferta, umiliazione per la classe politica italiana e per l'intero Paese, poiché il meschino cedimento costituisce una rinuncia all'esercizio della sovranità nazionale. Si può definire in altra maniera la rinuncia a celebrare una pagine della propria storia? E' forse da qualcuno confutabile che Fiume ed il suo territorio, oltre che per millenni culturalmente italici, siano stati storicamente, anche se sfortunatamente non per molto, italiani e come tali riconosciuti a livello internazionale e quindi “Terra orientale già italiana”? Assolutamente no! Eppure non sono state poche le forze politiche e singoli cittadini che hanno espresso condivisione, quando non anche apprezzamento, per l'atteggiamento del Governo e questo deve costituire campanello d'allarme per tutti noi e farci comprendere quanto sia ancora arduo e lungo il cammino per la comprensione ed il completo riscatto della nostra vicenda umana e storica. Ma non è ancora tutto. Questi mesi autunnali, infatti, ci hanno dato un'altra palese dimostrazione della assoluta mancanza di considerazione e della profonda ingratitudine che questo nostro paese e la sua classe dirigente hanno per noi esuli. Il riferimento va, ovviamente, all'interpretazione autentica della legge 140/85 contenuta nell'art. 61 della finanziaria 2008 (vds. l'Arena di Pola di ottobre), che priva del carattere dell'automaticità la perequazione della maggiorazione prevista per il trattamento pensionistico di talune categorie di cittadini, tra cui gli esuli, in aperta violazione, tra l'altro, del principio di uguaglianza (vds. art. 3 della Costituzione) che sancisce la parità di trattamento di tutti i cittadini beneficiari di uno stesso diritto. Anche in questo caso, alla presentazione del dettato di legge, la reazione di tutte leAssociazioni è stata unanime, ne hanno parlato i media (soprattutto “Il Piccolo”, perché sembra che il problema sia particolarmente sentito nell'area triestina), lo stesso è stato oggetto di critica da parte di qualche politico che, in maniera trasversale ai partiti di maggioranza ed opposizione, aveva promesso il proprio impegno per una revisione dell'articolo in sede di discussione in Senato. Non se n'è fatto invece nulla; l'articolo è stato approvato nella sua forma originale; qualcuno, con scarsissima credibilità, ha dato da intendere che forse si potrà rimediare in sede di discussione alla Camera. Pura fantasia!? Così, non solo si è perpetrato un ennesimo furto nei confronti degli esuli, ma si è anche dato dell'imbecille a tutti quei giudici ordinari e di Corte di Cassazione che, avevano dato ragione agli oltre 1000 esuli che avevano fatto causa all'INPS, interpretando il dettato della L. 140/85 in senso ad essi favorevole; in questa maniera il Governo, non solo si è sporcato le mani rubando a categorie deboli di cittadini (quali indubbiamente sono i pensionati) pochi miserabili euro al mese (poco importa se sono € 15.50, corrispondenti alle 30.000 lire dell'85, o € 38.00 – corrispettivo aggiornato al 2007), ma hanno anche messo in discussione, cosa assai più grave, principi basilari della nostra Costituzione, quali l'indipendenza tra i tre poteri dello Stato, unica garanzia di democraticità. Per concludere, stando così le cose, possiamo ancora sperare di avere un giorno giustizia da questo Stato che, anziché consolidare viepiù la propria democraticità, anziché essere espressione del diritto svela, con crescente arroganza e senza pudore alcuno, il proprio carattere mercantile e di casta? Ricordiamocene quando dovremo esercitare il nostro diritto di voto; quando saremo chiamati ad esprimere la nostra preferenza per questo o quel politico.
 
SILVIO MAZZAROLI

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