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Gli scheletri nell’armadio sloveno (Il Piccolo 27 ago)

LETTERE

Ringrazio il lettore Fabio Mosca per la stringata agiografia di Rudof Meister, tratta dall'Encyklopedija Jugoslavije (che è una versione di parte), e per le pillole di storia che fornisce.

Maister si autoproclamò a Lubiana comandante militare della città di Marburg, deponendo il borgomastro Johann Schmiderer e il consiglio municipale, tutti di lingua tedesca. Nei giorni seguenti, tutti i funzionari municipali di lingua tedesca vennero licenziati e sostituiti con impiegati sloveni, mentre per impedire una resistenza armata vennero presi degli ostaggi fra i personaggi preminenti della comunità tedesca e dispose che i dipendenti pubblici che non sapevano lo sloveno venissero licenziati. Il giorno dopo la strage chiuse il giornale «Marburger Zeitung». In tal modo in pochi anni di Slovenia i germanofoni sono passati dall'80% al 25%. Dal 28 maggio al 2 giugno del 1919 (a guerra finita) attaccò la Carinzia e scaccio gli austriaci da Lenart e da Labot, non citati però come Sankt Leonard in Windischbüheln e Lavamünd.

Per quanto riguarda la Carinzia nel tentativo di scongiurare le disposizioni del trattato per mezzo della politica del «fatto compiuto», il 28 maggio il generale Maister oltrepassò il confine, occupò poi Klagenfurt il 6 giugno, salvo poi doverla sgomberare il 31 luglio successivo per ordine del Consiglio Supremo degli Alleati, tenendo anche conto che un eventuale cambio di sovranità avrebbe privato gli Sloveni di un centro economico di riferimento, quale era Klagenfurt, e quindi scelsero l'Austria con il portafogli.

Il Regno Serbo-Croato-Sloveno non accettò inizialmente il risultato del referendum e tentò nuovamente di occupare militarmente la regione, finché dovette piegarsi di fronte all'intimazione categorica da parte britannica, francese e italiana. Chiedevo poi se nella piazza di Maribor esiste una lapide che ricordi la strage (come ad esempio quella presente sul Narodni Dom a Trieste) a beneficio non solo dei giovani.

La somiglianza fra l'incendio del Balkan e la strage di Marburg non mi pare strana: nel Balkan si voleva imporre l'italianizzazione a chi non la voleva ed è scoppiato l'incendio (provocato da chi?), a Marburg si voleva render noto ad una Commissione Internazionale che non volevano diventare nè sloveni nè tantomeno jugoslavi e si è risposto sparando su dei civili (accadrà anche a Trieste nel '45 a guerra finita per le stesse motivazioni…).

A Trieste gli sparatori di Maribor sono diventati vittime, cambia solo la «macabra contabilità» (2 contro 13 con l'avanzo di 60 feriti). L'incendio del Balkan è l'episodio iniziale, altri ne seguirono, come ad esempio le violenze ad opera degli aderenti alle organizzazioni «Borba» e «Tigr», perché ignorarle?

Tutti hanno i loro scheletri negli armadi, Slovenia compresa, a partire dal Marburger Blutsontag e per finire con Kocevje, Bleiburg (Pliberk), Borovnica: nessuno può pensare di salire in cattedra a impartire lezioni di etica agli altri.

Flavio Gori

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