donora 2

La musica di Donorà e le vignette di Vidris a Roma

 

Musica, immagini e anche satira: trasmettere il patrimonio culturale istriano e raccontare le tragiche vicende delle Foibe e dell’Esodo è possibile pure in queste forme, come ben dimostrano le iniziative organizzate dal Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia il 21-22 ottobre 2016 in collaborazione con la famiglia Donorà, punto di riferimento della comunità di Dignano in esilio.

Presso il teatrino parrocchiale del Quartiere Giuliano-Dalmata, il Maestro Luigi Donorà ha innanzitutto eseguito al pianoforte un concerto di musica da camera di autori istriani, accompagnato da Elena Bossina nelle esecuzioni a quattro mani, dall’oboe di Paolo Verrecchia in alcuni brani e consentendo al pubblico di apprezzare pure le doti del giovanissimo violinista Andrea Scapola, il quale ha suonato il “Quaderno per Andrea”, piccola antologia musicale composta per lui da Donorà. In apertura sono stati eseguiti gli “Intermezzi”, musiche di scena studiate per accompagnare le letture poetiche de “Le donne nella letteratura da Saffo a Natalia Ginsburg” ed elaborate in maniera tale da recuperare i linguaggi delle varie epoche musicali. È stato quindi il turno delle “Miniature istriane”, in cui Donorà ha rielaborato cinque brani di tradizione popolare istriana, per poi passare ai canti che risentono dell’imminenza dell’Esodo delle genti istriane, fiumane e dalmate: L’adio (Gino Pangher e Arturo Daici), 1947 (Sergio Endrigo), Correva andar pel mondo (Piero Soffici), Ricorrenza e Preludio istriano (Luigi Donorà). Ha chiuso l’apprezzatissima esibizione “Hic et nunc”, una pittografia per pianoforte preparata dal maestro dignanese secondo le tecniche compositive dell’avanguardia musicale contemporanea, vale a dire non solo con le tradizionali note, ma anche con “segni” che suggeriscono un’esecuzione pianistica basata sulla tecnica denominata aleatoria, una forma cioè particolarmente raffinata di improvvisazione che realizza il segno pittografico in suoni e in cerebralismi di invenzioni che esprimono pensieri complessi di filosofia e forme informali.

A partire dagli originali affidati dal disegnatore satirico polesano Vidris al Maestro Donorà, la figlia di quest’ultimo Giuliana ha invece allestito la mostra “Gigi Vidris, un artista istriano da ricordare” con la collaborazione di Donatella Schürzel, presidente del Comitato ANVGD di Roma e Vicepresidente nazionale dell’Associazione, e di Eufemia Giuliana Budicin, Consigliere nazionale ANVGD, presso la Casa del Ricordo. L’inaugurazione è stata caratterizzata da un’altra esibizione musicale di Luigi Donorà e da un convegno cui è intervenuto l’ambasciatore Egone Ratzenberger, il quale ha definito le immagini esposte, provenienti soprattutto dalle pagine della rivista polesana “El spin”, «una macchina del tempo». Tali immagini risalgono, infatti, al 1946, anno in cui a Fiume il relatore percepiva una strana calma, mentre a Pola la presenza del Governo Militare Alleato lasciava aperto maggiore spazio alla speranza del ritorno dell’Italia e nell’immediato consentiva la produzione e diffusione della testata satirica diretta da Rodolfo Manzin e di cui Vidris era una delle colonne portanti. Futuro collaboratore del “Candido” di Guareschi, già allora Vidris esprimeva con il suo caratteristico tratto grafico il risentimento nei confronti delle potenze occidentali, che non difesero i diritti del popolo istriano in sede di Conferenza di pace, e di Alcide De Gasperi, rappresentato sempre dimesso, esitante e timoroso. Di estrazione socialista ma intrisa di patriottismo, Vidris nelle sue vignette non si peritò di accostare Mussolini e Tito, tuttava vi emerge soprattutto la grande angoscia di istriani, fiumani e dalmati, che sembrano quasi rassegnati. Paura, speranza e rabbia hanno contraddistinto i mesi precedenti nelle terre del confine orientale italiano, ove già dopo l’8 settembre i militari avevano abbandonato al loro tragico destino i propri connazionali, vittime delle prime uccisioni nelle foibe da parte dei partigiani di Tito. Ratzenberger ha amaramente concluso il suo intervento affermando che i giuliano-dalmati hanno pagato da soli le responsabilità italiane per l’invasione della Jugoslavia avvenuta il 6 aprile 1941 e lo Stato ben poco ha fatto per tutelarli.

Luigi Donorà ha invece ricordato di aver conosciuto Vidris durante la profuganza a Torino: è stata un’amicizia di cui è stato orgoglioso e che è stata impreziosita dal dono degli originali delle sue vignette, che ha contraccambiato dedicandogli un lavoro cameristico per cinque strumenti: «I suoi disegni – ha commentato il musicista dignanese – hanno evidenziato la nostra storia e messo in evidenza la bonaria semplicità del popolo istriano, capace di affrontare con amara ironia la catastrofe che lo ha colpito».

«I pannelli esposti alla Casa del Ricordo – ha ricordato Giuliana Donorà – provengono da una selezione effettuata in occasione del Giorno del Ricordo 2015 e sono stati già esposti a Torino, Padova e altri Comuni minori: le comunità di esuli polesani e dignanesi ed i Comitati provinciali ANVGD di Padova e di Roma si sono particolarmente impegnati per promuovere questa mostra». Si tratta anche di un modo per ripercorrere la storia de “El Spin”, pubblicato a Pola fra l’ottobre 1945 ed il gennaio 1947 e distribuito liberamente nel capoluogo istriano e a Trieste, ma clandestinamente nell’Istria sotto occupazione jugoslava. Considerato un “foglio reazionario” dai titoisti, il suo direttore Manzin rimase vittima di un’aggressione notturna, eppure le pubblicazioni proseguirono fino all’inizio del colossale esodo. Le didascalie delle vignette consentono di apprezzare i riferimenti delle illustrazioni all’attualità dell’epoca e la mano di Vidris risulta comunque pregevole per la cura dei dettagli e per la graffiante fantasia che dimostra in ogni circostanza.

 

Lorenzo Salimbeni

 

 

 

donora 3

 

donora 4

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.