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Gian Antonio Stella (CorSera) sull’asilo di Zara: «ha vinto la volontà» – 20set13

Il grande Ottavio Missoni, che aveva lasciato il cuore laggiù tra le calli della “sua” città gentile, della quale era rimasto per decenni “sindaco in esilio”, non ha fatto in tempo a vederlo. Ma sessantanove interminabili anni dopo, finalmente, in un asilo di Zara una maestra ha accolto l’altro giorno gli scolaretti con le parole “Benvenuti, bambini!”. In italiano. Gli ultimi che erano stati accolti così, verso la fine della seconda guerra mondiale, sono oggi dei vecchi ultrasettantenni.

C’è voluta una trattativa interminabile ed estenuante, per aprire finalmente una scuola materna italiana nella città dalmata. Proprio perché Zara era, come scrisse Luigi Federzoni, presidente del Senato e dell’Accademia d’Italia, la più veneziana di tutta la Dalmazia veneziana: “Venezia non partorì mai, nella sua lunga e copiosa maternità, figliola più somigliante di questa, né più degna, n* più devota. Zara è adorabile. Zara dovrebbe essere in cima ai pensieri di tutti gli italiani. per il labirinto delle calli pittoresche formicola tanta festevole, graziosa e appassionata venezianità”.

E questa sua storia, questa sua identità, doveva essere a maggior ragione rimossa, dimenticata, cancellata dai più fanatici cultori del nazionalismo slavo. Quelli che a Spalato si spinsero anni fa a mettere sotto la foto di un Leone di San Marco, su un depliant, la seguente didascalia: “Leone post-illirico”. Ridicolo.

Ha vinto la UE dove i confini stanno diventando di seta, ha vinto la nuova Croazia europea e aperta al dialogo, ha vinto la volontà di lanciarsi finalmente alle spalle gli odi e i rancori del passato, ha vinto il buon senso. Quello mancato ancora nel 2009 quando l’apertura di una sezione italiana sembrava imminente e fu invece fatta saltare dagli ultimi rigurgiti di ostilità anti-italiana.

E’ una notizia bella, l’apertura di quell’asilo a Zara. Dovuta all’insistenza di tanti esponenti della nostra comunità nell’Istria, nel Quarnero e nella Dalmazia tra i quali il presidente dell’Unione degli Italiani Maurizio Tremul, il deputato italiano a Zagabria Furio Radin e la presidente della Comunità italiana zaratina Rina Villani. Al ministero degli Esteri, che ha messo i soldi per comprare un villino e ristrutturarlo e assistere passo passo l’asfissiante procedura burocratica. Alla Regione Veneto che ha finanziato l’arredamento e contribuirà alla gestione. Dall’anno prossimo, par di capire, la città pagherà gli insegnanti. Evviva.

Si tratta di un asilo privato, almeno per ora. Ma va bene così. Tanto più che fra italiani e croati è stato raggiunto l’accordo anche sul nome bilingue, un passaggio che sembra ovvio ma che per molto tempo ha rappresentato nella Zadar croatizzata un problema. Tutto superato. La scuola materna, dove si parla in croato 10 ore la settimana, si chiama: “Talijanski djecji vrtic Pinokio – Scuola italiana dell’infanzia Pinocchio”. E’ una ferita che si chiude. Ed è bello che accada nel nome del burattino di Collodi.

Gian Antonio Stella
Corriere della Sera 18 settembre 2013

 

 

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