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Giorno del Ricordo: il caso Firenze arriva in Parlamento

E’ approdato anche a Palazzo Madama il ‘caso Foibe’ relativo al rifiuto dei presidi della facoltà di Economia, Scienze Politiche e Giurisprudenza di concedere un’aula dell’Università di Firenze per un convegno sulle foibe, previsto per il 3 febbraio. Il senatore del Pdl Pietro Paolo Amato ha presentato un’interrogazione chiedendo al governo di verificare la sussistenza delle ragioni addotte dai tre presidi e se “non ritengono di doversi adoperare affinchè l’Università degli Studi di Firenze garantisca, in ogni occasione e in ossequio alla legge ed al proprio statuto, il rispetto del principio di libera espressione ed associazione degli studenti, autorizzando, nel caso particolare, la concessione dell’aula richiesta per lo svolgimento dell’iniziativa storico-culturale dedicata al Giorno del Ricordo”. Il senatore ha chiesto che “in tutte le università italiane si tengano incontri e convegni sulle foibe in occasione della celebrazione del Giorno del ricordo del 10 febbraio”. In precedenza anche il deputato Toccafondi aveva presentato un’interrogazione alla Camera.

 

Il caso è nato quando i presidi Franca Alacevich di Scienze Politiche, Francesco Giunta di Economia, e Paolo Cappellini di Giurisprudenza, hanno negato ai giovani del Pdl un’aula del Polo di Scienze Sociali per lo svolgimento di un incontro sulle Foibe, con la motivazione di “non generare possibili tensioni all’interno dell’università”. “Pretesti risibili, quelli dei presidi” per Tommaso Villa e Niccolò Macallè, rispettivamente coordinatore regionale e cittadino di Giovane Italia, che hanno denunciato il gesto come “una violazione palese di una legge dello Stato, una sconfitta per la libertà di espressione, ma soprattutto un oltraggio alla memoria delle vittime delle foibe”. Villa e Macallè accusano l’Ateneo fiorentino di attuare “una censura preventiva nei confronti di chi intende organizzare, nel pieno rispetto della legalità, incontri su tematiche di alto rilievo quale la tragedia delle foibe” e “una tolleranza sconfinata nei confronti del Collettivo” responsabile “di azioni quali feste abusive; grigliate di carne in mezzo ai vialetti dell’Università; occupazioni di plessi; picchetti contro iniziative autorizzate degli studenti di centrodestra”.

 

“Di fronte a queste azioni – ricordano gli esponenti di Giovane Italia – i presidi non hanno saputo far altro che cedere alle pretese dei Collettivi, senza nessuna lettera di divieto nè atto di censura”. Censura che invece è presto arrivata per l’iniziativa in ricordo delle vittime delle foibe, per la cui memoria lo Stato ha istituito il 10 febbraio come “Giorno del Ricordo”. Villa e Macallè, che allestiranno presso il polo di Scienze Sociali una mostra fotografica sulla tragedia delle foibe, ricordano come, dopo il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia sia “divenuto ancora più importante ricordare quelle terre che non fanno più parte del territorio nazionale, anche e soprattutto in onore di chi ha subito in prima persona la violenza della persecuzione e dell’esodo e la vergogna dell’oblio” a causa di una “certa storiografia che, abbeverata all’ideologia comunista, ha prodotto libri che vergognosamente hanno taciuto la tragedia delle Foibe, il martirio di oltre diecimila persone”. “Come disse giustamente l’ex Presidente della Repubblica, il toscano Carlo Azeglio Ciampi, ‘il dramma delle Foibe con il suo doloroso retaggio di orrore e di lutti è parte integrante della storia della Nazione’. Era il 2006. Oggi – concludono Villa e Macallè – le sue parole siano di insegnamento, così come quelle del suo successore, Giorgio Napolitano: ‘Basta oblio, serve equanimità nel ricostruire una storia dolorosa”.

 

(da La Nazione del 26 gennaio 2012)

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