Il bombardamento angloamericano di Pola del 9 gennaio 1944

Oggi, 9 gennaio 2024, ricorre l’80.esimo anniversario del primo bombardamento aereo alleato su Pola, l’evento-trauma per eccellenza, sicuramente il più buio del tempo di guerra, impresso per sempre nella memoria collettiva cittadina, che grava su chi è ancora superstite e indirettamente sui discendenti di famiglie memori di quel “qualcosa di spesso innominato, ma terribilmente grosso” che ha lacerato la città e la sua gente. Ben 109 aerei B-17 Flying Fortress, vale a dire le famose (e per noi famigerate) Fortezze volanti, del 15th Air Force, specificatamente del Bombardment Group, tutti appartenenti 5th Combat Wing si lanciarono su Pola per provocare morte. “Assassini!”: così tuonava allora l’Eco di Pola, giornale conservato presso la Biblioteca universitaria di Pola, subito dopo il cataclisma, perché tre ondate di sganci, eseguite nell’arco di poche, ma lunghissime ore di terrore e ansia, portarono a Pola la morte.

L’attacco ebbe le sue ragioni più tassative: distruggere le installazioni portuali e le unità di marina presenti, ma, colpa dell’imprecisione della vecchia tecnologia aeronautica, il cuore della città con i suoi rioni più popolati e più storici subirono il grande martirio, da vittime collaterali. Era bastata soltanto questa prima incursione aerea (senza contare tutte quelle successive), per ufficializzare 77 morti (di cui 15 militari germanici e 2 italiani), per poi capire che il numero dei morti erano più 100, fino ad aggiungerne altri ancora, in seguito al ritrovamento dei corpi di cui non si riuscì a accertare l’identità e ai decessi dei giorni successivi, dal momento che il numero dei feriti soccorsi fu di almeno 175 persone, di cui soltanto 35 militari. Con chiara evidenza, pur mettendo nel mirino l’impiantistica industriale-militare, i bombardamenti alleati commisero senza dubbio di sorta, la strage dei civili, a tutti gli effetti.

[…] Chi ricorda è delle Baracche, uno dei rioni popolari meno risparmiati, reo di essere stato troppo vicino alla zona militare, che per salvarsi doveva precipitarsi giù dalla monumentale gradinata sotto la Chiesa della Marina, con la madre vista cadere col bambino in braccio senza nessuno che aiuti a rialzarsi. Più o meno, il grande fuggi fuggi del popolo della baracche con valigie pesanti e “gamele” di cibo alle mani, si generava passando da queste parti, poi con la distruzione della discesa in bellissima pietra bianca, la via alternativa furono i sentieri tra i cespugli. Con tutte quelle baracche dai tetti divelti e dissestati, la sopravvivenza delle famiglie venne individuata anche mediante sistemazione nell’edificio che chiamavano “mariotica”, oggi inesistente, subito a fianco delle entrate dei rifugi piene di brande militari, oggi mangiati da un incredibile boscaglia colma di rifiuti. Guaio è che verso le ore 11 di quella tragica domenica (guarda caso domenica come per lo scoppio di Vergarolla avvenuto in tempo di pace), le sirene che si fecero sentire, non provocarono esagerata apprensione tra i polesani, convinti che si trattasse di qualche solito falso allarme come quelli precedenti. Invece di precipitarsi in rifugio, moltissimi restarono nelle loro case, ma ben presto i bombardieri diedero prova di forza seminando distruzione e morte facendosi sentire con tutta una serie di spaventose esplosioni. L’incredulità e la scarsa propensione al panico di un certo signor Mario delle Baracche fece sì di fermarsi nel parco dell’Ospedale di Marina per mettersi a contare il numero degli aerei visti sfrecciare con il proprio carico di morte sopra il cielo di Pola, per poi salvarsi per miracolo, buttandosi giù e mettersi a soccorrere, a pochi metri da lui, il povero signor Gasparini colpito agli occhi dalle schegge degli ordigni esplosivi, mentre gemeva “Mario, Mario io, io non ci vedo più!!!”. I bombardamenti su Pola si ripeterono inesorabili, e, questo stesso Mario continuò, cocciuto a riparare la sua casetta di fronte alla Chiesa della Marina. “Lori distrugi e mi riparo, lori spaca tuto e mi rimeto a posto, vedemo chi se stufa prima”. Per fortuna gli Alleati.

Scene di distruzione e di morte

L’argomento del più grande bombardamento di Pola, nonostante le conseguenze che questi avvenimenti bellici ebbero sulla città e sulla sua gente, non è stato praticamente mai trattato o studiato da nessun storico fino a quando il Centro di Ricerche storico di Rovigno, precisamente lo studioso Raul Marsetič non fece tesoro di fonti di ricerca storica e fornito il più grande contributo alla ricostruzione del dramma. Il contributo è quello de “I bombardamenti alleati su Pola 1944-1945”, pubblicazione di inestimabile valore [disponibile in formato PDF sul sito del CRS: https://crsrv.org/wp/wp-content/uploads/2020/03/N.8-Marseti%C4%8D-Bombardamenti-Pola.pdf], prodotta con non poche difficoltà di trovare documenti, addirittura tra i carteggi dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti (I’United States Air Force Historical Research Center in Alabama nella base aerea di Maxwell e l’United States Air Force History Support Office nel Washington D.C.) e della Gran Bretagna (National Archives, Public Record Office). Come documenta il volume, il cessato allarme venne dato solo verso le ore 14 e poi l’orrore, alla vista delle conseguenze che cambiarono per sempre Pola, la sua fisionomia e la sua gente. […]

Arletta Fonio Grubiša
Fonte: La Voce del Popolo – 09/01/2024

L’articolo completo si trova al link:
https://lavoce.hr/attualita/pola-9-gennaio-1944-il-giorno-piu-triste-della-storia-cittadina 

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