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Il Gazzettino – 08.06.08 – Profuga fiumana: la burocrazia la vuole extracomunitaria

«Mi vogliono far passare per extracomunitaria, ma non lo sono affatto». E venerdì, approfittando della presenza a Mestre del ministro dell'Interno Roberto Maroni, ha voluto far giungere il messaggio anche al responsabile del Viminale. La signora al centro del caso (che preferisce mantenere l'anonimato) è nata a Fiume, da genitori italiani, nel 1949, due anni dopo il Trattato di Parigi che ha assegnato l'Istria, la Dalmazia e il Quarnaro alla federazione jugoslava del maresciallo Tito. Nel 1951 si rifugia con la famiglia a Trieste e poi a Udine, viene ospitata per qualche tempo nei campi di accoglienza di Gaeta e Latina e nel 1960 giunge definitivamente a Marghera. Qualche anno dopo ottiene dal Prefetto di Venezia l'attestato di profuga e tutti i suoi documenti, da quel momento, dicono che è una
cittadina italiana.
Nel 1989 le arriva in soccorso anche una legge del Parlamento italiano, esattamente la 54 del 15 febbraio 89, che all'art. 1 recita: "Tutte le amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi altro ufficio, nel rilasciare attestazioni, dichiarazioni, documenti in genere a cittadini nati in comuni già sotto la sovranità italiana ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate ed associate, quando deve essere indicato il luogo di nascita dell'interessato, hanno l'obbligo di riportare unicamente il nome italiano del comune senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene". Ma l'anno scorso, rivolgendosi all'Agenzia delle Entrate per reclamare il mancato invio del tesserino sanitario, si è sentita rispondere di non averne diritto: doveva munirsi di tessera internazionale non essendo cittadina italiana e, inoltre, doveva essere cambiato il codice fiscale.
Forse l'addetto ha esagerato, perché comunque la signora resterà sempre cittadina italiana, anche se, nel frattempo qualcosa è davvero cambiato, perché una circolare del Viminale, la 42 del 31 luglio 2007, sostiene che chi è nato dopo il 15 settembre del 1947 (Trattato di Parigi) deve avere indicato sui propri documenti lo stato di nascita estero, che nella fattispecie corrisponde alla ex Jugoslavia. «Non accetto nella maniera più assoluta che sui miei documenti sia scritto ex Jugoslavia o Rijeka – Croazia, perché ciò mi pone sempre nella condizione di dare delle spiegazioni negli uffici pubblici o, addirittura, di subire domande che finiscono per umiliarmi – spiega la signora che ora vive a Favaro – Ogni volta che esibisco i documenti mi viene chiesto, per esempio, se parlo la lingua italiana, oppure se ho il permesso di soggiorno ed altre domande che solitamente si pongono agli stranieri. Non posso accettare, io che sono una regolare cittadina italiana da 58 anni, di essere scambiata per extracomunitaria. Pur capendo che si tratta solo di una questione formale ho rivolto istanza al ministro Maroni affinché faccia intervenire chi di competenza per rivedere il contenuto della recente circolare che ha stravolto il significato di una legge italiana che nessuno, tra l'altro, ha mai abrogato».

Mauro De Lazzari

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