Il colonnello dei Carabinieri Varisco, esule da Zara e ucciso dalle BR

Il 9 maggio 1978 fu ritrovata la salma di Aldo Moro nel bagagliaio di un’auto posteggiata a via Caetani, in pieno centro di Roma e alle spalle della sede del Partito Comunista Italiano, ubicata in Via delle Botteghe Oscure. Si trattò di una delle pagine più inquietanti e ancora misteriose della storia della Repubblica italiana e la data del 9 maggio, che a livello comunitario ricorda l’appello che il Ministro degli Esteri francese Robert Schuman lanciò nel 1950 per addivenire alla formazione di organismi europei, in Italia è diventata la Giornata nazionale in memoria delle vittime del terrorismo.

In tale circostanza Marino Micich, Direttore del Museo Archivio Storico di Fiume, in una breve nota ha ricordato che il popolo dell’esodo giuliano-dalmata è stato direttamente toccato anche dal terrorismo degli anni di piombo, poichè il 13 luglio 1979 un gruppo di fuoco delle Brigate Rosse eliminava a fucilate il Tenente Colonnello dei Carabinieri Antonio Varisco, esule da Zara e comandante del Nucleo traduzione e scorte del Tribunale di Roma. La vicenda è stata ampiamente affrontata da Anna Maria Turi nel libro “L’agguato sul Lungotevere. Storia del colonnello Varisco” (Segno, Feletto Umberto (UD) 2018) che è stato presentato nel corso dell’edizione 2020 della Bancarella. Salone del libro dell’Adriatico orientale.

Il comune di Roma gli ha intitolato una strada nei pressi del tribunale mentre il museo fiumano in collaborazione con i Muli del Tommaseo (gli ex alunni del convitto Niccolò Tommaseo di Brindisi che accolse tanti figli di esuli istriani, fiumani e dalmati) al quartiere giuliano-dalmata gli ha dedicato una lapide ed un pannello espositivo. Il 25 maggio 1982 è stato insignito della Medaglia d’oro al valor civile alla memoria con la seguente motivazione:

«Comandante del Reparto Carabinieri Servizi Magistratura, assolveva i suoi particolari e delicati compiti con assoluta dedizione, responsabile impegno ed ammirevole tenacia, pur consapevole del gravissimo rischio personale per il riacutizzarsi della violenza eversiva contro l’intero ordine giudiziario. Fatto segno a numerosi colpi d’arma da fuoco in un vile e proditorio agguato tesogli da un gruppo di terroristi, sublimava col supremo sacrificio una vita spesa a difesa della collettività e delle istituzioni democratiche. Roma, 13 luglio 1979». [LS]

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.