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Io ricordo, e il mio vicino? (Panorama Edit 15 feb)

di Mario Simonovich

Giornata del Ricordo. Solo qualche giorno fa l’abbiamo ricordata per la sesta volta. Sei anni non sono pochi se rapportati alla vita di un uomo. Si pensi che un bambino nato allora, al giorno d’oggi sarebbe pronto ad affrontare le prime fatiche scolastiche. Sei volte dunque, alimentate, manco a dirlo, dalle stesse polemiche, diatribe, conflitti, che partono dalla triangolazione statale Croazia-Slovenia-Italia per frammentarsi all’interno, nei partiti, associazioni, gruppi, fino ai singoli. In Italia, per motivi che certo non occorre esporre, i piu scontenti sono gli esuli che si sentono traditi due volte e che non si peritano di far sentire la loro voce.  Voce accorata, si sa, volta a sensibilizzare la gente e indurre i politici a prendere posizione. Una voce che non si e affatto persa nell’”ambiente patrio” visti gli echi che ha ottenuto anche ai piu alti livelli.  Il ricordo, checche se ne pensi, non e' meno vivo nella parte della nazione italiana rimasta nelle terre degli avi.

Ma se quello “italiano” ha dovuto fare i conti in primo luogo con l’indifferenza, qui e' costretto a misurarsi con uno specifico “negazionismo” che il potere si e' adoperato  a radicare indefessamente fin dal primo giorno. Tale atteggiamento, si puo dire, non e' cambiato in alcun modo dopo il mezzo secolo in cui si e' esaurita la fase della “morte al fascismo-liberta' ai popoli” messa in un canto da regimi che, bisogna ammetterlo, da un ventennio a questa parte si sforzano di percorre le vie di una democrazia intesa in senso classico.

A questo negazionismo, nella popolazione di maggioranza si unisce di regola un non meno caparbio “giustificazionismo” a dire che, se ingiustizia c’e' stata, tutte le cause andrebbero cercate nel male profuso a piene mani dal fascismo. Sull’entita'  del male non ci sono dubbi. Pero e'  ancora tutto da dimostrare che in questo modo di possano giustificare tutte le esecuzioni, le intimidazioni, gli espropri, tutte le misure che nei modi piu diversi hanno favorito l’esodo, o l’appropriazione di un grande patrimonio nel campo immobiliare, industriale o dell’infrastruttura.

Facendo uno sforzo posso anche capire che il mio vicino di casa non se la senta di condividere con me la mia visuale specifica dell’ingiustizia. Ma questa ingiustizia  e'  stata davvero tale da permettere a gente venuta da chissadove ad occupare alla fine della guerra ad esempio case situate in posizioni incantevoli, a viverci per mezzo secolo e poi a riscattarle a prezzi che sono ridicoli se rapportati con quelli usualmente in vigore sul mercato? Eppure oggi i loro discendenti hanno un pezzo di carta bollata che ne attesta la proprieta. Questa e' stata una “transazione equa” o con la scusa del fascismo e' stata avallata un’ingiustizia di senso opposto?

Ma come prendersela con il mio  vicino che, pur fruendo di certi benefici, e'  stato solo l’estrema propaggine della frusta che si e' abbattuta qui sui vinti? Non si dovrebbe invece agire a livelli piu alti? Assolutamente si, se vogliamo fare qualcosa per migliorare la conoscenza dei fatti e instaurare una reale partecipazione.

Parlando con gli istriani, anche quelli che vivono nei centri minori, spesso si sente dire che, usciti di casa s’imbattono non di rado in gente mai vista prima. Nessuna meraviglia: solo a Pola nell’ultimo quindicennio sono venute a stabilirsi circa 13 mila persone, a cui si aggiungono quelle che vivono qui pur figurando altrove.

Cio detto si capira' che, se non ci si muove con rapidita', sara'  estremamente  difficile far capire ai loro figli le componenti di fatti che esulano del tutto dal loro passato, verso il quale avranno giocoforza lo stesso atteggiamento che gia ora le migliaia di stranieri stabilitisi in Italia nutrono ad esempio non solo nei confronti della Grande guerra ma anche nell’uccisione di Aldo Moro.

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