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Gens una sumus (Voce del Popolo 26 giu)

di Milan Rakovac

Provo un profondo senso di soddisfazione; comunque sia noi Istriani siamo un popolo orgoglioso, liberale, operoso, paziente e di successo. Capita di frequente di incontrarci lungo le strade di Zagabria, noi Istriani in esilio, il nostro “brand” agrodolce del XX secolo. Qui ci sono i pochi nostri compaesani profughi sin dal “ventennio fascista”, i loro discendenti, in larga parte “deistrianizzati”, e noi che abbiamo scelto la strada dell’esilio e che continuiamo a rimanere qui “temporaneamente” per motivi di lavoro. Ci incontramo la domenica e i nostri discorsi riguardano, ovviamente, l’Istria. Adesso abbiamo l’autostrada e anche i cartelli bilingui! Gli unici, per quanto ne so, in tutto il territorio nazionale. Inoltre, i nostri Italiani hanno ottenuto il diritto al voto aggiuntivo!

Non posso non privatizzare queste righe. Di recente alla bellissima Festa della Repubblica nel castello Dverce, ho incontrato numerosi amici, Istriani e Dalmati soprattutto; una bella chiacchierata accompagnata da un bicchiere di vino e da una piacevole atmosfera adriatica, mediterranea, amichevole e calda. Per quanto mi riguarda il momento più bello è stato quando mi si è avvicinato un amico, un Istriano, Italiano, che mi ha confidato con un largo sorriso che avevano raggiunto l’accordo sia sui cartelli bilingui sulla Ipsilon sia sul voto aggiuntivo. Dal mio punto di vista questa fiducia reciproca tra “maggioranza” e “minoranza” è importantissima, com’è importantissima questa condivisione dei piccoli, ma anche dei grandi, “segreti”: Gens una sumus!

Una conquista, riconquista cioè, che i nostri Italiani attendono da decenni. Si tratta di una conquista anche per noi Croati perché pone rimedio a un’ingiustizia storica. Perché si tratta di portare a compimento il processo multiculturale, la spina dorsale del corpo plurietnico istriano. Il fatto in sé non ha suscitato grandi polveroni. Meglio così! Nemmeno in Istria sono state organizzate parate perché il bilinguismo e la tolleranza interetnica credo siano profondamente radicati nel sentimento istriano. Per questo motivo il bilinguismo dell’Ipsilon non fa altro che rendere visibile, chiara e incontestabile una circostanza inevitabile; “L’Orgoglio Italiano”, sì, ma anche L’Orgoglio Istriano! E se continuiamo, allora anche L’Orgoglio Croato, almeno mio personale.

Ma credo che sarebbe saggio da parte mia spiegare perché ho citato la massima latina “Gens una sumus”. È palese che non siamo un unico popolo, ma è indiscutibile che siamo Gens inteso come Demos, la struttura della comunità sociale dell’antichità. Non siamo di fronte a un’appropriazione indebita, né a una negazione, perché credo il Demos istriano sia già una realtà politica, e credo anche sia rilevante a livello europeo perché si tratta in primo luogo della mentalità collettiva dominante in Istria.

Da parte mia credo che proprio la sua mentalità collettiva sia la principale virtù dell’Istria. E mentre scrivo queste righe mi tornano in mente gli Istriani e i Dalmati, esuli, che ho incontrato a Brescia. Ricordo che ci siamo incontrati e che spontaneamente abbiamo cominciato a parlare di tante piccole cose, anche insignificanti, ma per noi quelle importanti al mondo. Credo davvero sia giunto il momento di organizzare un incontro panistriano, di ripetere l’esperienza vissuta tanti anni fa a Pola, sono certo sia giunta l’ora del perdono e del pentimento e so che l’Istria è pronta a viverlo.

Certo che sono di parte quando parlo dell’Istria. Inoltre, in quest’occasione, non mi sono trattenuto nemmeno dal fare dichiarazioni dal sapore romantico. Rimango sulle mie posizioni perché sono convinto che il sentimento di tolleranza, condiviso da tutta l’Istria è un traguardo fondamentale raggiunto dalla nostra piccola comunità, dal nostro microcosmo. Questo microcosmo, però, lo devo sottolineare, non rappresenta una comunità chiusa entro i suoi confine, entro i confini della cosiddetta Istria storica. L’Istria rappresenta anche il contesto più ampio possibile e non è assolutamente circoscritta da confini ravvicinati tra loro. Parlando in termini di territorio dirò che per me l’Istria è anche nel Friuli, nel Veneto, comprende parti della Carinzia, del Prekmurje e del Međimurje, per non dire che lungo la costa adriatica ogni Istriano riconoscerà facilmente l’Istria nelle isole dalmate, nelle Bocche, a Durazzo, a Corfù…

Oggi ho abusato di termini che forse sono eccessivamente utopistici e patetici. Non lo nego, ma preciso di averlo fatto a ragion veduta – per sottolineare un fatto storicamente importante per l’Istria, un fatto che porterà ulteriori benefici ai nostri Italiani, che viaggiando lungo l’autostrada potranno leggere i cartelli nella loro lingua, quindi potranno votare i loro rappresentanti, ma anche partecipare all’elezione di tutti gli altri deputati. Infine, consentitemi di dire che si tratta di un piccolo passo per i nostri Italiani, ma enorme per la Croazia, che l’ha compiuto lungo il percorso che conduce all’ingresso nella libera società europea.

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