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Il pieno a Trieste alla prima di Trst je nas (Il Piccolo 28 nov)

Uno sloveno, in fondo, Trieste l’ha conquistata. Tra risate sulla jugonostalgia d’oltreconfine, applausi e pure qualche libera interpretazione su quella bandiera con stella rossa sventolata alla fine a cavallo dalla figlia del paffuto comandante Franz. Il ”conquistatore” è proprio Žiga Virc, il laureando in regia cinematografica e televisiva a Lubiana che ha firmato l’iperdibattuto cortometraggio Trst je naš!.

Cinquecento persone – con la minoranza rappresentata per un buon 30-40%, e una sottile prevalenza di capelli bianchi – hanno preso d’assalto ieri sera la Scuola superiore di lingue moderne di via Filzi per assistere alla prima cittadina e nazionale della pellicola, con tanto di sottotitoli in italiano e incontro post-film con lo stesso autore. Il problema e al tempo stesso il vanto per gli organizzatori – Slovenski klub, Circolo Metropolis, la Biblioteca slovena, Knulp, Associazione Vodnik e Arci Trieste – è che l’aula magna, di spettatori, ne può contenere non più di duecento. Al punto che si è resa necessaria una seconda proiezione, a 45 minuti di distanza da quella che doveva essere l’unica in programma.

Un trionfo, insomma, per il giovane aspirante regista dal futuro in cassaforte, vista l’improvvisa notorietà che gli ha dato un titolo che, ed era scontato, in Italia (e non solo) ha sollevato un polverone arrivando nell’ufficio del capo della diplomazia tricolore Franco Frattini. «Ad ogni proiezione non posso esimermi di ringraziare il Ministero degli Esteri italiano per la réclame», ha ironizzato Virc.

Che fosse una caricatura degli jugonostalgici che giocano alla riconquista di Trieste con titovka in testa e con la polizia che chiude un occhio – lo si sapeva dall’anteprima di Sesana del 6 novembre. Ma quel titolo aveva lasciato aperto la possibilità che, alla prima triestina, qualche manifestazione di protesta –  presumibilmente di opposta matrice politica rispetto a quella di un paio di settimane fa contro lo storico revisionista Ernst Nolte – ci sarebbe stata. La Digos era schierata per ogni evenienza. È filato tutto liscio.

«In Slovenia – così il regista nell’intervista postfilm condotta dalla giornalista del Primorski Dnevnik Poljanka Dolhar – ci sono molti jugonostalgici. Intendevo dimostrare come in effetti le vecchie generazioni guardino talvolta al passato, mentre alle nuove importi progredire. Il futuro è ovviamente nella convivenza, nella collaborazione. Nelle nostre scuole l’orientamento è questo».

E la figlia di Franz, allora, che prima prende in giro il papà e poi si mette la titovka in testa e afferra la bandiera jugoslava per andarsene a cavallo sventolandola? «Lo fa – ribatte Virc – soltanto perché vede il padre in una situazione difficile e lo vuole aiutare. Finisce per accettare il suo punto di vista, ma al contempo se ne allontana a cavallo…».

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