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Italiani rimasti, Italiani sbagliati? (Voce del Popolo 24 dic)

TRIESTE – “Italiani sbagliati” è un’espressione di Pier Antonio Quarantotti Gambini, scrittore ed esule istriano, riferita a tutti coloro che non hanno scelto la via dell’esodo. Allo stesso modo, nel suo significato più profondo, è anche il titolo del lungometraggio a carattere documentario che narra la storia, quella dei rimasti, della Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia. L’opera filmica, il cui nome per esteso è “Italiani sbagliati – Storia e storie dei rimasti”, è prodotta da “Il Ramo d’Oro Editore” e dalla casa cinematografica “Pilgrim”, entrambi di Trieste.

Diretto da Diego Cenetiempo e con la sceneggiatura di Francesco Cenetiempo, il filmato ripercorre i fatti salienti che riguardano le vicende dell’Adriatico orientale, in particolare della sua parte alta, in seguito al Trattato di pace di Parigi del 1947. Giorni importanti, che furono definiti “l’epilogo di una tragedia”; per la popolazione giuliana, furono invece l’inizio della catastrofe che colpì la Venezia Giulia, l’Istria, il Quarnero e la provincia dalmata di Zara. In un crescendo di violenze, delle quali le foibe furono la più sanguinosa e drammatica testimonianza, migliaia di Italiani scelsero la tragica via dell’esodo. Imbarcati sui piroscafi “Toscana”, “Montecucco”, “Messina” e sulle motonavi “Pola” e “Grado”, furono trasportati a Venezia e Ancona. L’Istria si trasformò in una penisola quasi disabitata.

Tuttavia, furono in diversi che quelle navi le videro solo partire: i cosiddetti rimasti. Una presenza che diventò progressivamente minoranza, alle prese con mille difficoltà; persino l’uso della lingua madre divenne un problema, spesso limitato all’interno delle famiglie. Con gli anni, grazie alla tenacia di pochi, i “rimasti” riuscirono a riprendere fiato, reinventandosi un ruolo in quelle terre in cui per molti, la maggioranza, italiano equivaleva a fascista. Il compito fu affidato all’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume. Poi dopo il definitivo tramonto della Jugoslavia Federativa, con l’Unione Italiana, la comunità conobbe una fiduciosa ripresa.

“Italiani sbagliati”, della durata di circa 54 minuti, affronta il tema dei “rimasti” attraverso una serie di videointerviste ad alcuni degli autori più rappresentativi della CNI. L’obiettivo è quello di non disperdere la memoria di chi ha operato e opera per il mantenimento e il rafforzamento di una cultura italiana viva in queste terre. Sei persone, sei storie, sei esperienze: Nelida Milani, Mario Schiavato, Ester Sardoz Barlessi, Claudio Ugussi, Giacomo Scotti e Alessandro Damiani. Un’indagine storica, culturale e letteraria, che parla in primis dell’identità personale, politica e culturale di uomini e donne, testimoni dei cambiamenti subiti dal territorio nella sua fisionomia, lingua, nomi dei luoghi, componente sociale, istituzioni.

Il documentario intende inoltre illustrare le ferite che la storia ha provocato in quest’area. “Se noi andiamo in Italia ci dicono ‘voi siete comunisti titini’ – afferma nel documentario lo scrittore Mario Schiavato –, in Croazia siamo fascisti italiani. Dunque da che parte stiamo? Ad un certo punto non lo sappiamo più nemmeno noi”. Se significativo è stato, infatti, il dramma dell’esodo, non di meno è stato quello per chi è rimasto, accompagnato spesso da un profondo senso di spaesamento e frustrazione.

Il documentario è stato realizzato con riprese sul posto in Croazia e in Italia, ma anche grazie a immagini e filmati di repertorio tratti da archivi privati e pubblici (tra cui le Comunità degli Italiani, il Centro Studi Storici di Rovigno, l’Istituto Luce, la Cineteca Regionale dell’FVG e la Cineteca del Friuli). Tutti elementi che hanno fornito supporto visivo alle testimonianze dei protagonisti di questo controverso e drammatico episodio storico.

Gianfranco Miksa

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