Il murales della bora nel quartiere degli esuli giuliano-dalmati a Brescia

Cosa significa il Murales presente nel quartiere San Bartolomeo, a Brescia?
È un omaggio agli esuli che lo abitano (o lo hanno abitato).
Un omaggio alla ” loro Bora” che soffia da sempre sul confine orientale, e oltre….
La Delegazione provinciale di Brescia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia spiega la storia da cui trova ispirazione l’opera d’arte.
La Leggenda narra di Bora, figlia di Eolo, dio del vento.
Molti, molti anni fa Eolo, scorrazzando per il mondo con i suoi figli, capitò in un verde altipiano che scendeva ripido verso il mare.
Bora, la più bella e amata figlia del Vento, incantata dalla bellezza del paesaggio, si allontanò ed entrò in una grotta dove, sulla via di ritorno dall’impresa del Vello d’Oro, stava riposando l’umano eroe, Tergesteo.
Bora si innamorò subito di Tergesteo, che ricambiò con uguale passione: i due vissero felici in quella grotta alcuni splendidi giorni felici.
Quando Vento si accorse della fuga di Bora, si mise a cercarla, fino a quando un cirro brontolone gli svelò il rifugio dei due amanti.
Eolo giunse alla grotta e quando vide Bora abbracciata a Tergesteo, infuriato si avventò contro l’umano, scagliandolo contro le pareti della grotta più volte, finché l’eroe rimase senza vita. Poi, calmato ma non rabbonito, Vento lasciò Bora al suo destino.
Bora, straziata dal dolore, incominciò ad urlare e a piangere tanto forte che ogni sua lacrima si trasformò in pietra.
Nel tentativo di consolarla, Madre Natura dal sangue di Tergesteo fece nascere il Sommaco, albero che da allora inonda di rosso l’autunno del Carso.
Ma Bora piangeva ancora e ancora e le pietre erano ormai talmente tante, da ricoprire tutto l’altipiano .
Impietosito, Eolo concesse a Bora di rivivere alcuni giorni d’amore fra le braccia di Tergesteo e Nettuno ordinò alle Onde di ricoprire con conchiglie, stelle marine e verdi alghe il corpo dell’eroe affinché diventasse un alto colle, il più bello di quest’angolo di mondo.
Finalmente Bora si placò ma lasciò per sempre l’eco dei suoi lamenti nel fruscio delle fronde.
Dopo molti, molti secoli gli uomini giunti su queste terre si insediarono sul colle di Tergesteo e vi costruirono un Castelliere con le lacrime di Bora diventate pietre.
Il Castelliere con il tempo diventò borgo – villaggio – città. Una città, che in ricordo di questo leggendario amore venne chiamata Tergeste (Trieste), dove ancora oggi Bora regna sovrana, soffiandovi impetuosa.
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