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La marcia di 60mila croati per Vukovar (Il Piccolo 19nov12)

Anche la giornata del dolore, quella che ricorda la caduta di Vukovar in mano serbe, 21 anni fa, è diventata quest’anno per i croati una grande festa di popolo. Alla testa della marcia del ricordo che si è snodata, come ogni anni, da Ovcari, dove da una fossa comune furono esumati i resti di oltre 200 persone uccise in quel luogo dopo essere state prelevate dall’ospedale di Vukovar, alla città martire tra i 60mila partecipanti c’era l’ex generale Mladen Markac solo tre giorni fa dichiarato innocente, assieme al generale Ante Gotovina, dal Tribunale internazionale dell’Aja per i crimini nella ex Jugoslavia. «Il cuore mi ha detto che dovevo esserci», ha dichiarato Markac mentre la folla si stringeva attorno a lui.

 

«Si tratta di un nuovo inizio – ha proseguito – e spera che lo sia anche per tutta la gente che possa vivere meglio. Il mio cuore oggi è stracolmo di emozioni che non riesco proprio a descrivere a parole. È stata dura rimanere sotto pressione per tanti anni e sapere di essere dalla parte del diritto, ma alla fine la verità ha vinto». Tutti volevano farsi fare una foto con l’eroe nazionale, tutti volevano stringergli la mano e le donne facevano a gara per baciarlo. Ante Gotovina, invece, ha preferito rimanere a casa e che fosse schivo ai bagni di folla lo ha dimostrato il giorno stesso del suo rientro a Zagabria confermando, se ce ne fosse stato bisogno, la sua fama di “lupo solitario” fatto che questo che altro non fa se non accrescere la sua aura e la devozione della Croazia nei suoi confronti.

 

Nel centro della marcia, “offuscati” dalla fama di Markac c’erano tutti i notabili croati con in testa il presidente della Repubblica, Ivo Josipovic e il primo ministro Zoran Milanovic. Premier che nella sua breve allocuzione ha ricordato come ci sono ancora molti croati che hanno partecipato alla battaglia di Vukovar la cui sorte non è nota, sono dispersi e le famiglie vogliono sapere dove sono finiti i loro cari almeno per portare sulla loro tomba un fiore. «Per queste famiglie – ha detto Milanovic – la guerra non è ancora finita quindi è un dovere del governo croato quello di conoscere la loro sorte dalle autorità serbe». Il presidente Josipovic ha invece rimarcato come la presenza a Vukovar è un doveroso ricordo «delle tante vittime innocenti» e per promettere ancora una volta ai propri figli che una cosa del genere non accadrà mai più».

 

Il presidente del Parlamento croato, Josip Leko ha dal canto suo definito Vukovar come «una grande scuola del passato della Croazia, una scuola per il suo futuro e una scuola per la tolleranza. Nonostante tutti i drammi e i dolori – ha concluso – sopportati dalla città di Vukovar dobbiamo ora solamente guardare al futuro». E i media croati ieri hanno rivolto un grande interesse alle dichiarazioni del generale serbo Šljivancanin che comandava le truppe dell’Armata popolare jugoslava durante l’assedio e la caduta di Vukovar. Ebbene il generale serbo che per i crimini commessi proprio a Vukovar è stato condannato a 17 anni di carcere dal Tribunale dell’Aja si è congratulato con Gotovina e Markac per la loro liberazione e per questo si è congratulato anche con lo Stato croato che li ha difesi e con i croati tutti che ora li osannano. Šljivancanin ritiene responsabile della pulizia etnica di 200 mila serbi e l’uccisione di 1920 il defunto presidente croato Franjo Tudjman e non i generali croati che altro non hanno fatto se non obbedire agli ordini. E qui la memoria torna al processo di Norimberga.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 19 novembre 2012

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