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La ”Studi Fiumani” a Gubbio (CDM 03 mag)

Il giorno 26 aprile 2010 il Prof. Giovanni Stelli, Vice Presidente della Società di Studi Fiumani nonché  Direttore responsabile della rivista “Fiume” Rivista di Studi Adriatici e il Dott. Franco Papetti, membro del Consiglio Direttivo hanno incontrato gli studenti delle Scuole medie superiori di Gubbio in due affollate Conferenze.

La prima tenuta presso  il Centro Servizi S. Spirito nella quale hanno partecipato circa 200 studenti di diverse classi del liceo “Giuseppe Mazzantini” e la seconda presso l’aula magna della scuola I.T.I.S. sperimentale “Maria Letizia Cassata” nella quale sono stati coinvolti 140 studenti delle ultime classi, naturalmente con il corpo insegnate al completo.

Il titolo dei due incontri è stato: La tragedia delle foibe e l’esodo degli istriani, fiumani e dalmati dopo il secondo conflitto mondiale. Una lezione per l’Europa.

Le relazioni hanno seguito il filo logico di far conoscere la problematica dei confini orientali d’Italia e del succedersi degli eventi a seguito della seconda guerra mondiale che hanno visto il quasi totale abbandono degli italiani dalle terre della Venezia Giulia e Dalmazia.

Il Prof Stelli, dopo un breve excursus storico, ha evidenziato tutte le vicissitudini che hanno causato l’esodo e la terribile esperienza delle foibe.

Profonda commozione ha provocato nei presenti la visione del filmato “Pola addio” che ha permesso ai giovani studenti di vedere le terribili scene dell’ abbandono dei polesani della propria città.

Il dott. Franco Papetti ha interloquito con gli studenti ed i professori approfondendo gli aspetti umani e sociali causati dall’esodo come i campi profughi, la distruzione di un antico tessuto sociale, la diaspora culturale, la solidarietà dell’Italia non sempre concessa.

Numerose sono state le domande dei presenti estremamente incuriositi da vicende che o non conoscevano o conoscevano solo parzialmente e molte volte con una visione non corretta dei fatti.

Una domanda è stata ricorrente: “perché questa vicenda non è conosciuta e solo oggi se ne comincia a parlare?” Questo quesito ha arrovellato tutti noi profughi, sbattuti in ogni angolo d’Italia e del mondo, per decenni. Le risposte potrebbero  essere innumerevoli: la politica, la storia, il confronto dei blocchi, ecc. ma nessuna risposta riuscirà mai a giustificarne veramente l’essenza ed ogni riconoscimento, anche tardivo, a consolarci anche pur parzialmente per la terribile nostalgia e dolore che ci causa il rimpianto delle nostre terre abbandonate.

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