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La ”Fiumana” a Torino aspetta il via libera

dal Secolo d'Italia del 24 novembre 2009

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E gli Uscocchi sono pronti a marciare sulla capitale per chiedere al Parlamento che agli esuli istriani e dalmati venga restituita la squadra che tanti campioni offrì al calcio nazionale dell'epoca.

No, nessuna fiction. Parliamo di una storia vera, spudoratamente romantica, che potrebbe avere il lieto fine che merita se solo si riuscirà a farla uscire dalle sabbie mobili in cui le camarilla della Federcalcio sembrano averla invece relegata.

Raccontiamola: la squadra di calcio che vuole tornare a vivere è la mitica Fiumana, nel cui evocativo nome i tifosi pirati sono pronti a farsi sentire. Ispirati ai legionari corsari di D’Annunzio nell’impresa di Fiume (1919/20), hanno già il loro sito web che conterrà le news sugli Uscocchi e sulla società, dimostrando coi numeri che migliaia di persone sono pronte a sostenere questa società – e un gruppo su facebook forte di mille iscritti.

«Sì, gli Uscocchi – ci spiega il portavoce Marco Racca, che è anche responsabile locale di Casapound – rinascono per dimostrare che moltissime persone credono in questo sogno». Sogno che potrebbe realizzarsi a Torino, città che ospita decine di migliaia di esuli e discendenti, tra cui la famiglia di Sergio Vatta, leggendario educatore sportivo e promotore dell’iniziativa. Sua la gestione della primavera del Torino che ha vinto di più. Sino alla sfida più ambiziosa, l’ultima: «Non si tratta solo di far rinascere un club di calcio – ha detto – ma ridare dignità alle vittime di una tragedia dimenticata».

La legge, del resto, dà questa opportunità. Ce lo spiega il figlio Luigi Vatta, autore di un bellissimo romanzo, Fiume. La saga dei legionari di Gabriele D'Annunzio (Spoon River 2009, pp. 288, 18 €) e avvocato: «Gli esuli che hanno perso le loro attività a causa dell’esodo hanno diritto a riprenderle nel territorio italiano». Per questo hanno chiesto l’ammissione della Fiumana nel campionato in cui militava: la serie C, oggi Prima Divisione. Senza ricevere una risposta certa ma tanti incoraggiamenti. Da quello del sindaco in esilio della Libera Città di Fiume ai tanti che, per riconciliarsi con la loro storia, aspettano di rivedere in campo quell’amata squadra dall’inconfondibile maglia amaranto, scomparsa nel lontano ’44 con un pezzo d’Italia.

Le bandiere degli Uscocchi già garriscono al vento, comunque. L’ultima parola potrebbe spettare al Parlamento, per ribadire come il diritto degli esuli riguardi anche le attività sportive. A meno che la Federcalcio, in un sussulto di buon senso, prenda una decisione. Favorevole.

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