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Gorizia, un tragico ricordo (Il Piccolo 21 mag)

LETTERE

Giorni fa ho letto sul Vostro giornale l’articolo «Incubo delle foibe» e – cocente – mi è ritornato il ricordo di un episodio drammatico di un giorno di maggio ’45 raccontatomi spesso da una zia che all’epoca abitava in uno degli ultimi edifici di via Alviano.

Un pomeriggio intenta alle faccende domestiche con la finestra aperta, all’improvviso ha sentito voci maschili che cantavano una marcetta militare in lingua italiana. Sbalordita, dimenticando il rischio che correva affacciandosi alla finestra (in quei giorni sono state uccise alcune persone solo perché si erano fatte vedere nel vano di una finestra, un caso anche in via Rastello) vide 22 Carabinieri in divisa con fucile in spalla in fila per due accompagnati da due partigiani armati – uno al fianco sinistro dei primi due, il secondo sempre alla sinistra degli ultimi due – che appunto cantando si avviavano verso la Casa rossa. Meravigliata al massimo seguì questo gruppetto fin che potè e cioé quasi alla fine del viale nel piazzale della Casa rossa. Dopo pochi istanti sentì una raffica di mitragliatrice seguito da un silenzio assoluto. Questo ricordo la perseguitò per tutta la vita. Per questo mi raccomandava, quando andavo alle funzioni religiose di maggio, di dedicare almeno una preghiera per questi 22 Carabinieri.

Ora che sono pensionata ed ho più tempo libero, vado spesso alle funzioni Mariane, mi è ritornato più cocente il ricordo di questo episodio.

Lettera firmata

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