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La Clinton nei Balcani spinge su riforme e dialogo (Il Piccolo 13 ott)

BELGRADO Riforme e dialogo sono state le due parole chiave nella prima giornata della missione che il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha intrapreso nei Balcani Occidentali, una regione che gli Stati Uniti intendono appoggiare nel suo cammino verso la piena integrazione nelle strutture euroatlantiche.

Giunta l’altra notte a Sarajevo, la Clinton – a quasi 10 giorni dalle elezioni legislative – ha incontrato ieri la dirigenza bosniaca, alla quale ha ribadito il pressante appello ad avviare il processo di riforme costituzionali necessarie all'integrazione della Bosnia-Erzegovina nell'Unione europea e nella Nato. Nel pomeriggio, il capo della diplomazia americana si è spostata a Belgrado, dove al presidente Boris Tadic e alle altre massime autorità della Serbia ha sottolineato in particolare l'importanza di avviare al più presto il dialogo con Pristina per giungere a una soluzione della disputa sul Kosovo, dove la Clinton si recherà oggi a conclusione del suo rapido giro nei Balcani. A Sarajevo Hillary Clinton ha prima incontrato gli studenti universitari al Teatro nazionale, vedendo poi i componenti (musulmano, serbo e croato) della Presidenza tripartita bosniaca. «È necessario – ha detto loro – costituire subito un governo efficiente e in grado di lavorare per le riforme. In caso contrario il Paese rischia l'isolamento e forti ritardi rispetto agli altri Stati della regione». «I progressi fatti finora nella costruzione di uno Stato funzionante sono incoraggianti ma ancora ben lontani dall'essere sufficienti» ha affermato Clinton.

Le due entità che compongono la Bosnia, Federazione Bh a maggioranza croato-musulmana e la Republika Srpska a maggioranza serba, sono fortemente divise sulle riforme: mentre la Federazione preme per andare verso uno Stato più centralizzato, la componente serba è fortemente contraria e resta ferma a difendere la propria autonomia, minacciando addirittura la secessione.

A Belgrado, la leader Usa ha visto il presidente Boris Tadic, il premier Mirko Cvetkovic, il ministro degli Esteri Vuk Jeremic e quello della Difesa Dragan Sutanovac, oltre a esponenti di organizzazioni non governative (Ong). A tutti ha sottolineato l'appoggio americano agli sforzi che la Serbia sta mettendo in atto per integrarsi pienamente nell’Ue e ha auspicato un rapido avvio del dialogo fra Belgrado e Pristina. «Andrà – ha affermato – a beneficio di ambedue i popoli, serbo e kosovaro albanese, nella soluzione dei problemi della vita quotidiana e delle relazioni a lungo termine fra le due comunità». Il presidente Tadic ha assentito, ribadendo tuttavia che la Serbia «non riconosce e non riconoscerà mai l'indipendenza del Kosovo».

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