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I Giorni dell’Arte rileggono Fiume e il futurismo (Il Piccolo 08 set)

di FEDERICA GREGORI

TRIESTE Fornire una visione in gran parte sconosciuta e inedita del futurismo: è l’obbiettivo della sesta edizione dei Giorni dell’Arte, la rassegna di musica, teatro, danza, poesia e arti visive che si terrà fra l’11 e il 25 settembre con un calendario fitto di spettacoli tutti a ingresso libero. Fedele alla sua vocazione multiterritoriale la manifestazione, presentata ieri mattina in Provincia dalla presidente Bassa Poropat e dall’assessore Dennis Visioli insieme al direttore artistico Alfredo Lacosegliaz, si terrà tra Ronchi dei Legionari, Trieste, Capodistria, Samatorza, Villacaccia di Lestizza, Turriaco e Buie.

È un “osservatorio sopraelevato” quello scelto per scandagliare in tutte le sue svariate direzioni e sfaccettature la corrente, «per rilevare – come ha spiegato Lacosegliaz – prospettive impensabili per la determinazione, approssimativa e sempre soggettiva, di una corrente estetica, etica e politica qual è il futurismo». Il programma vuole proporre una visione sovranazionale di tale pensiero, ricercandola in paesi come la Polonia e la Russia dove il futurismo non è stato necessariamente percepito come parallelo al fascismo come invece è accaduto, e accade ancor oggi, in Italia, esplorando e facendo fiorire nuove ipotesi utopic he e visionarie.

Sarà non a caso Ronchi dei Legionari, località da cui partì l’avventura dannunziana, a ospitare venerdì 11 la prima assoluta di “Osare l’inosabile”, rappresentazione storica attorno alla Reggenza Italiana del Carnaro allestita da Alfredo Lacosegliaz in occasione del 90° anniversario della presa di Fiume da parte dei volontari guidati da D’Annunzio, per sottolineare «non l’italianizzazione ma l’internazionalizzazione che stava dietro al progetto: tra gli ideologi dell’esperienza fiumana ci sono, tra gli altri, l’americano Furst, un polacco-belga e un ebreo spagnolo». Lo spettacolo andrà in replica il giorno seguente al Teatro Miela preceduto da “I 5 minuti del cane randagio”, performance di e con Sergej Glinkov che la definisce “opera ambientale trans futurista” sulle tracce di Marinetti nel suo viaggio a Pietroburgo nel 1914. «Il futurismo è un tema ricco che abbonda di spunti – sottolinea Glinkov – e che ha come tema di fondo la rivolta contro la cultura passatista. Una tematica comune ma che poi si differenzia a seconda di luoghi e di persone, originando pensieri completamente diversi. Marinetti, che è italiano, pubblica il suo manifesto in francese: questa è già una trasposizione delle proprie idee e della propria cultura. I russi riprendono dal francese, con interpretazione ancora diversa. Il risultato non c’entra nulla con Marinetti, ma si tratta di una creazione ulteriore che loro hanno fatto: un Marinetti fatto a immagine e somiglian za dei russi».

Tra i tanti appuntamenti, da segnalare ancora un'altra prima assoluta, mercoledì 16: si tratta di “Satyrikòn”, una ripresa spettacolare del capolavoro dell’autore latino che sorprende per l’attualità delle situazioni sociali che descrive. Lo spettacolo sarà in scena a Palazzo Belgramoni-Tacco di Capodistria e in replica sabato 19 a Turriaco.

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