Gorizia, la medaglia al parente di un deportato e il documentario sul vescovo Santin

Aristide Fedon, nativo di Fiumicello e funzionario del Comune di Gorizia, partecipò alla campagna di Grecia e di Albania come ufficiale degli Alpini. Aveva poco più di cinquant’anni e abitava con la moglie al terzo piano del palazzo all’incrocio tra via Roma e via Oberdan, quando scomparve il 3 maggio del 1945, catturato dai partigiani jugoslavi. Fu una delle migliaia di vittime delle violenze perpetrate dalle truppe del maresciallo Tito successivamente alla resa delle forze di occupazione nazi-fascista e che, in occasione del Giorno del Ricordo, vengono ricordate ogni anno il 10 febbraio.

Si è tenuta in prefettura la cerimonia con cui la Presidenza della Repubblica ha insignito il nipote di Aristide, Alessandro Fedon, del diploma e della medaglia “Vittime delle foibe”. A conferire le onorificenze a Fedon, proprio in memoria dello zio, è stato il prefetto di Gorizia Raffaele Ricciardi, che ha voluto rimarcare l’importanza della Giornata del ricordo “nello spirito di coesione che deve caratterizzare questo territorio transfrontaliero”. Fedon ha quindi voluto onorare “la memoria non solo dello zio, ma di tutti i caduti di tutte le nazioni, guardando al futuro con uno spirito di fratellanza anche in vista della Capitale europea della cultura 2025”.

Spirito di fratellanza condiviso anche da Maria Grazia Ziberna, presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che ha ribadito come “sarà impossibile avere una memoria condivisa, ma dovremo avere la capacità di perdonare e di chiedere perdono”. Toni conciliatori ripresi dal fratello Rodolfo, sindaco di Gorizia, che ha sottolineato come “la maggioranza delle vittime delle foibe furono proprio sloveni e croati”. “La Slovenia non ha alcuna responsabilità: la Jugoslavia era sbagliata”, la chiosa del primo cittadino, che ha voluto quindi ricordare l’importanza del “lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle foibe istituita proprio dalla giovane repubblica d’oltreconfine, con cui condividiamo i medesimi obiettivi e sentimenti”.

Concetto ripreso anche dall’assessore regionale al patrimonio Sebastiano Callari attraverso le parole del presidente Sergio Mattarella di cinque giorni fa: “Non dobbiamo avere paura della verità”. L’auspicio dell’assessore è che “fra due anni, con l’importante della Capitale europea della cultura 2025, tutti dovranno avere fatto i conti con la storia perché non conta chi aveva ragione e chi torto, ma solo i morti che dobbiamo onorare da ambo le parti”. “Solo così – ha concluso Callari – potremo dare un grande messaggio all’Europa, quanto mai necessario in momenti come questi”.

Ad applaudire, tra gli invitati alla cerimonia, oltre ai vertici locali di carabinieri, polizia e guardia di finanza c’era anche l’ex deputato Guido Germano Pettarin, che si era già distinto – durante e non solo il suo mandato parlamentare – per l’impegno a rimuovere la scritta inneggiante a Tito, ancora oggi visibile sul monte Sabotino. Presenti anche i rappresentanti delle due principali associazioni della comunità slovena nel Goriziano: Walter Bandelj per la Sso e Marino Marsic di Skgz.

Daniele Tibaldi
Fonte: Il Goriziano – 15/02/2023

Il Piccolo – 16/02/2023
Il Piccolo – 16/02/2023

Terminate le cerimonie istituzionali del Giorno del Ricordo, inizia quindi il calendario di incontri realizzati dal Comitato provinciale di Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

Primo appuntamento domani, venerdì 17 febbraio, alle ore 17:30 presso il Kinemax di piazza Vittoria per assistere alla proiezione gratuita del docufilm “Antonio Santin. Defensor Civitatis”, realizzata da Venice Film per Spazio Libero in collaborazione con Anvgd, Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati ed il Centro di Documentazione Multimediale della Cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata (CDM): il filmato sarà introdotto e presentato dai registi Valeria Baldan e Giovanni Ziberna.

Franco Nero recita la preghiera di Mons. Santin per le vittime delle foibe, composta per la cerimonia del 2 novembre 1959 a Basovizza. La clip è tratta dal documentario “Antonio Santin, Defensor Civitatis” 

 

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