Grandi famiglie italiane: i Nascimbeni ed i Conighi di Fiume

Il necrologio scritto nel web da Rodolfo Decleva per la scomparsa di Viviana Nascimbeni Pellegrini, avvenuta il 15 giugno 2022, è divenuto l’occasione per ricordare la grande famiglia italiana dei Nascimbeni di Fiume (oggi Rijeka, in Croazia).

Ecco le belle parole del fiuman patoco Rodolfo Decleva sui Nascimbeni, di antica stirpe marchigiana. La redazione del blog ha inserito in parentesi riquadrate alcune aggiunte forse utili al lettore e, infine, c’è un cenno alla vicenda dei fratelli Conighi di Fiume, un po’ asburgici, sicuramente mazziniani e molto italiani. Il secondo brano è stato rielaborato dallo scrivente di recente da un articolo del 2014. Poi si pubblica la riproduzione di un eccezionale quadro dedicato a Fiume, opera di Carlo Mihalich, che ringraziamo per la fattiva collaborazione (a cura di Elio Varutti).

Storia di una importante Famiglia fiumana, i Nascimbeni

Proprio per San Vito, è mancata la fiumanissima Viviana Pellegrini, nata a Cantrida [quartiere di Fiume, NdR], nel 1933 e profuga dal 1946 a Busto Arsizio [provincia di Varese]. Apparteneva alla grande Famiglia dei Nascimbeni, che dedicarono la loro attività ed esistenza al grande sogno di una Fiume italiana sin dai tempi del Sindaco Ciotta.

Capostipite fu Vincenzo Nascimbeni, commerciante di legnami originario di Pesaro che, nel 1893, collaborò alla costituzione del “Circolo Letterario Fiume” in opposizione alla “Narodna Citaonica” istituita durante l’amministrazione croata dal 1848 al 1867. Successivamente, nel 1905, insieme a Luigi Cussar, Riccardo Gigante e altri, fu tra i Fondatori della “Giovine Fiume” a somiglianza della “Giovine Italia” che operava in Italia. Vincenzo Nascimbeni sposò Virginia Krulcich [i coniugi sono ritratti nella foto di apertura] dalla quale ebbe 9 figli ai quali impose nomi italianissimi: Italo, Glauco, Ofelia, Jone, Beatrice, Lidia, Elvia, Delia e Clelia.

Italo e Glauco andarono a studiare a Ginevra mentre le figlie Ofelia, Jone, Delia e Clelia – dopo una prima formazione scolastica a Graz – andarono a Firenze per perfezionare la lingua e approfondire la cultura italiana. Ofelia fu Preside della Scuola “Emma Brentari”. Delia e Clelia, insegnanti rispettivamente nella Scuola Manin e in quella di Cosala.

Quello con Virginia fu un grande e profondo amore che lui le testimoniava attraverso le sue poesie in dialetto fiumano. Quando Virginia morì nel 1921, non volle sopravvivere alla sua perdita e si sparò un colpo di pistola sulla sua tomba.

Italo ereditò dal padre Vincenzo – oltre agli ideali filo-italiani – anche la verve poetica del dialetto fiumano. Nei Concorsi del Circolo Letterario Fiume, nel 1904 si piazzò al secondo posto con “Sora el Quarnero” riuscendo poi vincitore nel 1905 con “Cor de Plebe”. Tra i suoi successi più famosi fu anche la canzone “Morbin fiuman”. El ritornel xe vecio e te lo canto a ti / in ciel non va la dona che brontola el marì…

Nel 1914 disertò alla chiamata austriaca alle armi e servì l’Esercito italiano con i gradi di Tenente poi promosso Capitano. Amico di Nino Host Venturi, parlava 5 lingue. Nella Fiume italiana era Capo Contabile nei Magazzini Generali.

Glauco Nascimbeni ebbe la sventura di partecipare alla grande protesta fiumana del 27 Giugno 1920 contro la cessione del Porto Baross e del Delta [al neonato Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni] avvenuta in gran segreto. Alpini e Carabinieri non poterono trattenere la folla e spararono alla cieca. Due Membri della grande Famiglia Nascimbeni furono tra i sei colpiti a morte: Glauco, figlio di Vincenzo, e suo nipote Giuseppe, figlio di Italo senior. Evia, sorella di Glauco e mamma della cara Viviana, fu colpita duramente dal calcio di un fucile con conseguenze ai polmoni. A Glauco fu dedicata una via di Fiume nel Rione Gelsi con la seguente motivazione: “Giovane studente caduto per i fatti di Porto Baross. Nel Cimitero di Cosala sulla tomba di famiglia, furono scolpite sul marmo queste amare parole: “Ha dato la vita per la Patria ingrata”.

Italo Nascimbeni nacque nel 1907 e visse in gioventù gli esaltanti anni del travagliato dopoguerra fiumano e – dopo l’annessione all’Italia e nel clima fascista dell’epoca – intraprese la carriera militare entrando a far parte della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Combatté nel 61° Battaglione fiumano Carnaro, come Comandante di Squadra Fucilieri. Nel 1942 cadde a Homoljanski Klanac, meritando la Medaglia d’Argento alla memoria. [Homoljanski Klanac è località della Balcania, come indicato dagli ufficiali del Regio esercito italiano].

Ezio Nascimbeni nacque nel 1905 e la sua vita fu improntata alla ricerca di trovare nuovi orizzonti. Nel 1927 partecipò ad un Concorso con destinazione la Concessione Italiana di Tientsin dove anche ai Redenti fiumani era consentito il privilegio di garantire la sicurezza di quel lembo di Patria in terra di Cina. Fu respinto perché portava gli occhiali. Invece di ritornare a casa, egli rimase in Caserma sfuggendo ai controlli finché un giorno – erano già passati sei mesi – venne scoperto. Lui raccontò il suo grande desiderio di far parte del Battaglione di Marina “San Marco” che si recava a Tientsin all’Ufficiale medico che l’aveva scoperto, e questi – colpito dalla forza di volontà del giovane – gli fece un breve corso di infermiere e lo portò con sé in Cina giusto in tempo per vedersi schierato davanti all’Imperatore Pu-Yi, che passava in rivista il Battaglione. Tornato a Fiume dopo due anni di esaltante impegno, trovò subito lavoro nel nostro Ospedale con funzioni direttive.

Ezio servì la Patria in guerra come infermiere-marinaio sulla corazzata “Caio Duilio”, bombardata dagli inglesi a Taranto, e dopo l`8 Settembre, sulla strada istriana per Fiume, fu fatto prigioniero dai Druzi che invece di passarlo per le armi perché indossava ancora la divisa, si fecero convinti dalla sua dotta esperienza e lo utilizzarono per curare i partigiani, che per rispetto lo chiamavano “Druze signor Dotor”. [Col termine di “Druzi” gli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia indicano i partigiani comunisti jugoslavi; deriva dallo storpiamento della parola serbo-croata “drug”, che significa “compagno”].

La mia commossa Partecipazione al grave Lutto dei Famigliari per la perdita di Viviana Nascimbeni Pellegrini.

[Così termina lo scritto di Rodolfo Decleva]

La Giovine Fiume – Sin dai primi del Novecento si è costituito a Fiume, al tempo pertinenza territoriale dell’Ungheria, un gruppo di ragazzi, appassionati delle idee di Giuseppe Mazzini. La cellula mazziniana ha contatti con associazioni analoghe di molte parti d’Italia e con altri organismi di stampo patriottico. Attirati dal Risorgimento, come ha scritto Silvino Gigante, dal 27 agosto 1905, opera in città l’associazione “Giovine Fiume”, con una trentina di giovani, riuniti dai ventenni Luigi Cussar, Marco De Santi e Gino Sirola (Gigante S 1928 : 139).

Una delle figure più emblematiche di questo genere di associazionismo politico culturale è Ipparco Baccich, tenente dei bersaglieri caduto ventiseienne nel 1916 sulle postazioni del Veliki Hribak, ovvero il Monte Grande, attuale Slovenia. Risulta eletto nel consiglio del circolo politico “La Giovine Fiume” il 30 novembre 1908 Carlo Leopoldo Conighi, detto anche Junior, per differenziarlo dal padre costruttore edile (è il baumeister Carlo Alessandro Conighi) e perfino dal nonno assicuratore ai quali venne imposto il medesimo primo nome di battesimo (Carlo), in base a una tradizione di famiglia.

Giorgio Conighi, fratello di Carlo Leopoldo, assieme ad altri nove fiumani, fu processato per alto tradimento il 10 dicembre 1910 dalla Corte d’assise di Graz (Burich E 1961 : 15), ma ben presto fu liberato dal carcere. Nel 1914 Carlo Leopoldo Conighi dovette indossare la divisa da artigliere austriaco, mente i fratelli più piccoli, scappati in Italia, si arruolarono negli alpini (con lo pseudonimo di Giorgio Dilenardo) e nella cavalleria del regio esercito italiano (divenuto Cesare Nelli). Lo pseudonimo di due dei fratelli Conighi (Dilenardo e Nelli) fu loro assegnato nella Prima guerra mondiale, poiché essendo volontari nell’esercito italiano, solo così poterono sfuggire alla forca austriaca. Non a caso si può leggere sul “Giornale di Udine” del 14 novembre 1915, che “il soldato volontario negli alpini Giorgio Conighi, nato a Fiume (Ungheria)” ha ricevuto un encomio solenne.

Cesare Conighi, il più giovane dei fratelli fiumani Conighi, volontario in cavalleria, fu condannato dalla stessa commissione austro-ungarica che condannò a morte Cesare Battisti. (E.R.P. 1957 : 4). Accanto al Martire del Castello del Buon Consiglio a Trento, in effetti nel 1916, fu impiccato in effigie pure Cesare Conighi, come riporta il notiziario militare della cavalleria italiana. L’esodo successivo al 1945 sparpagliò i Conighi esuli tra Udine, Roma, Trento e Ferrara.

Biografie degli autori – Rodolfo Decleva, nato a Fiume l’8 Gennaio 1929, è cresciuto in Calle del Barbacane al civico numero 19. Esule da Fiume nel febbraio 1947, completò il corso di studi superiori al Collegio “N. Tommaseo” di Brindisi e nel 1954 si laureò in Economia e Commercio presso l’Università di Bari. Assunto alla Camera di Commercio di Genova nel 1955, si specializzò nella Promotion dell’Export costituendo vari Consorzi per l’Esportazione e il Centro Regionale Ligure per il Commercio Estero, divenendone Direttore nel 1980. In seguito ha raggiunto altri prestigiosi obiettivi professionali, facendosi notare nel mondo dell’esodo giuliano dalmata.

Elio Varutti, Udine 1953. Si è laureato in Sociologia all’Università di Trento nel 1977. Dal 1995 ha analizzato gli archivi familiari dei Conighi di Fiume, esuli a Udine, Trento, Roma e Ferrara. Ha pubblicato con la Provincia di Udine Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughi (2017). Ha ricevuto dal sindaco Fontanini il sigillo della città di Udine per i suoi studi sul territorio e sull’esodo giuliano dalmata il giorno 11 febbraio 2022.

Carlo Mihalich è un pittore nato a Fiume nel 1934 da genitori di tradizione e cultura mitteleuropea. Nel 1946 è a Venezia ospite, col fratello Vittorio, presso l’Istituto Artigianelli di don Luigi Orione. Frequenta il locale Istituto d’Arte ai Carmini e studia da autodidatta, appassionandosi alla pittura di Carlo Cherubini. Nel 1955 lavora alla Montedison, ma continua a dipingere. Espone dal 1976 in varie località del Veneto. Negli anni ’90 è in mostra pure in Friuli Venezia Giulia, Piemonte, in altre regioni d’Italia, oltre che all’estero. A Mestre, dal 9 settembre al 20 novembre 2021, si è tenuta la mostra antologica “Emozioni della vita nell’arte pittorica di Carlo Mihalich” nelle sale espositive della Galleria d’Arte D’EM Venice Art Gallery . Vive a Martellago (VE).

Cenni bibliografici

– Enrico Burich, “Momenti della polemica per Fiume prima della guerra 1915/18”, «Fiume, rivista di studi fiumani», 1-2, gennaio-giugno 1961.

– E.R.P. [Elia Rossi Passavanti], “Cavalieri scomparsi. T. colonnello Cesare Conighi”, «Notiziario della Cavalleria Italiana-Associazione nazionale, Roma, III, 12, 1957.

– Silvino Gigante, Storia del Comune di Fiume, Firenze, Bemporad, 1928-VII.

– Rodolfo Decleva – Viviana Pellegrini, I Nascimbeni Fiumani per Fiume italiana. Storia di una Famiglia fiumana nella Grande Storia di Fiume: dalla “Giovine Fiume” alla “Medaglia d’Argento in Guerra” dal “Circolo Letterario Fiume” ai “Caduti di Porto Baross” dalla “Cina degli Irredenti” al “Prestigio genovese”, Sussisa di Sori (GE), impaginato da ‘ilpigiamadelgatto’, II edizione, 2018.

– Rodolfo Decleva, È mancata Viviana Nascimbeni Pellegrini, post in Facebook del 15 giugno 2022.

– Elio Varutti (a cura di), Entrata di D’Annunzio a Fiume, 1919. Commemorazione del 12.IX.1919 di Carlo Leopoldo Conighi, on line dal 2014 su academia.edu

Testi di Rodolfo Decleva (sulla famiglia Nassimbeni) e di Elio Varutti (sui fratelli Conighi). Networking a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Lettori: Daniela Conighi, Marco Birin e Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo). Grazie al pittore Carlo Mihalich per la gentile concessione alla pubblicazione della sua opera; si ringrazia in particolare la “D’EM Venice Art Gallery” di Mestre (VE) per la valorizzazione artistica di Mihalich stesso.

Ricerche presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/

Fonte: Elio Varutti – 18/06/2022

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Carlo Mihalich, Fiume città… dolce… amara, dal progetto Frazioni di vita, tecnica mista, olio e vernici su tela, cm 120×80, 2022, courtesy dell’artista. È un quadro che dimostra una grande sensibilità e complessità visiva. Abbiamo chiesto all’autore di descrivere la composizione che assomiglia alle deliziose cartoline a mosaico, dei primi del Novecento. La sua combinazione è il risultato di un travagliato collage di sentimenti per fare la sintesi di una vita. Si possono scorgere varie immagini, come il mesto acquerello sul litorale del Quarnero, oppure l’acquaforte del Carso, o la foto dell’asilo “Ai Gelsi”. In basso a sinistra si intravvede uno spargher, la veccia cucina a legna; è la riproduzione di una sua acquaforte intitolata affettivamente Il nido. Non potevano mancare la Cittavecchia, le vendette politiche e personali del 1945, el Cameron del Centro profughi Foscarini di Venezia, o il Collegio per orfani Artigianelli. Il tutto rivisto a olio e vernici.

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