ANVGD_cover-post-no-img

Italia-Slovenia: la contesa dei quadri (Ansa 24 gen)

TRIESTE, 24 GEN – Settantanove tele portate via da chiese e palazzi di Capodistria e Pirano, in Istria, negli anni Quaranta, prima che la guerra arrivasse in quelle terre, riaccendono la contesa tra Italia e Slovenia dopo i grandi passi verso la conciliazione compiuti negli scorsi mesi, e appena la scorsa settimana, dai Presidenti Giorgio Napolitano e Danilo Turk. Ad aprire la polemica e' l'Unione degli Istriani che, citando i comunicati ufficiali della Presidenza della Repubblica slovena, evidenzia le richieste che Turk avrebbe avanzato a Roma: la restituzione dei quadri, tra cui ci sono opere del Tiepolo e del Carpaccio, e il rafforzamento del bilinguismo a Trieste. Le richieste hanno fatto saltare sulla sedia gli esuli, anche se perfino tra le associazioni le posizioni sono ben diversificate. Al centro della contesa le tele che furono portate via dall'Istria, a quel tempo ancora italiana, tra il 1940 e il 1943. Per un periodo rimasero in Friuli Venezia Giulia poi, nel 1948, furono mandate a Roma. Nel 2002 l'allora sottosegretario ai Beni culturali Vittorio Sgarbi le scopri': dopo il restauro di ventuno opere di vari autori tra cui Paolo Veneziano, Alvise Vivarini e Alessandro Algardi, nel 2009 il Comune di Trieste organizzo' una una mostra. Da allora i quadri sono chiusi in un magazzino. La richiesta di Lubiana – ha spiegato il presidente dell'Unione degli Istriani Massimiliano Lacota a un centinaio di esuli riuniti nel pomeriggio a Trieste – riguarda una mostra itinerante. ''Ma ci sono precedenti – ha aggiunto – in cui una volta partite, le opere non tornano piu'''. Gia' nel 2007 la Slovenia avanzo' la richiesta all'allora ministro degli Esteri Massimo D'Alema, e la risposta negativa fu motivata dal fatto che quelle tele, al tempo della 'cattura', erano ancora in terra italiana. Secondo l'Unione degli Istriani, la vicenda e' ''la dimostrazione che il cosiddetto spirito di Trieste'', ovvero il nuovo approccio diplomatico che ha seguito il Concerto della Pace del 2010 con Napolitano, Turk e il presidente croato Ivo Josipovic ''non solo non funziona, ma e' dannoso''. Ed ecco l'accusa all'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd), che invece per quel concerto si prodigo': ''Parlano per loro – ha attaccato Lacota -, non rappresentano nessuno''. Secca la replica del vicepresidente dell'Angvd Renzo Codarin: ''Non vogliamo polemizzare – ha detto – con chi cerca solo spazi, e' ridicolo. Rinfocolare serve poco, ma ad alcuni serve''. Boris Pahor, scrittore triestino della minoranza slovena, sostiene invece che i quadri dovrebbero tornare dov'erano perche' ''ora quelle chiese e quei palazzi sono monchi''.

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.