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La nascita del turismo ad Abbazia

Panorami mozzafiato, acqua cristallina e specialità deliziose. Non è una sorpresa che l’Istria sia diventata gradualmente, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, una meta del turismo di massa e la più visitata tra le regioni croate, con 4,5 milioni di turisti nel 2019 (su un totale di 20 milioni nel paese  ). In origine, tuttavia, il turismo istriano non nasce come fenomeno di massa, ma come un’attività riservata all’élite, ovvero ai componenti dell’alta società dell’Impero austro-ungarico.

Siamo nel XIX secolo e «il turismo nasce come concetto legato alla dimensione cittadina, all’idea di tempo libero», spiega Mihail Dabo, storico all’Università di Pola. “Prima, non si andava in vacanza. Al limite c’era il Grand Tour, ovvero il viaggio educativo, di formazione, riservato ancora una volta alle classi alte”, prosegue Dabo, “nell’Ottocento, invece, si sviluppano i trasporti in grado di portare in giro i più ricchi, il treno innanzitutto ma anche le prime navi da crociera”. In Istria, sono le terme e i trattamenti di benessere dei resort locali che fanno germogliare il turismo. Nel corso del XIX secolo, dunque, quelli che prima erano sconosciuti piccoli villaggi di pescatori, vengono riscoperti in chiave turistica e i nobili vi commissionano strutture adatte alla loro accoglienza. Tra le località più importanti c’è Abbazia, Opatija in croato.

Una storia di ferrovie

Vicina sia a Trieste, che a Fiume, ovvero i due porti più importanti dell’Impero, Abbazia diviene gradualmente la destinazione ideale per le élite che cercano un luogo dove rilassarsi lontano dalla frenesia delle grandi città. Ma il suo successo non è un caso, anzi. L’inizio dello sviluppo turistico di Abbazia è ben definito nel tempo, a cominciare dall’anno 1844. È allora che l’imprenditore Higinio Von Scarpa fa costruire a Abbazia la sua bella Villa Angiolina. Veneziano di origine, Von Scarpa si trasferisce a Fiume per lavorare nella società di commercio e spedizione ereditata dal padre. Località tranquilla e a due passi da Fiume, Abbazia diviene per Von Scarpa il luogo ideale dove trascorrere le vacanze e la sua villa, dedicata alla moglie Angiolina e oggi uno degli edifici più antichi di Abbazia, a due passi dal mare e circondata dal verde (è magnifico esempio di patrimonio orticolturale nonché sede, oggi, del Museo croato del turismo  ), diventa un luogo di ritrovo dell’alta società viennese. Higinio Scarpa era infatti un uomo ricco ed influente e a Villa Angiolina comincia ad ospitare i più grandi protagonisti della vita politica e sociale dell’Impero, dal Bano croato Josip Jelačić (che guidò la repressione dei moti ungheresi del 1848) all’Imperatrice austriaca Maria Anna, moglie dell’Imperatore Ferdinando I d’Austria.

Proprio il soggiorno di quest’ultima fa di Abbazia una destinazione celebre in tutti i territori dell’Impero, e questo neonato interesse non sfugge all’attenzione di uno dei giganti industriali del tempo: l’Imperial regia privilegiata società delle ferrovie meridionali (Südbahn-Gesellschaft). La società delle ferrovie meridionali era stata fondata con capitali esteri nel 1858, quando le finanze dell’Impero Austriaco si erano rivelate insufficienti per finanziare la costruzione di nuove tratte ferroviarie, e aveva in gestione la tratta che collegava Vienna e Trieste, completata l’anno prima. Fu lo stesso direttore generale della società, Friedrich Julius Schüler, a capire il potenziale di Abbazia e ad adoperarsi, a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, per trasformare la città in una meta turistica dedicata alle élite dell’Impero. In altre parole, si trattava non solo di collegare Fiume (e quindi Abbazia) alla rete ferroviaria, ma anche di inventare la destinazione stessa. Fu così che, mentre nel 1873 il porto di Fiume veniva collegato alla ferrovia, nel corso degli anni Ottanta dell’Ottocento, la società delle Ferrovie meridionali, trainata da Schüler, finanziava la costruzione di resort lussuosi, bagni termali, promenades, e altre amenità adatte ad un luogo di vacanza, che avrebbe presto attirato altri membri della famiglia reale e personalità illustri del tempo, affermandosi come un luogo di villeggiatura per la crème della società imperiale.

È interessante notare che la divisione amministrativa a cui era sottoposto l’attuale territorio croato ai tempi dell’Impero asburgico è visibile ancora oggi proprio nella struttura della rete ferroviaria. L’Istria e il Quarnero risultano infatti in un qualche modo divisi: “Una linea parte da Pola e va a Lubiana e Vienna. Fiume, invece, è collegata a Zagabria e quindi a Budapest”, afferma lo storico Mihail Dabo. Il collegamento tra Trieste e Fiume, via Divača e San Pietro del Carso  , permetteva di raggiungere anche Abbazia.

Dalle kavane viennesi ai progetti europei

Attirati dunque dai trattamenti termali e dall’aria di mare, i primi turisti austriaci ritrovano nella località quarnerina anche l’atmosfera culturale viennese: la Bečka Kavana (o Caffè Viennese) divenne il modello sul quale costruire i caffè della città, dove i nobili potevano recarsi per leggere e socializzare. Il ruolo di Schüler nello sviluppo della città fu così importante che ancora oggi un suo busto – opera dello scultore austriaco Hans Rathausky – è conservato nei giardini di Villa Angiolina. Nonostante Schüler sia stato il principale promotore dell’ascesa di Abbazia come località di soggiorno, per il suo progetto poté contare anche sull’aiuto di accademici e professionisti in campo medico. Tra questi, è bene ricordare il nome di Julius Glax. Dottore e balneologo di origine austriaca, Julius Glax arriva ad Abbazia a 37 anni, trascinato proprio dall’entusiasmo dell’amico Schüler. La società delle ferrovie meridionali lo aveva infatti messo a capo della gestione dello sviluppo delle istituzioni mediche e delle attività sanitarie. Fu dunque Glax a produrre le norme sanitarie della città, ad implementare nuove procedure e a promuovere l’interesse della comunità scientifica verso Abbazia. Non soltanto turismo e benessere, ma anche conferenze e innovazione, così Glax arricchì la città, organizzando conferenze e congressi (specialmente legati alla Talassoterapia e altri trattamenti praticati ad Abbazia). Glax è rimasto eternamente legato alla città e oggi lui e la moglie Hermine riposano nel cimitero di Abbazia.

Lo scoppio della Prima guerra mondiale, che travolse l’Europa causando un arresto nello sviluppo del continente, provocò anche un brusco declino del turismo a Abbazia e la costa croata poté riprendere il suo percorso solamente alla fine della Seconda guerra mondiale. L’eredità di quel periodo storico, tuttavia, non è scomparsa, anzi, rappresenta oggi una parte integrante dell’identità della città e della regione in generale. Basti pensare alla ferrovia Trieste-Parenzo, costruita a cavallo tra XIX e XX secolo e diventata oggi la pista ciclabile Parenzana  , un progetto finanziato a più riprese dall’Unione europea nell’ambito dell’Interreg Croazia-Slovenia. Lo stesso programma ha finanziato anche il progetto Riviera4Seasons2  , conclusosi nel 2019 e che ha coinvolto due delle destinazioni turistiche più celebri al tempo dell’Impero: Abbazia in Croazia e Portorose (Portorož) in Slovenia, con lo scopo di «destagionalizzare» il turismo sulla costa istriana, che oggi dipende soprattutto dai mesi di luglio e agosto. Paradossalmente, però, se il turismo ha continuato a svilupparsi a Abbazia, in Istria e nel Quarnero, le ferrovie che lo hanno reso possibile a fine Ottocento, sono spesso in uno stato peggiore rispetto a 150 anni fa. Raggiungere Abbazia da Zagabria, ad esempio, richiede almeno sei ore di viaggio e due cambi.

Chiara Marchesini
Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa – 05/01/2023

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