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Il patrimonio storico-documentale di Capodistria (Voce del Popolo 10 mar)

CAPODISTRIA – L’Archivio regionale di Capodistria annucia la presentazione del volume e del catalogo della mostra, nonché l’inaugurazione dell’esposizione “Il patrimonio scritto di Capodistria. Dalla conservazione dei documenti pubblici al riordino dell’archivio storico”, progetto curato da Zdenka Bonin e Deborah Rogoznica. L’evento si svolgerà oggi alle ore 11 nell’atrio dell’Archivio regionale di Capodistria (piazza I. A. Kapodistrias 1). Interverrà il prof. dr. sc. Darko Darovec, direttore del Centro di ricerche scientifiche capodistriano.

Le città dell’Istria nord-occidentale cominciarono a partire dal XIII secolo a organizzare e a sviluppare gli uffici pubblici preposti alla formazione ed alla conservazione degli atti giuridici (notai, cancellieri, vicedomini). Del periodo comunale si sono conservati parzialmente gli statuti cittadini, i privilegi, le ducali, i libri notarili, le cause, i registri dei beni venduti all’asta, quelli delle entrate e delle uscite comunali e documenti simili. L’entità della documentazione conservata si fa man mano più consistente a partire dal XIV secolo.

PRIMI TENTATIVI DI METTERE A POSTO I DOCUMENTI PUBBLICI Il 22 gennaio del 1611 Agostino Vida fu incaricato di riordinare gli atti della cancelleria podestarile di Capodistria. La necessità di nominare un “archivista” fu probabilmente dovuta all’incremento della mole di lavoro che seguì l’istituzione, nel 1548, del Magistrato di Capodistria con funzioni di Corte d’appello per tutta l’Istria veneta. Tale fatto coincide con misure simili, adottate in questo periodo anche in altre città dell’Istria veneta e della Terraferma, in cui è possibile intravedere un tentativo di riordino del materiale archivistico e quindi di organizzazione dell’attività archivistica stessa.

IL RUOLO DELLA BIBLIOTECA CIVICA Con lo sviluppo della ricerca storica nel XVIII e nel XIX secolo, i documenti ai quali le autorità ascrivevano un valore probatorio incominciarono ad assumere anche un valore storico. Nella seconda metà dell’Ottocento, il tentativo di fondazione di un archivio storico a Capodistria come istituzione preposta alla tutela del patrimonio archivistico e allo sviluppo della ricerca storica, è strettamente connesso alla formazione della Biblioteca civica. Dopo svariati tentativi di sistemare tale biblioteca negli spazi del Ginnasio, alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento prese corpo la proposta per la sua collocazione al secondo piano del Municipio e la sua fusione con l’archivio comunale.

IL LAVORO SVOLTO DA FRANCESCO MAJER Il riordino dell’archivio storico fu portato a termine nel primo decennio del XX secolo dal professor Francesco Majer, che nel 1903 fu ufficialmente nominato direttore della Biblioteca civica. Nel 1908 Majer completò l’inventario dell’antico archivio municipale che, tra il 1903 e il 1908, vide la luce a puntate sulla rivista Pagine Istriane e nel 1909 anche come volume autonomo con il titolo Inventario dell’Antico Archivio Municipale di Capodistria.

Nonostante il ricco passato e la grande importanza storica rivestita da Capodistria nel più ampio contesto istriano, il suo patrimonio archivistico rimane oggi incompleto. Una parte notevole del materiale documentario più antico è andata, infatti, distrutta nell’incendio del 1380, mentre quello che fu salvato e quello formatosi nelle epoche successive è stato asportato da Capodistria nel 1944 dalla Soprintendenza bibliografica di Venezia.

INCENDI E TRASFERIMENTI Da Capodistria sono stati trasferiti gli atti ed i libri comunali dal XIV al XIX secolo, ovvero tutto il materiale archivistico inventarizzato dal Majer (ad eccezione dei documenti pertinenti ai monasteri ed alle confraternite, oggi custoditi dall’Archivio regionale di Capodistria) come ad es. i libri dei vicedomini, i libri notarili, i libri dei Consigli, il materiale relativo all’ospedale di San Nazario, al Monte di Pietà, al Fondaco, le ducali e gli altri documenti in pergamena nonché i manoscritti della famiglia Carli. Non è possibile quantificare in metri lineari l’estensione del materiale asportato che, secondo il verbale di consegna, comprendeva in tutto cinquantasette casse di legno.

 

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