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Gli ex di Gladio alla Lega Nazionale (Il Piccolo 14 gen)

di SILVIO MARANZANA

TRIESTE I gladiatori triestini allo scoperto. Secondo le indiscrezioni della vigilia, una dozzina di ex appartenenti a Stay-Behind, la struttura costituita in ambito Nato per fronteggiare un’ipotetica invasione comunista, assisteranno domani alle 18 nella sede della Lega nazionale, in via Donota 2, alla presentazione del libro «Gladio. Storia di finti complotti e di veri patrioti», di Andrea Pannocchia e Franco Tosolini (Gino Rossato editore) con prefazione di Francesco Cossiga. All’incontro parteciperà anche la professoressa Paola Del Din, medaglia d’oro della Resistenza.

Mentre molte cose si sono dette o scritte su Stella Alpina, l’Unità di pronto intervento (Upi) di Gladio attiva in Friuli, ben poco è finora emerso su Stella Marina, l’Upi di Trieste. Le Unità di pronto intervento erano solo cinque e il quadro era completato dall’Azalea in Veneto, la Rododendro in Trentino e la Ginestra nel territorio dei laghi della Lombardia. Quando alla fine del 1990 il presidente del Consiglio Giulio Andreotti rese pubblica l’esistenza di Gladio e dei 622 aderenti italiani, anche la trentina di gladiatori triestini di Stella Marina furono colti dal panico. Sul Carso era ancora attiva la stazione mascherata che riceveva e trasmetteva messaggi in codice via satellite e ognuno dei cinque o sei capozona convocò i propri sottoposti per capire quale poteva essere il futuro.

Le formazioni paramilitari anticomuniste erano una prerogativa di questa zona, nate sulla scorta dell’esperienza dei partigiani della Osoppo e operanti già sotto il Governo militare alleato con addestramento curato dall’Esercito italiano. Gladio invece faceva riferimento direttamente alla Settima divisione dei servizi segreti. Secondo uno dei suoi ultimi comandanti, il generale Paolo Inzerilli, Gladio sarebbe stata data in pasto da Andreotti all’opinione pubblica per proteggere un’altra formazione, ben più estremista e pericolosa: i Nuclei difesa dello Stato, composti in prevalenza da neofascisti di Ordine nero e Avanguardia nazionale e sospettati di aver giocato un ruolo nella strategia della tensione e nelle stragi. Allora si comprese anche cos’era il Nasco di Aurisina, l’arsenale di armi ed esplosivi a servizio dei gladiatori venuto alla luce in precedenza in modo più o meno casuale. Negli anni precedenti addirittura un centinaio erano i Nasco solo in Friuli Venezia Giulia.

Dopo la sortita di Andreotti il comandante del Sismi, l’ammiraglio triestino Fulvio Martini avrebbe insistito perché i gladiatori venissero segretamente impiegati nell’antiterrorismo. Il diniego del governo gli sarebbe anche costato il posto.

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