ANVGD_cover-post-no-img

Gorizia: la Croazia apra gli archivi (Il Piccolo 11 feb)

di NICOLA COMELLI

«Da italiani riconosciamo, e lo facciamo con convinzione, la gravità del tentativo di snazionalizzazione forzata portato avanti ai danni delle popolazioni di origine slovena e croata durante il fascismo; ma allo stesso tempo chiediamo, in particolare alla Croazia, e al suo neoeletto presidente, dei passi avanti altrettanto decisivi verso l’ammissione di uan precisa responsabilità storica e per quanto concerne l’apertura degli archivi oggi ancora secretati e la restituzione dei beni abbandonati».

Il presidente della associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Rodolfo Ziberna, aprendo ieri pomeriggio le celebrazioni della Giornata del Ricordo all’Auditorium, ha usato parole che sono andate al di là di quel rigido protocollo al quale troppo spesso rischiano di informarsi questi momenti di riflessione. Lo dimostra il passaggio nel quale, sempre Ziberna, rivolgendosi alla comunità slovena, ha parlato dell’importanza di «come la minoranza e gli esuli siano figli di uno stesso territorio europeo, dilaniato da violenze e ideologie che hanno distrutto un equilibrio e una convivenza, sociale e culturale, di cui ora bisogna riappropriarsi». Ad ascoltarlo con attenzione, fra il pubblico, oltre a tutte le principali autorità politiche, istituzionali e militari locali, anche Livio Semolic, presidente dell’Skgz, l’Unione culturale ed economica slovena. Una presenza (la prima alla Giornata del Ricordo) che non è passata inosservata e che s’inserisce nel segno dei passi compiuti, ormai da oltre un anno a questa parte dagli stessi Ziberna e Semolic, per creare un dialogo che per troppo tempo non c’è stato tra queste due anime della città. Passi che stanno portando a dei risultati concreti.

Nel corso della cerimonia, preceduta dalla tradizionale deposizione di un omaggio floreale alla statua di Cesare Augusto, in largo Martini delle foibe, non è mancato il ricordo di come, i tragici eventi del 1943-1947, e degli anni successivi, per troppo tempo siano stati rimossi dalla storia d’Italia. Ziberna, su questo punto, ha ricordato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel 2007, parlò di «congiura del silenzio», sui fatti dell’esodo. Mentre il sindaco Romoli, ha ricordato di come «venne messo in atto un preciso disegno di pulizia etnica perpetrato dalle forze titine che ha avuto come bersaglio non gli esponenti dell’allora amministrazione fascista, bensì tutti coloro i quali rappresentavano in una qualche misura l’Italia».

Al termine degli interventi, il prefetto Maria Augusta Marrosu ha consegnato i riconoscimenti ai figli di due vittime di quella stagione di odio: Mario Maniacco ed Emanuele Misciali. Sul palco, commossi, sono saliti i figli a ritirare la pergamena avvolta nel nastrino tricolore. Successivamente, il coro Ars Musica, diretto dal maestro Lucio Rapaccioli, ha eseguito una serie di brani della tradizione istriana. Fra questi ”Bevè, bevè compare” e ”Se ti ti dormi sola”. L’emozione, tra i tanti esuli presenti all’Auditorium e i loro famigliare, era palpabile.

Poco prima delle celebrazioni, nell’atrio del Municipio, sempre l’associazione Venezia Giulia e Dalmazia, di concerto con l’amministrazione comunale, ha inaugurato una mostra dedicata alla travagliata storia del confine orientale, curata dallo storico Marco Pirina, dell’associazione pordenonese Silentes Loquimur. Sempre Pirina sarà il protagonista del convegno che si svolgerà sabato all’Auditorium dedicato agli accadimenti di quella drammatica stagione. L’inizio è previsto per le 10.30. Vi parteciperanno numerosi studiosi dell’Università di Udine e di Trieste, e non solo. I lavori proseguiranno anche nel corso del pomeriggio.

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.