La Serbia è pronta a sviluppare ulteriormente i rapporti già ottimi con l’Italia, primo Paese per interscambio e migliore amico fra gli stati dell’Occidente, e si aspetta che l’Italia si impegni a promuovere il cambiamento di immagine della Serbia nel mondo conquistato grazie alla sua politica di riforme interne, ai progressi nell’integrazione europea, ai successi nel dialogo sul Kosovo e agli sforzi di riconciliazione regionale.
In una intervista ad ANSA Nuova Europa a pochi giorni dal terzo vertice intergovernativo italo-serbo in programma ad Ancona il 15 ottobre, Dacic ha ringraziato l’Italia per l’appoggio costante nel processo di integrazione della Serbia nella Ue e ha auspicato un ulteriore aiuto in sede di negoziato di adesione con la grande esperienza e i consigli che l’Italia saprà dare. Aspettandosi che il consiglio europeo di dicembre decida per l’avvio del negoziato di adesione entro gennaio, come previsto, senza ulteriori condizioni.
“Al vertice di Ancona faremo il punto su quello che è stato fatto e quello che si può ancora fare sulla collaborazione nei vari settori politico, economico, della lotta al crimine, della difesa, della giustizia, della cooperazione in campo energetico, delle infrastrutture, dell’istruzione. Questi summit sono molto utili”, ha detto Dacic che ha sottolineato più volte l’ottimo stato delle relazioni bilaterali.
“Siamo molto soddisfatti della nostra collaborazione con l’Italia, che per la prima volta è diventata il primo partner economico della Serbia, superando Germania e Russia”, ha osservato il premier, che ha citato le oltre 500 aziende italiane che operano in Serbia, con un volume d’affari annuo di 2,5 miliardi di euro e che danno lavoro a circa 22 mila persone. L’Italia è prima nell’interscambio, che nei primi sette mesi di quest’anno è ammontato a 2,076 miliardi di euro, con un incremento del 65% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L’Italia, ha sottolineato Dacic, è prima sia per l’export della Serbia che per l’import, ed è uno dei primi cinque Paesi investitori stranieri. A questo riguardo ha citato la Fiat che, con l’impianto di Kragujevac dove si producono le 500L, è il primo esportatore dalla Serbia. Nei primi sette mesi dell’anno, ha precisato il premier, tale export è stato di 840 milioni di euro. Molto importante è la presenza italiana nel comparto tessile, bancario, assicurativo, agricolo e delle infrastrutture. Un ruolo particolare riveste la cooperazione nel settore energetico, con vari progetti in via di attuazione.
Dacic ha citato in particolare l’accordo con l’Italia del valore di 820 milioni di euro per la realizzazione di centrali idroelettriche sul fiume Drina, con la compagnia Seci e in collaborazione con la Bosnia-Erzegovina. In programma è anche la costruzione di altre dieci mini centrali sul fiume Ibar, per un valore di 280 milioni. Il premier serbo ha al tempo stesso fugato i timori su possibili ripercussioni negative delle misure di austerità decise di recente dal suo governo per gli investimenti, compresi quelli italiani.
Tali provvedimenti, ha detto, “mirano a creare un clima più sicuro e favorevole allo sviluppo”. “Il messaggio migliore per gli investitori italiani è di chiedere agli imprenditori loro connazionali che già operano qui da noi. La Serbia è un buon posto per investire, l’atmosfera è amichevole, e inoltre noi abbiamo accordi di libero scambio con numerosi Paesi, compresi Russia, Bielorussia, Kazakhstan, Turchia. Un mercato di 700 milioni di consumatori. Si può produrre da noi e esportare in quei Paesi senza pagare dazi doganali”.
Franco Quintano e Dragan Petrovic
www.ansa.it 14 ottobre 2013