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La Messa che non troverete più in Istria (Il Foglio 22 lug)

PREGHIERA

di Camillo Langone

State partendo per l’Istria? Per le spiagge intorno a Capodistria, Pirano, Parenzo, Rovigno, Pola, Abbazia? Se non incontrerete italofoni, o se ne incontrerete pochissimi, non dovete ringraziare solo il maresciallo Tito, dovete ringraziare anche la Messa postconciliare in lingua locale.

La Messa gregoriana rendeva tutti fratelli almeno in chiesa: italiani, sloveni, croati condividevano lo stesso latino. Con le traduzioni del nuovo messale insieme al sacro si è perso l’universale e proprio quando la politica cominciava a pensare di abbattere le barriere la religione ne alzava di nuove, linguistiche. Per una minoranza già avvilita e assottigliata come quella italiana d’Istria i messali slavi (imposti da vescovi il cui nazionalismo li fa sembrare più ortodossi che cattolici) sono una spinta ulteriore verso l’assimilazione,
l’estinzione.

“Dai loro frutti li riconoscerete”. Oggi è facile riconoscere chi ha voluto la Messa anni Settanta, basta guardarne i frutti che cadono a terra uno dopo l’altro, marci.

 

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