Geppino Micheletti, l’eroe di Vergarolla a Narni

Giovedì 15 giugno alle ore 18:00, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia, in collaborazione con l’Associazione Italiani di Pola e dell’Istria – Libero Comune di Pola in Esilio, si terrà una nuova conferenza durante la quale il dottor FRANCESCO FAGNANI, storico e giornalista, presenta il video:
GEPPINO MICHELETTI, UN EROE ISTRIANO A NARNI
Tra le 110 vittime, ufficiali e no, della più grave strage avvenuta nell’Italia repubblicana, tanti sono i bambini, oltre a uomini e donne di tutte le età. Le vittime non riconosciute perché i loro corpi sono stati disintegrati dallo scoppio non esistono; ma circa 45 persone che si sono recate a Vergarolla quella sera non hanno fatto ritorno alle loro case con i vetri mandati in frantumi dallo spostamento d’aria.
È da quel 18 agosto che il dr. Geppino Micheletti comincia a morire, lentamente. A lui quell’orrore ha rubato Carlo e Renzo, i suoi figlioletti, la sorella, il cognato e la loro bambina.
Chi era il dr. Geppino Micheletti-Michelstaedter– oltre ad essere l’eroe di quei terribili sanguinosi giorni di Pola, dopo la strage di Vergarolla?
Era nato a Trieste il 18 luglio 1905. Si era laureato in medicina all’Università di Perugia e specializzato in chirurgia a Padova. Con la famiglia, nel 1930, si era trasferito a Pola. Sposa Jolanda Nardin di Pola e dal loro matrimonio, finito prematuramente solo con la morte, sono nati due splendidi bambini.
Quel 18 agosto tutta la famiglia Micheletti si recherà a Vergarolla con i parenti. Sarà festa grande giochi bagni corse, spensieratezza e da vedere le gare della Coppa Scarioni e da fare il tifo per qualche amico. Ma il dr. Micheletti, all’improvviso, viene chiamato all’Ospedale, deve essere di guardia.
Jolanda rimane a casa ad aspettare il ritorno di Geppino. Carlo e Renzo vanno al mare con gli zii e la cuginetta. Jolanda e Geppino non li rivedranno mai più vivi; Renzo neppure da morto: il suo corpicino è scomparso, non esiste più; giocava troppo vicino alle bombe di nuovo innescate da mani assassine, di lui si troverà solo una scarpina; degli altri parenti nessuna traccia. Fino all’ultimo giorno in cui è stata a Pola, Jolanda si recherà a Vergarolla, sempre, quotidianamente, per trovare qualcosa del piccolo Renzo, ma inutilmente.
Dell’eroismo del dr. Micheletti all’ospedale Santorio Santorio dopo l’esplosione si sa, ma della sua vita successiva, dopo aver ricucito operato corpi martoriati e salvato innumerevoli persone, si sa e si ricorda poco. La Croce Rossa non gli permette di andarsene da Pola perché è indispensabile per la cura e l’evacuazione dall’ospedale degli ammalati che se ne vanno in esilio.
Il 31 marzo 1947 anch’egli parte per l’esilio. In Patria la Repubblica italiana gli conferirà una medaglia d’argento al Valor Civile. Diventerà primario all’ospedale di Narni. Vi lavora fino al dicembre 1961; a 56 anni, l’otto dicembre muore per un infarto.
Nonostante la sua opera fosse osteggiata da alcuni elementi della cittadina sfavorevoli agli esuli, Micheletti si dedica alla cura degli ammalati con passione. I suoi colleghi racconteranno che correva all’ospedale anche di notte, anche se non era di turno, se dalla sua casa di Via Francesco Ferrucci vedeva illuminarsi le sale dell’ospedale.
Nonostante l’amputazione di alcune dita di entrambe le mani per una radiodermite continua a esercitare in chirurgia; porta sempre con sé, nel taschino del camice, la calzina che Renzo indossava quel giorno. Questo il Geppino Micheletti ufficiale, come lo ricordano i giornali dell’epoca, i libri sulla strage, il Centro Studi Malfatti.
Ma se l’ambiente in cui ha lavorato gli è stato ostile, ancora oggi molti cittadini di Narni lo ricordano con affetto. 
La videoconferenza potrà essere rivista sul canale YouTube ANVGD Comitato di Milano.
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