ANVGD_cover-post-no-img

I libri dell’EDIT, l’identità italiana alla Bancarella (Voce del Popolo 21ott13)

Fin dagli esordi, la Bancarella, Salone del libro dell’Adriatico orientale di Trieste, ha sempre riservato uno spazio importante ai libri dell’Edit, in un segmento considerato ormai inseparabile nel quadro della ricomposizione, anche culturale, di un popolo sparso che si esprime, pensa e sogna nella stessa lingua. Forse più difficile far capire a un più ampio pubblico che esiste una letteratura italiana d’oltreconfine con una sua specifica identità che merita di essere scoperta, anche nelle sue mutazioni. A Trieste, tra l’altro, in questi giorni ci si sta interrogando sulle incertezze nella distribuzione, venendo a mancare la libreria Svevo, mentre proprio con la Bancarella, come ricordato dalla giornalista Rosanna Turcinovich (del Cdm, che organizza la manifestazione), si sono intessuti i primi contatti con la libreria Ubik, nuova realtà inaugurata alla Galleria Tergesteo. Ci sono poi i singoli contenuti universali che distolgono l’attenzione dalle tematiche commerciali e poi, ovviamente, etnico-politico-storiche, per cercare un ricongiungimento ideale nella singola espressione artistica.

Si è svolta quindi nel segno della varietà la presentazione di venerdì alla Bancarella di alcuni titoli dell’Edit rappresentativi di una serie di collane di narrativa, prosa e poesia, nate per dare “voce” agli autori della minoranza. A presentare i volumi, oltre agli autori, c’era anche il direttore dell’Edit, Silvio Forza, che ha introdotto il pomeriggio facendo inizialmente riferimento a “un’area di confine abbastanza travagliata, dove a causa di piccole percentuali di persone che si sono veramente macchiate di fascismo e comunismo, ha preso vita una storia falsata, colma di pregiudizi e ignoranza”. Ma se poi la letteratura in questo contesto è stata “luogo di fuga e terapia balsamica” oggi si può riconoscere l’effetto di aver conosciuto “i sentimenti e le ragioni di tutti, compreso il dolore degli altri”. In quest’ottica il messaggio è che, grazie a questa letteratura, hanno avuto modo di esprimersi pulsioni e punti di vista di una produzione che si è sviluppata in sessant’anni, passando dalle antologie che non finivano mai nelle librerie a collane, come “Altre lettere italiane”, con quasi 30 titoli che entrano invece a pieno titolo nella letteratura italiana.

Quindi, oltre alle catastrofi del Novecento, la tentazione del futuro e la certezza della sopravvivenza, come ad esempio ha dato modo di pensare Alessandro Damiani nel presentare la sua raccolta poetica “Il fiore gelido” e il suo “Ed ebbero la luna”, con il giornalista Ezio Giuricin. Se i due hanno parlato del disincanto dopo il fallimento delle ideologie, non hanno negato nemmeno “il cumulo fecondo di sventure da dove sboccia la poesia” o “il dubbio universale che si accompagna al coraggio di guardare in faccia il destino”. Permane, insomma, la voglia di esserci ancora, magari proponendo “un diario lirico di un’esperienza individuale e collettiva” e costatando che “il gruppo etnico ha saputo resistere alla crisi, contrariamente al pessimismo e ai mali del mondo”.

Di tutt’altra ispirazione per “Freschi di stampa”, in primo piano c’era il volume “Personaggi femminili nella narrativa di Fulvio Tomizza”, a cura di Irene Visintini e Isabella Flego, di cui molto si è parlato in questi giorni nelle pagine culturali del nostro giornale. Da quanto emerso in questo lavoro corale, si può riportare non solo l’importanza delle molteplici figure di donna nel Tomizza, ma anche l’indagine e il confronto delle autrici sulla parità dei sessi nel contesto del tormentato mondo moderno.

“Itinerari istriani”, di Romano Farina, fa invece parte della nuova collana “Il contapassi”. A presentare questo lavoro c’erano Gianfranco Abrami e Mario Simonovich, caporedattore di “Panorama”. Nel divertito e accorato ricordo di Simonovich, si scopre che il giornalista nato nel ‘29 a Visignano ha passato “tutta la vita a sinistra, nell’anticlericalismo, dando una sua particolare veste alle esperienze vissute all’interno di minoranza e maggioranza”. In oltre 50 capitoli dove “non si fa cenno dell’esodo” si parla però, come ricordato da Abrami, che ha curato l’impianto fotografico del volume, “di decine di paesi di cui nessuno sa nulla”.

Nella collana “Identità dentro” figura “Patacca globale”, di Roberto Dobran, curioso lavoro che parte da un’esperienza pluriennale, di quelle un po’ “da provare per credere”, in quanto si tratta di un volume originale espresso in un linguaggio poetico diverso dal solito. Di lui l’autore dice: “Non l’ho scritto io, la parte narrativa poi è opera di critici letterari, di mio ci sono solo le 3 pagine di ringraziamenti”. Per capire di cosa stiamo parlando possiamo far riferimento a “una mosca rosso-nera”, animale che si pone “in una via di mezzo tra futurismo e dadaismo”.

Emanuela Masseria su la Voce del Popolo del 21 ottobre 2013

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.