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Il comunicato ANVGD sulla scomparsa di Missoni – 10mag13

COMUNICATO DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANVGD

 

La scomparsa di Ottavio Missoni, quest’oggi nella sua abitazione di Sumirago, priva l’intera comunità giuliano-dalmata, esule in Italia e negli altri Paesi di accoglienza, di un autentico, grande simbolo dell’industriosità e dell’intelligenza proprie di quei profughi istriani, fiumani e dalmati che, ovunque si siano trovati nel doloroso dopoguerra, hanno saputo inserirsi nel nuovo contesto sociale ed economico, forti di saldi principi civili, di sicure doti di laboriosità, di rispetto delle Istituzioni dello Stato e di amore di Patria.

Nato nel 1921 a Ragusa di Dalmazia, l’antica Repubblica adriatica di San Biagio, si trasferì successivamente con la famiglia a Zara, dove trascorse la giovinezza fino al 1941. Gli eventi bellici lo colsero ad El Alamein, dove fu fatto prigioniero dagli inglesi: dall’Egitto rientrò in Italia appena nel 1946.

La sua lunga e felice esistenza, segnata dall’esodo forzato della popolazione italiana dai territori ceduti nel 1947 alla Jugoslavia di Tito, lo ha visto impegnato ai suoi esordi nelle discipline sportive, ma il suo nome si è affermato e rimarrà nella storia del costume e della creatività italiane, che con il contributo suo e della sua famiglia hanno raggiunto esiti di straordinaria qualità e di insuperabile eleganza.

I colori mediterranei che hanno reso la sua Maison inconfondibile nel mondo, riflettono le tonalità e i contrasti della sua Dalmazia, del suo mare e della sua aspra e pungente natura. «Io – ha dichiarato in un’intervista del 1999 al “Corriere della Sera” – sono nato a Ragusa che si ostinano a chiamare Dubrovnik. Ma, sino a vent’anni, ho vissuto a Zara. Sarebbe là il mio paradiso. Ma purtroppo Zara, quella mia Zara, non esiste più. Eravamo in 20 mila. Quattromila sono morti sotto le bombe. Gli altri sono sparsi per il mondo. La città è stata distrutta al 70,75 per cento. Ti viene il sospetto che Zara non sia mai esistita». Ma sono infinite le circostanze nelle quali Ottavio Missoni ha rievocato e raccontato, nel suo elegante dialetto dalmato-veneto, la nostalgia dell’esule e la fatica della rinascita dopo la perdita di tutto.

Per quel sentimento insopprimibile di rimpianto che diviene, paradossalmente, il più profondo rifugio dell’esule, Missoni ci ha accompagnato per decenni, sempre presente e disponibile agli appelli delle Associazioni degli esuli ad intervenire con la sua innata verve e la sua intatta semplicità che è degli uomini che hanno avuto esperienza della sofferenza e del duro riscatto.

Ci mancherà enormemente. Avrà senz’altro raggiunto quel «paradiso immaginario, perduto» come egli definì più volte la sua Zara o, meglio, avrà ritrovato il «possibile paradiso», come ebbe a dire la sua fedele consorte signora Rosita, la Dalmazia infine ritrovata. E con essa il carissimo figlio Vittorio, scomparso nelle acque venezuelane appena nel febbraio scorso, un dolore che ha sopportato con la dignità e la riservatezza delle genti di mare, delle genti dalmate.

Ha segnato, per tutti noi, un esempio di come una persona sradicata, costretta a girare il mondo, mal compresa, in Patria, nelle sue radici profonde, possa ricostruire, con prospettiva, una vita piena. Il vuoto che lascia è colmato dalla sua testimonianza di vita e ci piace immaginarlo in compagnia del Padre, a cui è ritornato, a disegnare, seduto su uno scoglio di un paradiso reale e ritrovato, con una tavola dagli infiniti colori, tanti quanti ne ha la Sua e la nostra Terra.

Roma, 9 maggio 2013

Antonio Ballarin
Presidente nazionale ANVGD

 

 

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