Il poeta siciliano Omar (Carmelo) Pirrera nel 2006 ebbe a scrivere un “ricordo in vita” del presidente ANVGD di Avellino Carmelo Testa. Ora che il nostro presidente irpino non c’è più, le parole di Pirrera appaiono ancor più profetiche e ve le proponiamo in versione integrale, così come ebbe a pubblicarle, in modo da comprendere la sconcertante attualità del suo pensiero in questo giorno di lutto.
Aristotele definisce l’epopea: “Narrazione di un fatto grande o splendido, uno in se stesso e completo“, ed è esattamente il senso della vita che Carmelo Testa ha vissuto.
Intensamente, io credo, soprattutto nella lacerante nostalgia della sua terra natia, costretto ad abbandonarla, mentre gli altri suoi conterranei venivano buttati nelle foibe: l’Istria -tanto facilmente dimenticata dai politici- che egli si porta sempre nel cuore.
Così io posso spiegarmi l’attaccamento alle forze armate, ma soprattutto il suo senso del “servizio” nei riguardi di quei martiri -spesso e volentieri mandati dai politici- a nutrire con il loro sangue, la terra in cui caddero e non per viltà.
Non avrei conosciuti tutti questi uomini, morti per un ideale di libertà e di giustizia, senza l’apporto di questo grande patriota, che fu uno di quei pochi che liberarono Bologna.
E’ da anni che questo uomo mi sprona a commentare questo e quello, a ricordare questi nostri fratelli, che per noi hanno combattuto e sono morti e che noi non conosciamo: egli mi ha insegnato a conoscerli e soprattutto a ricordarli come il poeta greco Simonide per i caduti alle Termopile:
“Di coloro che alle termopile morirono,
gloriosa è la sorte, bello il destino,
alzare la tomba, ricordo prima che lamento,
e lode è il compianto.
tale veste funebre né la ruggine
oscurerà né il tempo che tutto doma:
è di uomini valorosi. Questo luogo sacro
si prese come abitatrice la gloria d’Ellade.
E lo attesta pur Leonida re di Sparta,
che grande ornamento di virtù ha lasciato
e gloria eterna.”
Così ho voluto ricordarti stasera, caro amico Carmelo; giardino di Dio significa il tuo nome, che è anche il mio e quello di tanti altri, che lo portarono con onore e caddero per un ideale più grande, come noi cadremo, ma lasciando una traccia luminosa, perché sfolgorante è il nostro amore per la terra che ci ha sostenuti, facendo nascere i padri e le madri dei nostri padri e delle nostre madri e così, con la nostra immensa modestia, che vuol dire misura di sé e di tutte le cose che ci stanno intorno, orgogliosi di appartenere ad una razza che ha saputo sacrificare sempre la vita per un domani più giusto per i propri figli e conterranei.
Per questo nostro anonimo fratello, per te e per me e per tutti coloro che cadranno -perché questa è la nostra natura- io dico:
“Infine Egli muore -non si sa se felice o infelice-.
Egli muore come tutte le cose
e sa di morire, perché è come il fiore
che muore per far posto ad altro fiore
e si consola soltanto ché nel suo breve
fiorire ha dato profumo alla terra;
e per questo non soffre.
Egli muore ogni sera che il sole tramonta
e rinasce all’alba col sole.
Egli muore per rivivere ancora
e per meglio restare tra noi.
Egli muore e sorride
e non impreca e ci perdona;
infine sereno Egli è e va lontano,
oltre il nostro orizzonte,
oltre le luci che a noi sembrano stelle,
dove il mondo non ha più confini.
(da Omar Pirrera: -Deserto e Poesia, pensieri sulla Saggezza)
Non saprei trovare altro di più concreto per onorare questo tuo attaccamento alla Patria, carissimo amico Carmelo, e soprattutto alle Forze Armate che, con orrore, abbiamo sentito dileggiare da gente che non dovrebbe vivere in nessuna altra Patria.
Omar Pirrera
Vallo, 10 dicembre 2006