di LUIGI TUREL
Non ci saranno i parenti di Licurgo Olivi alla cui memoria domani, alle 15.30, verrà intitolata la scalinata tra le vie Manzoni e Parini. Un’assenza come atto di protesta? Macché. Non ci saranno semplicemente perché il Comune si è scordato di invitarli.
«Ma quando ti devono mandare la cartella delle tasse ti trovano, eccome», non riesce a trattenere la rabbia Estelvia Olivi, pronipote di Licurgo, l’esponente socialista del Comitato di liberazione deportato e sparito nel maggio del ’45 durante l’occupazione titina di Gorizia.
Sbotta: «Non è possibile che in Comune non abbiano avuto l’accortezza di fare una ricerca se a Gorizia ci fossero ancora parenti. Eppure il nome di Licurgo Olivi è tra quelli ricordati nel lapidario al Parco della Rimembranza. Non solo. Di tempo ne avevano visto che a quella scalinata compare già la tabella con il suo nome. Che faranno? La ricopriranno per scoprirla venerdì? E io devo apprendere dal giornale che è fissata l’inaugurazione alla presenza di Stefania Craxi».
«Se sono arrabbiata, più che amareggiata, è perché questo sfogo lo dedico a mio papà Norberto. Papà – ricorda Estelvia Olivi – ha speso tutta la sua esistenza nel cercare dov’era finito il nonno. Aveva fatto ricerche che lo avevano portato fino al Lubiana: ci sono lettere e documenti della presenza di Licurgo in quel carcere, poi solo il silenzio. Di lui non si è saputo più nulla, come sia morto, se di stenti o infoibato, dove siano i suoi resti mortali. Un destino che lo ha accomunato all’amico Augusto Sverzutti».
Ha parole di fiele contro l’Amministrazione comunale, Estelvia Olivi. A denti stretti dice: «Papà è morto nel 2001, dopo aver fatto tutto il possibile per conoscere il destino del nonno. Non è riuscito a vedere questo giorno in cui Gorizia onora nella toponomastica la memoria di Licurgo. Sarebbe stato un brutto colpo per lui se, vivendo ancora, il Comune si fosse scordato di invitarlo, come ha fatto con noi».
