L’ANVGD Torino alla commemorazione al Sacrario del Martinetto

La Città di Torino celebra ogni 5 aprile un evento commemorativo presso il Sacrario del Martinetto che è il principale monumento dedicato alla Resistenza contro il nazifascismo nel capoluogo piemontese.
Dopo l’8 settembre 1943 il poligono di tiro del Martinetto venne destinato a luogo di esecuzioni per mano della Repubblica Sociale Italiana; tra queste mura vi trovarono la morte più di 60 oppositori al regime nazifascista,
tra cui spicca il glorioso Comitato militare piemontese del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale).
All’alba del 5 aprile 1944 vennero fucilati 8 soldati e partigiani: Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e il generale Giuseppe Perotti.
Anche il Comitato provinciale di Torino dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia rende omaggio, da molti anni, a questi martiri della Liberazione.
La città di Torino (Medaglia d’oro della Resistenza), che ha accolto generosamente molti esuli giuliano-dalmati nel dopoguerra, lo ha fatto al termine di una lunga e dolorosa oppressione nazifascista in un contesto storico e geografico ben diverso da quello della frontiera orientale.
È importante ricordare questi combattenti che scelsero di sacrificare la propria vita per valori di libertà che oggigiorno appaiono scontati.
Il Sacrario del Martinetto è un luogo fuori dal tempo, inserito nell’area verde tra corso Svizzera e Corso Appio Claudio, preservato già nella primavera del 1945 da eventuali speculazioni edilizie.
Le mura che circoscrivono l’edificio in mattoni sono prive di copertura, mentre sulla parete terminale sono tuttora presenti i fori di proiettile che venivano scagliati sui corpi dei condannati a morte.
Una bella lapide riporta oltre i nomi di oltre 60 vittime tra partigiani e resistenti… Accanto a ogni nome è presente anche la professione, per ricordare alle future generazioni che l’impegno per la Libertà non era delegato a singole categorie ma riguardava un’ampia fetta della società civile torinese.
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