La storia di Erminia, sarta di successo scappata dall’orrore delle foibe, suscita emozioni a Milano

Milano capitale della moda. Milano che negli anni del boom economico ha contribuito al reinserimento di migliaia di istriani, fiumani e dalmati nel tessuto produttivo. Milano che ha riempito la Sala Pirelli nel grattacielo Pirelli, sede del Consiglio regionale della Lombardia, per rendere omaggio a Erminia Dionis Bernobi, esule istriana e sarta di grande successo, la cui storia è adesso raccolta nel libro “Una vita appesa a un filo” a cura di Rossana Mondoni e pubblicato dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

I lavori si sono aperti con l’intervento del Consigliere regionale Alessandro Corbetta, il quale ha ricordato l’impegno della Regione Lombardia per contribuire a diffondere la storia delle foibe e dell’esodo dopo il lunghissimo oblio. Molto intenso il messaggio di saluto inviato dal Presidente della Regione Attilio Fontana, che ha riconosciuto il contributo degli esuli alla vita democratica in Lombardia ed in Italia. L’Assessore della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Pierpaolo Roberti ha quindi evidenziato come la storia di Erminia, testimone da bambina del clima di terrore diffuso dai partigiani comunisti jugoslavi in Istria e quindi in fggita affrontando un difficile arrivo in Italia, è una storia esemplare per migliaia di esuli giuliano-dalmati. Apprezzamento per l’iniziativa è stato quindi espresso dal Sottosegretario del Ministero dell’Istruzione e del Merito Paola Frassinetti, la quale ha ricordato che in occasione del 10 Febbraio il MIM ha inviato una circolare per esortare gli insegnanti a far presente a lezione l’importanza di tale ricorrenza civile ed ha espresso soddisfazione per la consistente presenza di scolaresche che ha recentemente visitato il Treno del Ricordo nel suo itinerario da Trieste a Taranto.

Prima di dare la parola ai relatori della conferenza, Renzo Codarin, Presidente nazionale dell’ANVGD e moderatore dell’incontro, ha dato risalto alla proficua collaborazione del Ministero dell’Istruzione con l’associazionismo degli esuli grazie ad un tavolo di lavoro che tra l’altro promuove seminari regionali e nazionali  di formazione per docenti ed una scuola estiva. Il Prof. Stefano Bruno Galli, peraltro socio onorario dell’ANVGD, ha quindi fornito un inquadramento storico della vicenda di Erminia, analizzando la politica italiana sul confine orientale dal Trattato di Rapallo (1920) al Trattato di Osimo (1975). Dopo aver ricordato la riesumazione e la traslazione della salma del senatore fiumano Riccardo Gigante, infoibato nel maggio 1945, al Vittoriale nell’arca che d’Annunzio aveva realizzato per averlo di nuovo al suo fianco dopo che gli era stato prezioso collaboratore durante l’impresa fiumana, Galli ha auspicato che anche i resti di Icilio Baccich possano essere ritrovati e sepolti dignitosamente. Il riferimento a quest’altro senatore fiumano ha consentito una divagazione sull’irredentismo e l’interventismo dei giovani italiani ancora sudditi dell’Impero asutro-ungarico (con particolare riferimento alla rivista “L’ora presente” su cui Baccich ad esempio scrisse un saggio sulla Dalmazia), per poi concludere stigmatizzando «l’approssimazione e l’insensibilità politica italiana nella difficile situazione che si era venuta a creare dopo l’uscita di Tito dal Cominform».

Il Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha voluto ricordare il lavoro svolto per dare dignità alle sofferenze di Trieste iniziate con l’occupazione jugoslava del primo maggio 1945 e seguita da stragi nelle foibe e deportazioni e al contempo chiarificare i rapporti con la Slovenia e la Croazia su queste pagine di storia. Dalla riqualificazione dell’area del Monumento nazionale della Foiba di Basovizza con la realizzazione di un Centro di Documentazione alla giornata in cui il Presidente della Repubblica Mattarella ed il suo omologo sloveno Pahor hanno reso omaggio a luoghi simbolo delle tragedie del Novecento, a partire proprio dalla Foiba di Basovizza, passando per il Concerto dei Tre Presidenti (l’italiano Napolitano, lo sloveno Turk ed il croato Josipovic) in Piazza Unità d’Italia, con il Maestro Riccardo Muti a dirigere note di pace davanti a 20.000 persone. «Io sono orgoglioso di quel che ho fatto – ha concluso Dipiazza – mentre l’onorificenza della Repubblica italiana conferita a Tito ed il Trattato di Osimo sono stati vergognosi»

Ha cominciato ad appassionarsi alla storia del confine orientale nei primi anni 2000 allorché conobbe Licia Cossetto, sorella di Norma: il 4 ottobre 2013 stava andando con lei a Trieste alla cerimonia che ogni anno si svolge presso il monumento che ricorda la ragazza infoibata e prima avrebbero dovuto pranzare proprio da Erminia, ma Licia morì durante il viaggio. Su queste basi Rossana Mondoni (docente e dirigente dell’Istituto di Studi Politici Giorgio Galli) ha voluto dedicarsi alle tragedie delle foibe e dell’esodo, fino a giungere alla realizzazione di questo libro, un’opera corale arricchita da testimonianze di chi ha conosciuto l’intraprendente sarta istriana e approfondimenti di carattere didattico al fine di farne un lavoro fruibile anche dagli studenti. Stimolata dalle domande della Mondoni, Erminia ha quindi raccontato con profonda commozione la storia della sua vita, che ha subito una svolta il giorno in cui nel negozio di sartoria in cui da ragazzina faceva l’apprendista un partigiano si lasciò andare ad un «Tutti i Cossetto devono finire in foiba!» Già provata dalla morte di Norma, che la aiutava a fare i compiti di scuola, e legata da parentele alla famiglia Cossetto, Erminia aggredì il partigiano con una forza ed un coraggio che ancora adesso non riesce a spiegarsi. Quella notte stessa iniziò la sua fuga a piedi, da sola e ben presto rimasta scalza attraverso i boschi istriani; giunta a Trieste senza documenti e priva di punti di riferimento, visse da apolide fino a quando fu presa a lavorare in una sartoria e con il lavoro, la dedizione ed il sacrificio potè iniziare una nuova vita, che le avrebbe portato soddisfazioni professionali e famigliari. Nel libro, fortemente voluto anche da Roberto Biffis, Presidente dell’ANVGD Treviso, emergono pure i rapporti di stima e amicizia instaurati con un altro grande stilista del mondo dell’esodo, cioè Ottavio Missoni, nonché l’impegno di Erminia per i disabili, coinvolti in progetti lavorativi che riuscivano a valorizzarli: «Ho sempre sognato di fare questo libro per raccontare la mia storia e per lasciare qualcosa ai giovani»

Ha quindi testimoniato l’importanza della Dionis nel mondo della moda e all’interno delle associazioni di categoria Luciano Grella, Presidente nazionale di Confartigianato Moda: «Erminia ha una grande personalità e tanta forza di volontà, mi ha accompagnato in tanti viaggi nel mondo per far conoscere la moda italiana. È stato per me terribile leggere le pagine in cui ha raccontato la sua fuga notturna per poi trovarmi a pensare che ancora oggi bambine scappano scalze dalle guerra con il rischio di finire su una mina»

La modella di origine istriana Arianna Novacco, Miss Italia nel Mondo 1994, ha instaurato con Erminia non solamente un proficuo rapporto professionale, ma ha anche instaurato una sincera amicizia: «La personalità travolgente di Erminia mi ha conquistato – ha raccontato la Novacco mentre scorrevano le immagini delle sfilate della Sartoria Bernobi – In lei non c’è solo una raffinata professionalità, ma anche una generosa disponibilità. Ha tanto coraggio e forza, nonché un amore infinito per il lavoro e la sua famiglia: lei per me rappresenta un modello»

«Mia madre ara una sarta e per questo provo una particolare simpatia per Erminia – ha esordito Claudio Giraldi, Presidente dell’ANVGD Milano – Mio padre era un pescatore, quindi gli introiti non erano mai sicuri ed è stata mia madre a dare stabilità alla nostra famiglia, che ha vissuto 10 anni in Campo Profughi» Giraldi ha quindi ricordato che dal 1948 al 1967 le stalle della Villa Reale di Monza hanno ospitato uno dei principali Centri Raccolta Profughi della Lombardia: non sempre il clima era sereno attorno agli esuli ed ai loro figli, spesso dipinti come se fossero venuti a rubare lavoro. Questo ha spinto quasi 80.000 giuliano-dalmati a emigrare oltre Oceano, con un sovraccarico di sofferenze e di nostalgia rispetto a quanto già patito nel distacco da casa propria.

Marino Micich, Direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume a Roma, si è collegato per ribadire l’utilità del libro come supporto didattico e per salutare con favore il progetto di Museo nazionale dell’Esodo che il Ministero della Cultura sta portando avanti. «La storia di Erminia è un esempio non solo delle sofferenze patite ma anche della civiltà e dell’onestà del popolo dell’Esodo» ha quindi evidenziato Mauro Tonino (ANVGD Udine), che ha esortato a dedicare maggiore attenzione alle interferenze della politica internazionale che hanno segnato la storia delle frontiera adriatica.

Andando a chiudere l’emozionante incontro, Rossana Mondoni ha sottolineato che Erminia Dionis è l’esempio di una rinascita meravigliosa, un’araba fenice risorta dalle proprie ceneri per continuare a vivere senza odio.

Lorenzo Salimbeni

Il Piccolo – 06/04/2024
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