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Il Piccolo – 070408 – Beni abbandonati, uno spiraglio giuridico

FIUME Una inattesa sentenza emessa a metà della settimana scorsa dalla corte
del Tribunale amministrativo potrebbe avere scoperchiato il classico vaso di
Pandora. Potrebbe, cioè, costituire un precedente dal costo piuttosto salato
per il governo di Zagabria e corroborare le speranze degli emigrati (o di
chi per essi, ossia dei loro discendenti) di rientrare in possesso dei beni
abbandonati: case o altri immobili, poderi, terreni, ecc. La sentenza del
Tribunale amministrativo convalida, in pratica, quanto rivendicato da Zlata
Ebenspanger, ebrea di origini croate ma oggi cittadina brasiliana, a
proposito delle proprietà della sua famiglia, nazionalizzate al termine
della Seconda guerra mondiale. Dopo aver invalidato le sentenze precedenti,
tutte sfavorevoli alla Ebenspanger, il predetto Tribunale ha inoltre
decretato il rifacimento dell'intero procedimento sentenziando – altra
novità di primaria importanza – che per la restituzione (o il rimborso) non
è indispensabile che fra la Croazia e lo stato di residenza del richiedente
(in questo caso il Brasile) ci siano specifici accordi bilaterali in
materia. Pertanto, nel caso in cui la vertenza dovesse risolversi a favore
della Ebenspanger, ciò potrebbe repentinamente «rimettere in pista» tutta
una serie di rivendicazioni da tempo congelate negli armadi del ministero
degli Esteri di Zagabria. Che, da parte sua, ha da tempo annunciato la
revisione dell'attuale normativa di legge sui beni nazionalizzati. Il che è
anche uno degli impegni che rientrano nella trattativa di adesione della
Croazia all'Unione europea.
La senstenza del Tribunale amministrativo sul «caso Ebenspanger» ha creato
parecchio allarme non solo a Zagabria, ma pure nelle amministrazioni
regionali e cittadine costiere. Mentre per ora non ci sono reazioni a Fiume
e in Istria, i primi a esternare le loro apprensioni sono stati gli
amministratori delle località dalmate. Da un primo e sommario inventario
risulterebbe, per esempio, che nella sola Spalato le proprietà immobiliari
rivendicate da cittadini stranieri sono almeno 72: case d'abitazione ma
anche antichi palazzi patrizi o comunque edifici rappresentativi, poderi
(anche sulle isole), aree edificabili, ecc. Nella sola cinta urbana
spalatina gli immobili rivendicati sarebbero oltre una quarantina (dei quali
32 richiesti da cittadini italiani, 5 da persone residenti negli Usa, 3 da
tedeschi). Sempre a Spalato, gli eredi Lanetta avanzano i loro diritti su
palazzo Milesi, una pregevole costruzione barocca; Piero e Angela Polic
rivendicano l'hotel Park, valutato sui 20 milioni di euro, mentre i
discendenti Vuletic vorrebbero rientrare in possesso di una palazzina in
zona Mercati centrali, che oggi ospita una libreria. A Zara, che detiene il
primato in Dalmazia in quanto a istanze di restituzione dei beni
nazionalizzati, le proprietà rivendicate da cittadini stranieri sarebbero
un'ottantina. Fra le quali spicca la sede della «Maraska», ossia della
storica distilleria del Maraschino, rivendicata dagli eredi Luxardo. A
Sebenico si sa per certo che le proprietà rivendicate da cittadini italiani
sono una decina. Da aggiungere anche che mentre per gli immobili o le
proprietà entro i perimetri urbani il «caso Ebenspanger» potrebbe costituire
un significativo precedente.
f. r.

 

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